Marche, Ceriscioli va di corsa per la giunta
Rebus Macerata, il Consiglio va all'Udc

Marche, Ceriscioli va di corsa per la giunta Rebus Macerata, il Consiglio va all'Udc
di Lolita Falconi
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Mercoledì 3 Giugno 2015, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 10:43
ANCONA - Ci sono i primi punti fermi, nel dibattito politico del dopo elezioni.



Il primo è che Luca Ceriscioli, presidente in jeans e camicia (solo ieri, per la prima volta, in occasione della celebrazione del 2 giugno, ha sfoggiato una cravatta, ma giusto giusto il tempo della parata!) vuole accelerare. Tanto che ieri si è diffusa la notizia che il primo consiglio regionale verrà convocato di lunedì: o il 15, il giorno dopo i ballottaggi, o, al più tardi, il 22 giugno. Per quella data dovrà essere pronta la squadra di governo. Su cui Ceriscioli ha cominciato a ragionare.



E qui arriva un altro punto fermo e cioé che, come lui ha ribadito in tutta la campagna elettorale e anche nell’intervista nell’immediato post voto, la sua giunta sarà di tre uomini e tre donne. Se di uomini ce ne sono in abbondanza tra gli eletti, con età, provenienza territoriale e competenze professionali le più svariate, le donne sono (potrebbero diventare) un problema.



Sono infatti soltanto due quelle di maggioranza: Manuela Bora e l’ascolana Anna Casini, la più votata (7.506 preferenze) delle Marche, sostenuta a spada tratta dalla federazione del Pd di Ascoli. Per lei quindi, un disco verde scontato. Deleghe? Casini è stata assessore all’urbanistica dunque potrebbe ipotizzarsi la pianificazione del territorio, la delega pesante sui fondi europei, porti, aeroporto e così via.



Quasi scontato che il presidente pesarese dia la vice presidenza ad Ascoli per unire con un filo immaginario le Marche e perché gli ascolani sono stati sempre vicini e fedelissimi al gruppo di Ceriscioli. Un riconoscimento dunque che appare nelle cose. Vedremo. Più in salita la strada per Bora.



I pro: è giovane, bocconiana, forte elettoralmente. I contro: è di Monte San Vito e non di Ancona (sembra un dettaglio ma per gli anconetani è un fatto rilevantissimo!), vive da anni anche nel Lazio dove pure lavora e non ha alcuna esperienza amministrativa. Potrebbe partire con deleghe soft per poi passare a qualcosa di più robusto.



Non dovrebbero esserci grosse sorprese a Fermo dove il più votato è stato Fabrizio Cesetti, presidente della Provincia (che dovrà lasciare il posto al suo vice, Aronne Perugini, perché incompatibile dopo l’elezione a Palazzo Leopardi), un amministratore di lungo corso con esperienze in vari settori oltre che avvocato furbo e molto preparato dal punto di vista amministrativo. Ha un feeling particolare con Ceriscioli anche se non è uomo di riferimento dell’onorevole Petrini, figura chiave del Pd fermano.



Pur non appartenendo alla stessa “parrocchia”, però, i due si rispettano e la federazione provinciale di Fermo, in primis il segretario Paolo Nicolai, sponsorizza con forza l’ipotesi Cesetti-assessore. Deleghe? Fermo, anche per una sorta di risarcimento morale delle promesse non mantenute nel passato, auspicherebbe l’assessorato alla sanità.



Se la Bora è ancora un nome ballerino nello schema di Ceriscioli per Ancona, un certezza granitica è invece Fabio Sturani, presidente del Coni e uomo di fiducia di Ceriscioli. Per mesi ha affiancato il presidente in tutte le tappe: insieme alla giornalista Thalassa Vona (probabile futura portavoce del Governatore) è stato la sua ombra, un po’ quello che per il premier Renzi è Luca Lotti. Per lui si ipotizza di tutto: dall’assessorato allo sport (quotazioni in calo) ad un ruolo di primissimo piano nel Gabinetto del presidente magari con qualche delega pesante che, con una giunta a sei, resterà fuori per non ingolfare eccessivamente il lavoro degli assessori.



E se su Pesaro, per il momento, nessuno rivendica alcunché perché Ceriscioli, in più occasioni, ha spiegato che di pesarese ad Ancona basta lui, anche per evitare le accuse di pesarocentrismo che tra gli anconetani sono sempre argomento che piace, è su Macerata che il nuovo presidente si troverà ad affrontare il primo vero nodo.



Sono solo tre gli eletti della maggioranza: Sciapichetti e Micucci del Pd, entrambi (per ora) non sono nella rosa dei papabili assessori. E Luca Marconi, l’unico eletto dell’Udc, con una esperienza tale (è stato senatore, assessore e consigliere regionale) da poter fare ad occhi chiusi il presidente del Consiglio. Per lui sarebbe una gratificazione importante, sia a livello economico che politico. E si chiuderebbe così la partita coi centristi che, con il loro 3,41 (poco più di 18.000 voti nelle Marche) difficilmente potranno rivendicare di più.



Chi invece potrà chiedere è la lista Uniti nelle Marche ovvero il rassemblement Verdi-Socialisti-Civiche che ha eletto però due socialisti (Pieroni e Rapa). Un assessore esterno? Poco probabile. Chi prendi? Un altro socialista? Un verde? Un civico? Uhm, l’equilibrio è troppo precario e qualsiasi soluzione scontenterebbe. Meglio non toccare o, tutt’al più prendere dall’interno: più probabile Pieroni che Rapa.



Ma se il Pd di Macerata non ha assessori tra gli interni, ha tre nomi spendibilissimi fuori: il segretario Francesco Comi, che libererebbe così la segreteria e dunque il “controllo” del partito, Pietro Marcolini, uomo dei conti di Spacca e Sara Giannini, ex assessore, donna, giovane, competente sia sul piano politico che amministrativo-programmatico, informale quanto basta. E’ la classica figura che al presidente in jeans piace. E molto!
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