Ceriscioli torna a scuola dopo la sconfitta: «Non c'è un caso Marche, c'è un caso Pd»

Ceriscioli torna a scuola dopo la sconfitta: «Non c'è un caso Marche, c'è un caso Pd»
Ceriscioli torna a scuola dopo la sconfitta: «Non c'è un caso Marche, c'è un caso Pd»
di Silvia Sinibaldi
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Mercoledì 23 Settembre 2020, 05:15 - Ultimo aggiornamento: 16:07

PESARO - Parcheggia lo scooterone sotto i portici del Bramante Genga, casco integrale, Lacoste rosso amaranto, giacca leggera con all’occhiello un fiore ton sur ton: il professore Luca Ceriscioli abbandona dopo 5 anni l’abito del governatore e indossa quello del temuto insegnante di matematica. Per il resto è lui, sorrisi misurati, battute acute ma non esilaranti e l’aplomb dell’inscalfibile.

«Niente male arrivare al lavoro in 5 minuti» esordisce liberandosi del casco e smanicando con la serratura del bauletto.
 
Lo attendono alcuni giornalisti, fotografi e un operatore e per questo arriva al campus con un ventina di minuti d’anticipo rispetto all’inizio della sua lezione. Meglio evitare sollecitazioni emozionali, evocare coincidenze o scaramanzie perché non sono elementi affini al suo sentire. Il contesto è ben diverso da quel caldo 30 aprile del 2015 quando il professor Ceriscioli salutò in un tripudio di festa e in bocca al lupo i suoi studenti dell’Itis di Urbino diretto verso il cambio di professione: da professore a governatore. Oggi che la mutazione segue il percorso inverso gli studenti indossano la mascherina, percorrono un tracciato preciso per raggiungere le aule e il colloquio con il professore avviene sotto il porticato della scuola, perché il Covid anche in questo caso, ha cambiato tutto. 
Ceriscioli impagina la mattinata: «Inizierò con una prima, di solito inauguro l’anno scolastico spiegando come svolgerò il programma. In questo caso però è tutto nuovo, mi mancano ancora i libri, non so dove sono le aule compresa quella dei professori». 
La serata indigesta
Dormito bene? «Beh - ammette - non è stata una bella giornata, abbiamo subito una sconfitta storica e sarà necessario rifletterci. Ma per quanto la riconferma di tutti i governatori al secondo mandato mi suggerisce qualche riflessione, non credo che la lettura possa essere quella di un Pd marchigiano particolarmente in difficoltà. Perché se le vittorie faticose della Toscana e della Campania sono importanti, la debolezza del centrosinistra riguarda tutti. Credo sia un problema di traduzione: nonostante le idee e le competenze non riusciamo a comunicare messaggi forti, non abbiamo un’identità specifica. Questo a differenza dei nostri avversari che, pur non condividendo nulla della loro politica, sono in grado di inviare un messaggio fortemente identitario». Già gli alleati: «Per questo parlo di centrosinistra e di un’identità da ricostruire. Pensate a Italia Viva. Quale forza propulsiva poteva esprimere se già prima del voto si parlava del ritorno di Renzi nel Pd?».
Gli avversari
Francesco Acquaroli vuole cambiare tutto a partire dalla sanità. «Come vuole il protocollo innanzitutto faccio i miei auguri di buon lavoro al nuovo presidente e alla sua squadra, ma sono curioso di vederli alla prova anche perché qualcuno di voi ha sentito Acquaroli esprimersi su una qualsiasi delle questioni marchigiane? Vuole riaprire i 13 ospedali. Va bene sono curioso di capire come farà». Intanto a voltare le spalle al Pd nella provincia di Pesaro sono stati in particolare i Comuni sede di ex ospedali: Cagli, Fossombrone e Sassocorvaro si affidano alla Lega, mentre Pergola (terra non di uno ma di 2 Baldelli) Fratelli d’Italia la fa da padrone. Ma lui considera queste evidenze un debito da scontare per la buona sanità. 
Le magnifiche sorti e progressive
Del suo futuro non parla, glissa, sorride, gigioneggia ma giura e spergiura che i ragazzi delle prime li porterà fino alla maturità, poi saggiamente aggiunge: «Tutto può succedere». Anche della tenzone con Matteo Ricci non ha voglia di parlare, non gli sfugge nemmeno un mezzo complimento per mister preferenze alias Andrea Biancani, non affonda contro il segretario Gostoli e ride a crepapelle se gli suggerisci che magari il congresso potrebbe scegliere lui al posto di Giovannino. 
Eppure che il suo futuro sia al campus di via Nanterre non ci crede nessuno per quanto coprire la distanza tra Villa Fastiggi e le 5 Torri è davvero uno passeggiata rispetto al treno che lo portava ad Ancona o all’auto con cui raggiungeva Urbino. 

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