Ecografie e mammografie: nelle Marche le donne subiscono di più i ritardi nelle liste d’attesa

Ecografie e mammografie: nelle Marche le donne subiscono di più i ritardi nelle liste d’attesa
Ecografie e mammografie: nelle Marche le donne subiscono di più i ritardi nelle liste d’attesa
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 7 Dicembre 2022, 02:30

ANCONA Per la prenotazione di un’ecografia ostetrica tramite Cup scattano le liste di garanzia da mesi perché nel sistema sanitario regionale pubblico non ci sono spazi disponibili. Per una mammografia bilaterale programmabile, il tempo medio di attesa per una visita è stato stimato a settembre in 221 giorni. Nel problema generale dei tempi di attesa per ricevere prestazioni sanitarie - liste rese criticamente lunghe dai due anni di tsunami Covid che hanno paralizzato l’attività ordinaria degli ospedali - alcuni esami tra quelli monitorati dal Ministero della Salute sembrano essere più a corto di posti di altri. Ed in diversi casi riguardano la prevenzione delle donne, o comunque visite destinate alla popolazione femminile.

La premessa

Nella precedente legislatura, era stata introdotta la cosiddetta lista di garanzia, misura grazie alla quale, se al momento della prenotazione non ci dovesse essere posto, accettando l’inserimento si verrebbe chiamati direttamente dal Cup, che trova un appuntamento nel tempo previsto dalla ricetta.

Ma non sempre questi tempi riescono ad essere rispettati. Per capire come funziona il meccanismo, va però fatta una precisazione a monte. Le prestazioni si suddividono in tre categorie: brevi (prescrizione che deve essere fornita in un tempo non superiore a 10 giorni dalla prenotazione), differite (entro 30 o 60 giorni, a seconda del tipo di accertamento) e programmabili, cioè quelle visite o quegli esami, magari di controllo periodico, che non hanno carattere di urgenza e quindi possono essere prenotate in tempi più lunghi. Anche qui però esiste una deadline entro la quale ottenere la visita prescritta dalla ricetta medica ed è di 180 giorni dalla prenotazione. Obiettivo che sarebbe bene centrare anche in un’ottica di prevenzione. Tuttavia, si diceva, capita che le attese sforino questi limiti temporali e, soprattutto nelle differite, alle donne non va molto bene. Il monitoraggio della Regione sulla gestione delle liste di attesa aggiornato a settembre ha registrato che, per una mammografia bilaterale, i tempi di attesa vanno dai 17,6 giorni per le brevi - fin qui restiamo nei ranghi - agli 82,6 per le differite, fino ai 221,2 per le programmabili. Per quanto riguarda l’ecografia ostetrica, nel mese di settembre sono state soddisfatte nei tempi 46 prestazioni brevi su 71 (il 65% del totale) e 87 differite su 115 (76%). Va meglio per un’ecografia ginecologica, che centra i tempi giusti sia nelle brevi che nelle programmabili (sei giorni come tempo medio di attesa nel primo caso e 7,4 nel secondo), e sfora di poco il limite massimo delle differite (60,5 giorni di attesa media).

Il richiamo del privato

La criticità dei lunghi tempi di attesa diventa ancora più grave nel caso delle prime visite, perché così è a rischio la prevenzione. E contestualmente, si spingono sempre più persone verso la sanità privata, che garantisce deadline molto più vicine. Una stortura che dipende anche da una questione geografica. Spesso infatti, prenotando visite ed esami tramite il Cup, un utente residente in provincia di Pesaro Urbino rischia di essere indirizzato verso strutture dell’Ascolano. Cosa che inevitabilmente va ad incrementare la mobilità passiva verso la più vicina Emilia Romagna.

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