Treni alta velocità, la Fondazione di Jesi ci prova: «Azione di lobby, sì. Soldi, purtroppo, no»

Treni alta velocità, la Fondazione di Jesi ci prova: «Azione di lobby, sì. Soldi, purtroppo, no»
Treni alta velocità, la Fondazione di Jesi ci prova: «Azione di lobby, sì. Soldi, purtroppo, no»
di Andrea Taffi
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Giovedì 1 Aprile 2021, 10:06

Ennio Figini, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, non si fa fatica a dire che le Marche pagano l’arretratezza delle infrastrutture, concorda?
«L’arretratezza delle infrastrutture, che ha radici lontane nel tempo, ha costituito, e costituisce tuttora, un pesante svantaggio per lo sviluppo di tutte le attività della regione, commercio, industria e servizi. Mi riferisco sostanzialmente alle vie di comunicazione fisica, ma mi sembra che anche per quanto riguarda la comunicazione digitale (banda larga, ecc.) si stia ripercorrendo la stessa strada.

Su entrambe queste modalità di comunicazione bisogna intervenire rapidamente, con tempestività e mezzi adeguati. I fondi prevedibilmente resi disponibili dal Next generation EU dovranno essere concretizzati da una progettualità di elevato livello».
L’occasione dei fondi europei andrebbe colta, puntando sul sostegno all’economia del territorio, iniziando magari dall’alta velocità ferroviaria. Condivide l’idea che, se non si coglie l’opportunità del Recovery fund per superare il gap storico delle infrastrutture materiali, le Marche possano perdere, non solo in senso figurato, il treno dello sviluppo, forse l’ultimo?
«Nel quadro prima abbozzato si inserisce certamente il problema dell’alta velocità ferroviaria, che si coniuga con l’arretramento della linea adriatica. I benefici di questa operazione sarebbe molteplici. Alla velocità dei mezzi di comunicazione si aggiungerebbe il respiro che avrebbero tutte le località costiere, attualmente soffocate nelle loro possibilità industriali e turistiche».
La Fondazione Carima, nei primi anni Duemila, finanziò il progetto che dette poi vita alla Quadrilatero con i benefici per il territorio che si sono visti. Si potrebbe ritentare con l’Alta velocità.
«La situazione attuale delle Fondazioni marchigiane ex bancarie è molto diversa da quella che era all’epoca del concepimento dell’operazione quadrilatero. Le note vicende di Banca Marche hanno lasciato un vuoto pauroso e tutte le Fondazioni, quali più e quali meno, si trovano in difficoltà. Purtroppo la nostra appartiene al gruppo di quelle maggiormente colpite, e la situazione ci consente solo un appoggio concettuale al piano per l’alta velocità, non abbiamo alcuna possibilità economica».
Anche il sostegno all’economia fa parte della mission delle Fondazioni. Voi come la pensate, questa attività potrebbe rientrare
«Dopo la grave perdita del patrimonio a seguito della liquidazione di Banca delle Marche, ci siamo concentrati sulla valorizzazione e promozione del territorio di competenza, che coincide grosso modo alle vallate dei fiumi Esino e Misa, tramite attività ed iniziative nel settore arte e cultura, anche con strumenti digitali per il turista, recupero del patrimonio artistico, nonché tramite la messa a disposizione del nostro patrimonio immobiliare, incluse finalità di coworking e aiuto alle iniziative imprenditoriali giovanili. Non è mancato in questo periodo di pandemia il sostegno agli enti di assistenza agli anziani e alle persone più fragili».
Da statuto, scopo della fondazione è la promozione dello sviluppo economico del territorio: dunque, come potrebbe essere svolta questa missione rispetto all’opzione dell’Alta velocità? Un’azione di moral suasion di tutti gli enti su governo e Rete Ferroviaria Italiana?
«Come dicevamo, una azione di promozione e di pressione sul problema dell’alta velocità è nelle corde della Fondazione, e su questo non dovrebbe essere difficile coinvolgere la Consulta delle Fondazioni marchigiane, che coordina le attività che superano i territori di riferimento delle singole Fondazioni».
Quale crede che sia la via più efficace per centrare l’obiettivo e non impiegare il tempo solamente nei dibattiti?
«Ritengo che l’alleanza con le regioni della dorsale adriatica sia molto importante, perché la problematica cui sopra abbiamo accennato certamente è comune a tutte le regioni che sull’Adriatico si affacciano». 

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