ANCONA - «Il monitoraggio della variante inglese è in corso, sia sui nuovi casi autoctoni che per i rientri dall’Inghilterra». Per capire come e quanto il nuovo ceppo del Covid abbia inciso nelle Marche ci sarà bisogno di tempo: lo dice il professore Stefano Menzo , direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Torrette. Il paziente 1 delle Marche scoperto poche ore prima di Natale aveva acceso i fari sulla mutazione del virus che in Gran Bretagna era stato giudicato responsabile dell’impennata di casi nell’ultima settimana prima di Natale.
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Oltre all’operaio di Loreto, le indagini epidemiologiche avevano portato alla luce un cluster famigliare (moglie e figlia positiva) sempre collegato alla cosidetta variante inglese.
Che l’orizzonte sia in totale evoluzione lo confermano anche le notizie di ieri. Nei laboratori di Brescia è stata individuata una variante del virus Sars-CoV-2 simile a quella inglese, ma tempo prima rispetto a quanto scoperto in Inghilterra. Lo ha anninciato il professor Arnaldo Caruso, presidente della società italiana di virologia, ordinario di Microbiologia all’Università degli Studi di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia degli Spedali Civili. «La variante del virus è stata isolata ad agosto su un paziente asintomatico, che non era ricoverato al Civile di Brescia, che era alle prese da mesi con il Covid. La situazione ci ha incuriosito e ora possiamo dire che in Italia potrebbe circolare una variante del virus simile a quella inglese. Ma che per tempi può essere considerato un virus antenato di quello inglese». Ad oggi, i casi acclarati di variante inglese sono tre in Lombardia, sei in Campania, due in Puglia, tre nelle Marche ed un numero ancora imprecisato in Abruzzo.
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