Inverno demografico nelle Marche,iI prof De Leone: «Solo il 2% delle coppie non vuole figli per scelta. Servono sostegni alle giovani famiglie»

Inverno demografico nelle Marche,iI prof De Leone: «Solo il 2% delle coppie non vuole figli per scelta. Servono sostegni alle giovani famiglie»
Inverno demografico nelle Marche,iI prof De Leone: «Solo il 2% delle coppie non vuole figli per scelta. Servono sostegni alle giovani famiglie»
di Martina Marinangeli
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Domenica 9 Aprile 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 11:00
Nei numeri legge l’andamento delle dinamiche sociali. Il professor Renato De Leone, docente di Matematica all’Unicam ed esperto di statistica sociale, converte i dati Istat su aspettativa di vita e denatalità nelle Marche in analisi sociologica: «Qui la qualità della vita è molto alta, ma sono necessari più servizi».
Professore partiamo dal dato positivo: le Marche sono tra le regioni più longeve d’Italia. A cosa dobbiamo questo risultato?
«Sono napoletano d’origine ma vivo a Castelraimondo dal ‘94: lo stile di vita marchigiano è il fattore più forte che porta a questa longevità. La possibilità di vivere in un ambiente dove l’aria è sostanzialmente pulita, dove non ci sono grandi fonti di stress. Come dico sempre: quando ho due macchine davanti, per me è già traffico, suscitando le risate dei miei colleghi che vengono da Roma o da Napoli. Ma credo che si possa ancora migliorare».
In che modo?
«Aumentando e migliorando i servizi sanitari, avvicinandoli ai cittadini». 
Poi c’è il rovescio della medaglia: saremo sì longevi, ma a causa di una denatalità sempre più marcata, anche l’età media si è alzata in misura maggiore rispetto ad altre parti d’Italia. Come si inverte il paradigma dell’inverno demografico?
«Parto da questa premessa: preferisco parlare di primavera demografica piuttosto che di inverno demografico».
E cosa intende?
«Dobbiamo capire come si inverte il trend della denatalità per far ripartire la crescita demografica. Una nuova primavera, insomma».
Come per le stagioni, iniziamo dall’inverno.
«Il numero medio di figli per donna, in Italia, varia dall’1,16 al Centro all’1,6 nel Nord e nel Sud. Nelle Marche, Macerata è la provincia che mostra il risultato migliore: un indicatore congiunturale di fecondità pari a 1,24, mentre significativamente più basso è quello di Fermo e Ascoli, a 1,13».
A cosa sono dovute queste oscillazioni?
«Una questione di qualità dei servizi. Non a caso, in alcune regioni del Nord non c’è diminuzione nel numero dei figli per donna, mentre al Sud sì». 
In generale, una situazione preoccupante.
«Il prossimo mese ci saranno gli stati generali della natalità a Roma e spero che in quell’occasione possano essere individuate le scelte da fare per migliorare le cose».
Ha una sua personale ricetta per la primavera demografica di cui parlava?
«Deve essere legata alle politiche per la natalità, andando ad agire sulle cause profonde della rinuncia alla maternità e paternità. Infatti, solo il 2% rinuncia consapevolmente ad avere figli: per gli altri non è una scelta, ma piuttosto non trovano le condizioni adatte per avere una famiglia».
Quali sono le azioni da mettere in campo?
«Sostegno al reddito delle famiglie, detrazioni fiscali, aumento dei posti negli asili nido - e questo, più di tutti, farebbe la differenza - e congedo parentale allargato e allungato sia per la madre che per il padre». 
Elon Musk dice che l’Italia sta scomparendo: un’iperbole, ma fino ad un certo punto. Cosa non va?
«Stiamo vivendo un cambiamento epocale nella nostra società: ormai è quasi obbligatorio che in una famiglia siano entrambi i genitori a lavorare, sia per motivi finanziari che di realizzazione personale. E senza azioni che possano sostenere la famiglia, è più complicato per le giovani coppie decidere di avere un figlio».
 
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