L’ex ministro Lupi (Noi con l’Italia): «Dalle infrastrutture al caso porto, ora la Regione ha un passo diverso»

Maurizio Lupi, presidente di Noi con l Italia
Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia
di Martina Marinangeli
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Martedì 28 Settembre 2021, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 08:36

SAN BENEDETTO - Maurizio Lupi, presidente di Noi con l’Italia, ieri a San Benedetto per l’endorsement a Pasqualino Piunti, non ha dubbi: «Sosteniamo convintamente il “sindaco candidato sindaco” per concludere il lavoro iniziato, che ha portato al rilancio ed alla riqualificazione della città». 

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Presidente, alle Amministrative il centrodestra si presenta unito, ma a livello nazionale non lo è, con Fratelli d’Italia all’opposizione: le elezioni sui territori potrebbero avere un effetto boomerang sul governo?
«A livello nazionale c’è stata una scelta, fatta dalla gran parte dei partiti, di sostenere il governo Draghi per le sfide che abbiamo davanti.

In Italia, siamo abituati che, ad ogni elezione amministrativa, si vinca o si perda, va in crisi un governo nazionale. Queste elezioni, invece, permettono alle coalizioni di entrare nel merito dei problemi. La coalizione del centrodestra è unita, ma ognuno porta la propria diversità».


Nel 2020 Noi con l’Italia appoggiò la candidatura di Acquaroli alla guida della Regione: qual è il suo giudizio sul primo anno di governo? 
«Lo valuto positivamente per la concretezza dimostrata dal presidente Acquaroli: è stato il primo presidente di Regione a non scaricare su altri il problema delle infrastrutture. Penso all’autostrada, dove ha fatto sospendere i lavori per l’estate. Oppure alla portualità: Acquaroli fa bene a porre con forza al ministero delle Infrastrutture la questione di una scelta condivisa con la Regione sul nuovo presidente».


Ha toccato due nervi scoperti per le Marche: infrastrutture e Authority. Partiamo da quest’ultima. L’intesa era stata trovata sul nome di Matteo Africano, poi impallinato in commissione Trasporti del Senato (con l’astensione della Lega). Ed ora, l’Autorità portuale si ritrova da mesi senza un presidente.
«La questione di fondo credo sia il metodo, ricordando che questo è un governo istituzionale, di unità nazionale, senza colore politico».


Quanto alle infrastrutture, lei da ministro nei governi Renzi e Letta ha avuto proprio questa delega: perché le Marche sono così isolate? 
«Sono state le infrastrutture, dal centro al sud, a non essere pensate come fondamentali per lo sviluppo. È un’Italia da sempre concepita come divisa in due. Noi, invece, nel 2013-2014 abbiamo iniziato a fare i collegamenti tra l’Adriatico ed il Tirreno. La burocrazia è ciò che ha impedito lo sviluppo di questo Paese. Ma non è tempo di piangersi addosso: dobbiamo utilizzare al meglio le risorse del Pnrr».


A proposito di collegamenti est-ovest, sulla Fano-Grosseto, i lavori nel tratto toscano sono molto più avanti rispetto a quelli nelle Marche: magari è perché la prima ha più peso politico a Roma? 
«Mi auguro di no. A volte dipende anche da problemi di localismi, di autorizzazioni delle conferenze dei servizi. Ma a me piace guardare al futuro: lasciamo da parte le polemiche del passato e lavoriamo inseme per ripartire».

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