Le Politiche sono un test per la Regione: tre temi e l’incognita astensione

Le Politiche sono un test per la Regione: tre temi e l’incognita astensione
Le Politiche sono un test per la Regione: tre temi e l’incognita astensione
di Lolita Falconi
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Sabato 24 Settembre 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 09:56

L’attesa è terminata. Oggi giornata di silenzio elettorale e domani alle 7 alle 23 si voterà nelle Marche come nel resto d’Italia per il rinnovo del Parlamento. Un Parlamento ridimensionato rispetto al 2018 tanto che nella nostra regione la rappresentanza passa dai 24 parlamentari uscenti a 15. Un taglio drastico che ha snellito anche la campagna elettorale, mai così povera di idee, interventi e argomenti. Pochi manifesti, pochi slogan, poche iniziative, molti hashtag visto che tanti si sono riversati sui social. È mancato pathos, sono mancati temi regionali, prese di posizione locali, duelli. Si è parlato poco di economia, infrastrutture, ricostruzione. Forse perché, a differenza della tornata precedente (quella del 2018, quando tutto era in bilico e molti sgomitavano per arraffare un voto in più visto che diversi posti erano considerati contendibili) questa volta tutto appare più ingessato e preconfezionato. Più, diciamo così, calcolabile (ma i conti si faranno come sempre alla fine, a seggi chiusi e schede sul tavolo).

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I posti
Come si diceva saranno 15 i posti disponibili per le Marche.

Cinque per Palazzo Madama (2 eletti nei collegi uninominali e 3 posti nel proporzionale) e 10 per Montecitorio (4 collegi uninominali e 6 eletti nei listini). Se (almeno sulla carta) risultano tutti contendibili i collegi uninominali (dove vince il candidato che prende un voto in più) possono già contare su un posto blindato in Parlamento almeno cinque persone, tutte capolista dei rispettivi partiti nel proporzionale: due sono del Pd (la maceratese Irene Manzi e il commissario regionale Alberto Losacco), due di Fratelli d’Italia (l’assessore regionale Guido Castelli e la deputata uscente Lucia Albano), uno della Lega (Riccardo Marchetti, commissario regionale del partito). L’assegnazione degli altri dieci posti dipenderà da diversi incastri e dinamiche anche se vista l’aria nazionale non sono mancate previsioni in questo mese di campagna elettorale. 


La sfida
La scommessa vera, per Movimento 5 Stelle, Terzo Polo e Pd sarà quella di conquistare quanti più voti possibili nelle Marche che dal 2020 non sono più una regione rossa ma guidata da un centrodestra a trazione Fratelli d’Italia. Un governo regionale ritenuto un modello di riferimento da Giorgia Meloni, tanto che la leader di FdI ha aperto il suo mese di campagna elettorale proprio ad Ancona, affiancata dall’amico governatore Acquaroli. Negli ultimi giorni l’alluvione e la scia di morte e devastazione che ha colpito le Marche hanno messo a dura prova gli amministratori. Bisognerà capire se questi eventi tragici incideranno sulla scelta degli elettori o se le Marche confermeranno la fiducia al centrodestra come hanno fatto due anni fa consegnandogli le chiavi della Regione dopo lustri di governo ininterrotto dell’alleanza di centrosinistra. L’altra incognita grande è quella dell’astensionismo: nel 2018 i votanti nella nostra regione furono poco più del 77%. E ora?


E poi gli altri temi sul tappeto delle Marche, temi che potrebbero incidere nella scelta degli elettori. Quello della crisi economica - per cominciare - con i rincari choc di prezzi e bollette che stanno mettendo a dura prova le imprese. Le diverse ricette proposte dai partiti potrebbero spostare voti a vantaggio dell’uno o dell’altro schieramento. Il secondo tema è quello della ricostruzione post sisma, partita sì ma ancora lontana dal vedere la conclusione, con un malcontento forte tra la popolazione dell’entroterra marchigiano, a cui si aggiunge adesso anche il discorso degli aiuti e della ripartenza post alluvione. Terzo tema: il discorso delle infrastrutture sempre carenti che da decenni il tessuto economico e sociale chiede a gran voce senza che si sia mosso un alito di vento. Infrastrutture vogliono dire sviluppo, crescita, impulso all’economia.

Si cambierà rotta? Tutto questo in un quadro politico, nelle Marche, che dire precario è dire poco. Tutti i partiti principali sono commissariati: la Lega, Forza Italia, Pd. Il Movimento 5 Stelle era stato il grande protagonista della campagna elettorale del 2018, le Marche erano state una delle regioni più grilline d’Italia. Riuscirà a diventare una sorpresa anche nel 2022? Il Pd viene da anni di grande turbolenza e dalla sconfitta pesantissima alle Regionali del 2020. Riuscirà a ricostruire intorno a sé il consenso perduto? E quanto peserà il Terzo polo? Toglierà al centrodestra o al centrosinistra? Infine i partiti del centrodestra, su tutti FdI, Lega e Forza Italia: sanno di avere i fari puntati addosso perché questo è il primo vero test elettorale dopo le elezioni di due anni fa. Una sorta di Midterm election del governo regionale, visto che peraltro tre assessori sono candidati e con le valigie pronte per Roma. Come finirà? La sentenza domani notte.

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