Nel Fermano alluvionato
tante promesse e niente soldi

Nel Fermano alluvionato tante promesse e niente soldi
di Lolita Falconi
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Ottobre 2014, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 18:30
FERMO - Due vite spezzate, danni ingentissimi, macchinari distrutti, auto finite in discarica, intere collezioni di calzature da buttare, tante giornate di lavoro perse

per spalare melma e detriti. Ora parlano tutti degli angeli del fango di Genova ma anche qui, nelle Marche, nel 2011, era marzo, scattò una gara di solidarietà tra cittadini che in quei giorni, armati di pala e secchi, diede man forte agli alluvionati. Lavato via il fango però, sono spariti tutti. Perché nel Fermano, a quasi quattro anni, millequattrocento giorni, da quella calamità, nessuno ha visto il becco di un quattrino. Di stanziamenti tanti, di soldi zero! “E pensare - racconta Paolo Corradi, uno dei componenti del combattivo “Comitato aziende alluvionate due marzo 2011” - che

nelle settimane a seguire i nostri concittadini,

bonariamente, ci prendevano anche in giro. Per colpa vostra, ci dicevano al bar, ci tocca pagare più cara la benzina”. La Regione, in quei tempi, aumentò le accise, la famosa tassa per gli alluvionati. “Peccato che noi di quei tre milioni di euro - dice Corradi - non abbiamo visto un centesimo”. Non è l'unica beffa. “Gli stanziamenti sono stati, fin qui, per i danni ai beni immobili. Ma noi mica abbiamo subito un terremoto! L'acqua distrugge tutto fuoché le mura. Come si fa a non capirlo?”. Ora, grazie all'impegno soprattutto del senatore fermano Francesco Verducci, il governo ha formalizzato con tanto di pubblicazione, lo stanziamento di 1.365.600 euro “destinato - come si legge nella nota di Palazzo Chigi - alle imprese che abbiano subito danni a scorte e beni mobili strumentali alle attività produttive nei giorni dal 1° al 6 Marzo 2011”. “Il Governo - afferma Verducci - ha recepito in pieno il testo dell'emendamento di cui sono stato primo firmatario all'interno dell'ultima Legge di Stabilità, riconoscendo, così come chiedevano le aziende colpite, il risarcimento dei danni ai magazzini e ai macchinari per la produzione”. E' qualcosa. “Ma dopo quasi quattro anni e tante promesse non mantenute, capisce, ci andiamo con i piedi di piombo”, commenta Gianfranco Campanari,

imprenditore di Casette d'Ete e consigliere comunale a Sant'Elpiodio a Mare. Campanari è testimone oculare della morte di Giuseppe Santacroce, 51 anni, e Valentina Alleri, 20 anni. La sua casa e la sua azienda si trovano nel punto esatto in cui l'Ete Morto in piena quella notte spazzò via la Mercedes in cui viaggiavano. “Ancora oggi mi torna in mente quell'immagine, quell'auto portata via dal fiume con loro due dentro coi volti terrorizzati”. Per la cronaca, la mamma della ragazza e compagna dell'uomo riuscì a salvarsi per il rotto della cuffia uscendo da quell'auto: oggi è parte civile nel procedimento penale che vede coinvolto l'ex sindaco di Sant'Elpidio a Mare Alessandro Mezzanotte. Pensate: dopo poco meno di quattro anni si sono appena chiuse le indagini preliminari. Se i risarcimenti sono lenti non è che la giustizia corra, tutt'altro!

Due i fiumi che all'epoca diedero problemi: l'Ete Morto, con i danni a Casette e Brancadoro, e l'Ete Vivo con il disastro provocato sul versante sud della Provincia, lungo la Valdete. “Personalmente ho avuto un danno di circa 130 mila euro - racconta ancora Campanari - e, non lo nascondo, siamo in forte difficoltà. E' come se uno, dalla sera alla mattina, prende quei soldi, li strappa e riparte da zero. Io debbo ringraziare mio fratello che mi ha aiutato ad andare avanti, altrimenti la mia azienda non esisteva più da un pezzo”. A Casette, dopo l'alluvione, in diversi hanno abbassato le saracinesche. Un esempio? Non c'è più l'Angolo del gusto: l'acqua

aveva rovinato tutti i suoi macchinari, 40 mila euro di

danni. Tira avanti con grande tenacia la fioraia della zona nonostante i danni di quei giorni infernali:

negozio distrutto e prodotti da buttare. E pensare che

aveva da poco ristrutturato! C'è poi la storia di quel

modellista di calzature che aveva parcheggiato la sua fiammante Mercedes lungo la strada ed era andato a dormire. Successe che il fiume d'acqua che correva in ogni dove in quella notte attivò un meccanismo di sicurezza dell'auto per cui si aprirono tutti i finestrini. Risultato? Auto da 90 mila euro distrutta e rivenduta a soli 4 mila euro. Ma non basta. C'è pure chi oltre ai danni materiali ha avuto anche, pensate, conseguenze penali. Un'azienda di Porto San Giorgio ha ancora oggi accatastati nel proprio piazzale i rifiuti delle alluvioni del 2009 e del 2011. Nei giorni dell'emergenza era un via vai di ruspe e trattori, poi sono spariti tutti. Tranne che i rifiuti. Per smaltirli servono 30 mila euro. Chi li deve sborsare? Non si sa. E' il solito scaricabarile. Nel frattempo il

proprietario del piazzale si è però beccato una denuncia penale per abbandono di rifiuti. “Ogni volta che in tv si sente di un'alluvione, l'ultima a Genova, riviviamo il dramma: il fango, gli stivali, le aziende distrutte, le lacrime”, afferma Campanari. “Sì - aggiunge Corradi - è una ferita che si riapre e che rimarrà a vita”.



Leggi Corriere Adriatico per una settimana gratis - Clicca qui per la PROMO

© RIPRODUZIONE RISERVATA