Il modello-Acquaroli: «Risultato storico, Marche più forti con il governo amico»

Il modello-Acquaroli: «Risultato storico, Marche più forti con il governo amico»
Il modello-Acquaroli: «Risultato storico, Marche più forti con il governo amico»
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 27 Settembre 2022, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 19:50

ANCONA - Con il governo-amico le Marche saranno più forti. Lo slogan riempie la sede storica di corso Mazzini, 34 anni d’evoluzione a destra dal Movimento sociale a Fratelli d’Italia. Il giorno di festa non segue un rigido canovaccio. S’improvvisa, tranne che su un punto: la vittoria era attesa quanto costruita con cura. Parte da qui, dal modello Marche con la Regione guidata dal centrodestra di Francesco Acquaroli.

Il volto-simbolo di FdI rilancia, da subito, sulla direttrice istituzionale che ora lega strette Roma e Ancona: «È un risultato storico per la nostra coalizione di centrodestra, conferma in maniera netta e inequivocabile anche l’apprezzamento e la fiducia per l’impegno iniziato nel 2020, che oggi si rafforzerà con una folta rappresentanza marchigiana in Parlamento». Dall’epicentro del trionfo prosegue con determinazione: «Continuiamo a lavorare nella certezza che le azioni messe in campo saranno sempre più palesi e chiare a tutti».

Ne è più che convinto: «Le elezioni politiche non sono completamente sovrapponibili alle regionali, ma l’indicazione che emerge ci rafforza nella consapevolezza di quanto stiamo costruendo». 


Le cifre

 
Somma e combina gli elementi, Elena Leonardi. «Il modello Marche insieme al trend nazionale ha generato risultati per l’alleanza, soprattutto per noi». La neosenatrice, che è anche consigliera e coordinatrice regionale di Fratelli d’Italia, dà sostanza al concetto. «Siamo primi in Italia e qui, dove in percentuale superiamo il livello nazionale». I numeri regionali sono un tripudio: 29,1% alla Camera, contro il 26,01% dell’Italia tutta; 29,5% al Senato (26,10%). Srotola la formula di una scalata annunciata: «La classe dirigente, che ha costruito il partito in questi anni sul territorio, la credibilità e le nostre persone, il loro impegno, il programma, e, indiscutibilmente, Giorgia Meloni». Ringrazia gli alleati e s’impegna: «Pensiamo di dare un governo stabile alla nazione». Sarà, dice lei, «un riequilibrio tra il sentimento dei cittadini rispetto a un esecutivo che non rispecchiava più le volontà della popolazione. Oggi la democrazia ristabilisce questo principio». Sui risultati incrocia le dita: «Al di là dei collegi uninominali, pensiamo sicuramente ai capilista di Camera e Senato».

Ripassa i nomi: Lucia Albano e Guido Castelli ai quali, per via dei meccanismi del riparto nazionale, a fine mattinata mancava ancora l’ufficialità ma non la certezza; Antonio Baldelli, sempre seguendo lo stesso dogma, secondo alla Camera; Romina Gualtieri, l’equivalente al Senato, ma con meno possibilità. Declina le priorità da far valere e prevalere nella Capitale: il recupero del ritardo infrastrutturale, capitolo nel quale finisce l’arretramento della ferrovia adriatica. «Sia un piano unitario che salvaguardi tutto il territorio». Non ferma il vantaggio su rotaia di Pesaro, ma pretende che sia tassello d’un unico progetto. Non dimentica le ferite più profonde. «Questa elezione è rattristata da quello che è accaduto». La sua mente corre all’emergenza alluvione scattata la sera del 15 settembre nel Pesarese e nel Senigalliese: devastazione, dodici morti, sfollati, una dispersa. 


L’angolazione 
Tutto intorno al perimetro della grande sala-riunioni dorica si rincorrono le foto formato-gigante di Giorgia, occhi di ghiaccio sgranati sulla vittoria: primo partito nelle Marche, con Ancona-dem che deve cedere il passo ad appena pochi mesi dalle amministrative di primavera. Cambia angolazione all’esito del voto, Carlo Ciccioli. Il capogruppo FdI a Palazzo Leopardi si concentra sull’elezione di tre assessori regionali su sei e sull’inevitabile necessità di sostituirli.

Quanto a un eventuale scranno per sé (lo danno al Bilancio) si mantiene in equilibrio: «Dovrebbe essere nell’ordine delle cose, ma la politica spesso è imprevedibile». Il potenziale tris Ciccioli-Tisi-Antonini esce minacciato dal super-sconfitto, nel segreto dell’urna, Lucentini che potrebbe pretendere di salire a Palazzo Raffaello. Un fatto è inconfutabile per Ciccioli: «La giunta esce rafforzata». Converte la perdita di consensi degli alleati, Lega e Forza Italia, in visione politica: «C’è una redistribuzione all’interno». S’avvicina all’epilogo con un «Acquaroli è il presidente di tutti». Sventola la bandiera: «La coalizione è in buona salute». Dall’epicentro del trionfo, passa e chiude.

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