Urbinati sbatte la porta a Ceriscioli: «I nodi sono troppi, giusto cambiare»

Urbinati sbatte la porta a Ceriscioli: «I nodi sono troppi, giusto cambiare»
Urbinati sbatte la porta a Ceriscioli: «I nodi sono troppi, giusto cambiare»
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 14 Dicembre 2019, 11:52

ANCONA - Via dal Pd e sempre più distante dal governatore Luca Ceriscioli. Una distanza quasi siderale di cui l’ex capogruppo dem in Regione, Fabio Urbinati, non fa mistero. Oggi il consigliere guida il gruppo renziano di Italia Viva, da dove può permettersi di chiedere un cambio di guardia nel palazzo delle Marche: «Quando ho deciso di uscire dal Pd - rivela - c’è chi mi ha preso per matto. Da capogruppo al primo mandato, la ricandidatura era praticamente scontata. Ma io credo ancora che la politica debba essere a servizio delle necessità territorio e non per restare più possibile seduto su una poltrona. Quindi ho deciso di seguire le mie convinzioni e il progetto di Renzi».

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Le questioni aperte
Il consigliere regionale va dritto alla questione: il presidente delle Marche. «Se non è scritto da nessuna parte che debba essere automatica la ricandidatura di un consigliere, figuriamoci per un governatore alla prima legislatura. Siamo agli sgoccioli dei cinque anni di Ceriscioli e se in tutto questo tempo le cose non hanno funzionato a dovere si impone un cambio, senza stare lì a rimuginare sulla ricandidatura». Lo scenario politico in Italia, nelle Marche, cambia alla velocità della luce: si è visto alle Europee, si è rivisto alle Comunali. Oscillazioni di preferenze che fanno capire quanto siano ormai precari gli equilibri e quanto poco ci sia da scherzare con il voto. «Nessuno ad agosto avrebbe mai pensato di vedere al governo il Pd con il Movimento 5 Stelle: invece è successo. La politica è in continuo divenire, sarebbe profondamente sbagliato ostinarsi a percorrere una strada che non sia condivisa al cento per cento anche dagli alleati di centrosinistra». I dubbi dei renziani si sommano a quelli di Articolo 1, espressi recentemente sul Corriere Adriatico dal consigliere regionale Gianluca Busilacchi. Dopo un primo confronto con la coalizione, il Pd venerdì prossimo incontrerà i partiti dell’alleanza di centrosinistra assieme alla giunta per tirare le somme sulla legislatura in scadenza. 

La stoccata
Dal capogruppo di Italia Viva, intanto, arriva una stoccata al governatore Ceriscioli adesso che il decreto sisma è diventato legge. «Il presidente si è fatto sentire annunciando anche una mobilitazione - spiega - ma non si può prendere di mira solo l’attuale commissario per la ricostruzione, perché non è di centrosinistra. Ceriscioli avrebbe dovuto puntare i piedi prima: la gestione del terremoto ha interessato tutto l’arco costituzionale dei partiti, anche se a nostro avviso quella peggiore è stata condotta dall’esecutivo Lega-M5S». Sulle infrastrutture, tema attualissimo in queste giornate, Urbinati difende a spada tratta il territorio di origine: «C’è un grande problema infrastrutturale nel sud delle Marche, questo è un errore capitale della politica di 20 anni fa quando si decise di fermare la terza corsia a Porto sant’Elpidio. Oggi è bastato il sequestro di alcuni viadotti in autostrada per scatenare l’inferno viabilità che si riflette sulla vita dei cittadini e sulle imprese». Ma è sul Centro Agroalimentare Piceno che il consigliere regionale piazza il secondo affondo: «Mi aspetto da un governatore delle Marche lo stesso trattamento, che peraltro ho condiviso pienamente, riservato all’aeroporto e all’Interporto. Non si può affondare il Centro Agroalimentare, unico nella regione, che ancora ha un capitale sociale di 6 milioni di euro». 

L’affondo
Posizione chiarissima anche sul grande tema evidenziato dal Pd rispetto alla giunta Ceriscioli: la carenza di comunicazione delle buone cose fatte. «Non può essere il capro espiatorio - dice Urbinati - anche se esistesse un problema di comunicazione i cittadini hanno la percezione esatta delle cose portate avanti e di quelle rimaste al palo.

Sarebbe una riduzione semplicistica di una realtà molto più complessa di cui bisogna prendere atto».

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