«Ciao Gianni». «Ciao Maurizio»: i whatsapp gelidi tra Pd e M5S

«Ciao Gianni». «Ciao Maurizio»: i whatsapp gelidi tra Pd e M5S
«Ciao Gianni». «Ciao Maurizio»: i whatsapp gelidi tra Pd e M5S
di Andrea Taffi
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Giovedì 16 Luglio 2020, 05:40

Si fa presto a dire Liguria. Per esprimere un candidato condiviso tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle non ci sono soltanto le (poche, parzialissime e ormai remote, fin qui) trattative. C’è anche un retroterra, ci sono delle posizioni e poi, alla fine della giostra, ci sono anche i rapporti tra le persone. Questa è la fotografia, al contrario della Liguria, di un rapporto che continua a essere completamente bloccato. E nel caso delle Marche non c’è un Beppe Grillo pronto a metterci le mani (anche se a un certo punto era circolata anche del suo possibile intervento per tutte le regioni in ballo nella prossima tornata elettorale).


 
Fatto sta che i rapporti tra democratici e Grillini continuano a essere ai minimi storici. Gli appelli dei leader nazionali sono rimasti lettera morta, l’ipotesi di un possibile prolungamento dello stato di emergenza con conseguente slittamento anche delle elezioni non è non si è concretizzato, pertanto siamo ufficialmente a carissimo amico. E c’è un episodio filtrato dalle chat dei grillini piuttosto emblematico di quale sia il tenore dei rapporti tra i (mal presunti) promessi sposi. 

Succede che lunedì pomeriggio Maurizio Mangialardi faccia una chiamata WhatsApp a Gian Mario Mercorelli. Il candidato governatore dei Cinque stelle - riferirà poi ai suoi - pare non si sia accorto della telefonata e quando poco dopo vede la chiamata non risposta scrive un messaggio di cortesia a Mangialardi: «Caro maurizio scusami se sono riuscito a rispondere» è il senso della comunicazione. Passa un po’ di tempo e il candidato della coalizione di centro sinistra risponde al messaggio di Mercorelli: «Ciao Gianni». Sembra l’inizio di un dialogo, il tentativo di tenere viva una fiammella. 

Peraltro chi conosce Mangialardi sa bene che è un modo per tenere il contatto vivo mentre lui è impegnato. Mercorelli dal canto suo si interroga e dopo un altro breve lasso di tempo risponde a Mangialardi: «ciao Maurizio». E da quel momento si sono chiuse le trasmissioni. Risultato finale di questo bislacco scambio di pseudo-convenevoli: praticamente siamo al punto di prima, anzi, forse siamo più indietro. Mercorelli infatti ha aggiornato i suoi parlamentari di questo embrione di contatto e la notizia ha messo un po’ tutti in fibrillazione. Così come la proposta di Busilacchi di dieci giorni fa non aveva trovato porte sprangate nelle reazioni. Anche se nella sintesi finale non ci sono state aperture. 

Perché la linea grillina, per ora, è quella di aprire i contatti solo in caso di una discontinuità molto forte da parte del partito democratico. Il quale dal canto suo garantisce (lo ha fatto il segretario dem Gostoli su queste colonne martedì mattina) la disponibilità per una discussione dei programmi. Ma non intende tornare indietro sul candidato dopo i mesi trascorsi a cucire e ricucire nel partito e tra gli alleati. Qui interviene il fattore contestuale della Liguria ma senza l’interesse di un leader nazionale che sappia imprimere il verso alle cose, non solo al dibattito e alle posizioni. Non è più solo un problema di Fede o Gostoli, la slavina pronta è a monte, cioè a Roma. Poi si può discutere dell’opportunità e della fedeltà agli ideali. Ma 

E probabilmente questo è proprio il problema delle Marche. Quello cioè di essere una regione marginale. Pertanto vale quello che la base grillina ha comunicato ai suoi rappresentanti e quindi dopo la consultazione avvenuta lo scorso gennaio non ci sono le condizioni per dialogare con il Partito Democratico.

Nemmeno per iniziare a parlare visto che, secondo la visione dei Cinque Stelle, in non-presenza di una forte discontinuità ognuno va per la sua strada. Era così a febbraio quando l’ala oltranzista del movimento pentastellato non accettava il dialogo con i democratici (forte anche dei pronunciamenti dei capi politici: prima Di Maio e poi Crimi) e così è tuttora alla metà di luglio. Certo, c’è sempre Longhi alla finestra ma il tempo è già scappato via e alle fusioni a freddo non crede più nessuno.

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