ANCONA - Il 2021 e buona parte del 2022 hanno rappresentato un cono d’ombra per le Marche. Teleguidate da fuori regione per quanto riguarda la politica; bacchettate da Roma per le divisioni interne agli industriali. Commissari nominati dai Governi nazionali per ogni grande opera infrastrutturale. In pratica, le decisioni per il territorio venivano prese spesso e volentieri oltreconfine. Come se la nostra regione non fosse in grado di esprimere figure all’altezza di tenere in mano le redini. O fosse tafazzianamente vittima della logica dei campanili che impediva la sintesi. Ora uno squarcio di luce si apre all’orizzonte.
Le donne al comando
I primi in ordine di tempo ad uscire dall’era del commissariamento sono stati i Fratelli d’Italia, che lo scorso maggio hanno scelto come coordinatrice la senatrice Elena Leonardi, dopo due anni di reggenza dell’umbro Emanuele Prisco, oggi sottosegretario.
anto che da Roma decisero - ma solo dopo mesi di anarchia - di intervenire, nominando commissario prima Matteo Mauri, poi il senatore pugliese Alberto Losacco. In entrambi i casi - sia per il Pd che per FdI - il nuovo corso, oltre a parlare marchigiano, è in mano alle donne. Un segnale positivo in più. E siccome non c’è due senza tre, anche la Lega si appresta a scegliere il suo nuovo segretario regionale. Nel caso del Carroccio, il commissariamento era iniziato addirittura nel 2017 e al vertice si sono avvicendati due Papi stranieri: il lombardo Paolo Arrigoni e l’umbro Riccardo Augusto Marchetti, in uscita tra la fine di maggio e giugno. E i nomi attualmente in lizza per raccoglierne il testimone sono la deputata Giorgia Latini, dell’Ascolano, e l’ex deputato Mauro Lucentini, del Fermano. Tra i partiti, restano invece ancora commissariati Forza Italia e Udc, guidate rispettivamente da Francesco Battistoni (di Viterbo) e Antonio Saccone da Roma.
Gli industriali
C’è poi il capitolo dei confindustriali, usciti da una bufera durata quasi un anno. Ancora divisi (le territoriali sono tornate ad essere cinque dopo i tentativi di aggregazione malamente naufragati) ma almeno non commissariati, come è capitato a Confindustria Macerata e Confindustria Fermo-Ascoli. E le territoriali di Ancona e Pesaro per un mese tra gennaio e febbraio 2021 sono state agli ordini dei probiviri di Roma, dopo la dolorosa scissione. Ora ognuna ha un presidente eletto, espressione del territorio che rappresenta. E dopo un paio di giri a vuoto, anche Confindustria Marche ha trovato il suo leader, riuscendo a ricompattare la litigiosa categoria. E si tratta del fermano Roberto Cardinali. E alla voce “Marche che riprendono le redini” c’è anche la nomina di Guido Castelli a commissario alla Ricostruzione dopo tre anni di Giovanni Legnini. Ora, il fatto che i marchigiani si stiano riprendendo i loro spazi è senza dubbio una cosa positiva. Ma se basti questo per far uscire la regione dall’angolo, è tutta un’altra storia.