Acquaroli stravince. Il centrodestra conquista le Marche, è la prima volta in 25 anni. Il Pd resta primo partito, Lega al 22, cresce Fdi

Acquaroli stravince. Il centrodestra conquista le Marche, è la prima volta in 25 anni. Il Pd resta primo partito, Lega al 22, cresce Fdi
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Martedì 22 Settembre 2020, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 11:37

di Andrea Taffi
ANCONA - Rientrare a palazzo Raffaello dalla porta principale ribaltando 25 anni di storia delle Marche dopo aver lasciato palazzo delle Ferrovie, sede dei gruppi del consiglio regionale, il primo luglio 2014, per andare in silenzio a fare il sindaco a casa sua, Potenza Picena. Per tutto il resto ci sarà anche una carta di credito, ma il 21 settembre del 2020 – da oggi e per sempre - non avrà prezzo per Francesco Acquaroli nuovo governatore delle Marche. Per lui e per il centrodestra che per la prima volta sale al comando della Regione Marche è una pagina, per quanto annunciata, scioccante e incredibile. 

 
Le proporzioni e i pesi
Sono le proporzioni e i pesi della storica vittoria a illuminare a giorno l’affermazione di Acquaroli e tra questi c’è l’imbarazzo della scelta: si va dalla provincia di Pesaro espugnata da Lega e Fratelli d’Italia al voto rabbioso, più schiacciante di quanto si pensasse, nelle province di Macerata e Fermo; dall’affluenza più marcata rispetto alla scontata elezione di Ceriscioli (trainata dal referendum) al numero imbarazzante (per il Pd) dei comuni e delle aree interne che hanno scelto Acquaroli. 

Come le Europee ma anche diverso
Un voto per certi versi che parla, nelle dimensioni complessive, a quello delle Europee di un anno fa seppur con una distribuzione molto diversa: la Lega al 22% si conferma in maniera più radicata partito trainante della coalizione (probabilmente sperava in qualcosa di più) mentre Fratelli d’Italia al 18% triplica i numeri rispetto a dodici mesi fa (ma anche rispetto al 2015) e guarda da vicino, quasi alla pari, gli alleati del Carroccio. Il Pd al 24% resta, per poco, primo partito della Regione ma è un primato effimero. Già volano gli stracci in piazza Stamira e Gostoli legittimamente chiede toni bassi in attesa dei ballottaggi. 

Il rischio del redde rationem
Siamo sul filo: i dem dopo aver perso sono a un passo dal dover resettare tutto. E così Mangialardi replicando i voti di Ceriscioli (all’incirca 250mila) arriva secondo. Un verdetto paradossale per certi versi ma netto che sconta un rinnovamento solo parziale cercato con l’etichetta del nuovo segretario Gostoli. Oltre al clima da guerra per bande che a lungo si è respirato. Così come è paradossale (e sintomatico) anche il fatto che vinca una coalizione con i quattro principali partiti commissariati e con coordinatori forestieri. Quanto ha inciso il vento di protesta dopo crac Banca Marche, sisma e crisi economica con due aree di crisi complessa si scoprirà presto. Intanto è un fatto che Mangialardi abbia salvato lo scalpo in pochissimi comuni (Pesaro e Ancona in prima fila) mentre Acquaroli abbia raccolto un consenso quasi straripante che a notte fonda sfiora il 50%. Per celebrare la sua vittoria alle 20 piomba alla Baraccola anche Giorgia Meloni, leader nazionale di Fratelli d’Italia. «In questa vittoria il valore aggiunto di Acquaroli è altissimo - scandiscse Meloni - e questo lo credo da tempo. Già cinque anni fa quando nessuno credeva lontanamente possibile che potesse fare il governatore ha raccolto un ottimo risultato. Non si tira mai indietro, è competente ma soprattutto ha a cuore il bene di questa terra». Meloni sottolinea anche un particolare chiave tra le qualità di Acquaroli: ha resistito con lungimiranza alle provocazioni della sinistra. Da nostalgico di destra (eufemismo) a prestavolto della Meloni: «È uno che guarda al risultato, non ama la polemica. Non era facile: gli hanno detto che era la comparsa della Meloni invece so che non è così, Francesco è stato sindaco capace e parlamentare di valore. Le grandi storie non si fanno mai da soli, è la persona giusta per prendere per mano gli altri. Anche per dialogare opposizione».

Il primo banco di prova
Il primo banco di prova inizia stasera. Formare la migliore giunta possibile con una Lega che lo guarda dall’alto. I risultati quasi finali dicono che gli equilibri del settimo piano della Regione prendono una piega più bilanciata rispetto alle previsioni della vigilia. Problema: nelle sei liste di Acquaroli non c’è un volto femminile tra quelli che alle 23 spiccano per le preferenze. Può essere una spina ma anche un vantaggio nel caso in cui, tra le voci raccolte alla vigilia, il governatore di Potenza Picena sparigliasse il campo offrendo l’assessorato alla Sanità a Nadia Storti, attuale direttore generale Asur, a cui sin dalla prima ora tutto il centrodestra riconosce una capacità tecnica sopra le parti. 

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