Da Fabriano a Pergola con il treno per 112 anni. Poi una frana e si ferma tutto

Da Fabriano a Pergola con il treno per 112 anni. Poi una frana e si ferma tutto
Da Fabriano a Pergola con il treno per 112 anni. Poi una frana e si ferma tutto
di Marco Antonini
4 Minuti di Lettura
Sabato 5 Settembre 2020, 09:35

FABRIANO - La Ferrovia della speranza. Così è stata soprannominata dai residenti la linea Fabriano-Pergola, a binario semplice, non elettrificato, chiusa ormai da 6 anni a causa di un piccolo smottamento del terreno al km 22. Nell’entroterra, dove mancano lavoro e infrastrutture, nemmeno il treno riesce a garantire la sua presenza di un tempo. La Ferrovia della speranza: lo stesso sentimento che avevano i minatori di Cabernardi e gli operai del gruppo Merloni che percorrevano la linea, tutti i giorni, negli anni del lavoro d’oro. Univa Fabriano a Urbino. Comprendeva: 13 gallerie, 46 viadotti, 195 ponti minori e 25 sottopassaggi, 14 stazioni intermedie e 73 case cantoniere. 



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Per dirla tutta avrebbe dovuto formare la “Subappenninica”, da Sant’Arcangelo di Romagna a Fabriano. Sulla carta pronta nel 1892 con una spesa presunta di 19 milioni di lire dell’epoca. Un sogno. Oggi l’obiettivo è riaprire la linea esistente e rimettere in piedi il progetto originario. Quando percorri a piedi il tratto dopo la stazione di Pergola trovi una galleria con l’ingresso murato.
 
La linea definita da molti la più bella d’Europa dal punto di vista paesaggistico non ospita più, sul suo binario, né lavoratori, né turisti. Inaugurata il 28 aprile 1895 è stata utilizzata quotidianamente come principale mezzo di trasporto. Nel 1944, la tratta subì pesanti danni con la Guerra mondiale. Al termine del conflitto solo la Fabriano-Pergola venne riattivata nel 1947, mentre le rimanenti tratte furono abbandonate, ad eccezione del breve tronco tra Fermignano e Urbino, riaperto nel 1956 per collegare Urbino a Fano. La chiusura, però, arrivò, più tardi, nel 1987. Da Urbino, oltre allo snodo per Fano, i treni avrebbero dovuto mettere la marcia direzione Pergola e poi Fabriano, quindi Roma o Ancona. Un collegamento di 31 km, quindi, non secondario morto nel 2014 dopo anni di stenti. Se da qui si fosse collegata, anzi unita, come auspicato da tanti, alla linea Albacina-Civitanova Marche, avrebbe creato un percorso unico tra le università di Urbino, Camerino e Macerata. La Ferrovia della speranza sarebbe diventata la linea delle Università.
Il percorso
Percorriamo insieme la tratta Fabriano-Pergola, il cui binario è ancora visibile lungo il tracciato, mentre sono stati coperti d’asfalto i passaggi a livello. . Si parte da Fabriano, si supera il quartiere Borgo, dove sorge l’unico passaggio a livello della città. La prima fermata è a Marischio-Ca’Maiano, sede ex fabbrica Lorev e Whirlpool. Dopo un chilometro c’è la stazione di Melano-Marischio. Qui i merci caricavano gli elettrodomestici ex Indesit. Il treno, infatti, entrava nello stabilimento di Vittorio Merloni. C’era ancora l’operatore che azionava, sul posto, le sbarre del passaggio a livello. Superata la fermata dismessa di Bastia-Rucce il treno arriva a Sassoferrato. Sorpassa la galleria Morello, lunga 1,1 km, e giunge nel punto più alto del percorso, a 431 metri. Passa sotto il convento Madonna del Sasso, tocca Bellìsio-Solfare dove i minatori caricavano lo zolfo. In una settimana qui si realizzava un treno completo da 10 vagoni e spesso altre 3-4 vagoni erano poi agganciati al treno raccoglitore che transitava sulla linea due volte a settimana. In questa stazione i minatori scendevano anche per tornare a casa, nelle storiche case dei minatori a Cantarino. Infine arriva a Pergola.
Il sogno
Da segnalare architettonicamente il grande viadotto sul torrente Sentino alle porte di Sassoferrato. Rimetterla in funzione permetterebbe spostamenti più fluidi, ma solo se collegata bene con le altre linee, quelle per Ancona, Roma e Civitanova. Fino al 2014 c’erano solo due coppie di treni che facevano su e giù, eppure non era facile conciliare gli orari delle rotaie con quello dei pullman che dovevano fare coincidenza e proseguire per Urbino.

Sarebbe semplice riaprirla se c’è l’investimento della regione Marche e un progetto turistico serio, come quello che sta cercando di portare avanti il fabrianese Giancarlo Bonafoni che vuole riattivare la Fabriano-Pergola e riaccendere i treni a vapore. Una curiosità. Nel 1926 sulla Fabriano - Urbino venne sperimentato, per la prima volta in Italia, l’esercizio a dirigente unico con sede a Fabriano. Questa figura, in contatto con tutte le stazioni e le 11 case cantoniere della linea, amministrava l’esercizio dell’intera linea, consentendo un notevole abbattimento di costi ed uno snellimento della linea. Non sapevano, però, la fine che avrebbe fatto.

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