Il socio della Idra di Fano: «Costretti a fermare il Dragut e a licenziare tutto l’equipaggio. Il caro-gasolio ci ha affossato»

Alessandro Ciavaglia e i due pescherecci: Dragut e Joacchì
Alessandro Ciavaglia e i due pescherecci: Dragut e Joacchì
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 27 Febbraio 2022, 04:10

FANO - Alessandro Ciavaglia, lei è uno dei soci della Idra srl di Fano che sta vivendo un momento molto difficile a causa del caro-gasolio. Che decisione avete dovuto prendere?
«Siamo stati costretti a fermare il nostro motopesca Dragut, una imbarcazione di 28 metri impiegata per la pesca d’altura e quindi energivora. Abbiamo deciso di disarmarla a causa dei costi insostenibili del gasolio. E purtroppo siamo stati costretti a licenziare anche l’equipaggio, formato da sette addetti».

 
E adesso?
«Al momento lavora l’altro pescereccio, il Joacchì I che fa un altro tipo di pesca ed più gestibile sotto il profilo dei costi». 


Una decisione difficile, quella di disarmare il Dragut.
«Per noi è stato un momento molto sofferto ma non riuscivamo più a mantenere un equilibrio fra le entrate dovute al pescato e le uscite. Il costo del carburante è stato raddoppiato».


Quali erano le spese da sostenere?
«Dragut è una imbarcazione che consuma tremila litri al giorno, e adesso il gasolio è arrivato a 77 centesimi al litro. Una situazione che rischiava di andare fuori controllo».


Conseguenza diretta?
«Oltre al personale che adesso sta usufruendo della disoccupazione, c’è anche un problema di carenza di quel tipo di pesce che garantivamo al mercato ittico di Fano.

Sogliole, raguse, seppie».


Il futuro prossimo?
«Stiamo cercando di cambiare tipologia di pesca, per poter far tornare Dragut in mare e riprendere l’intero equipaggio ma non è una cosa semplice e soprattutto non sarà immediata. Ci vorrà qualche mese».


Altre spese, insomma.
«Esatto, ma non possiamo fare altrimenti. Adesso la nostra attività si basa solo su Joacchì I, ma è necessario rimettere in moto Dragut, che fino a un mese fa stava in mare dai tre ai quattro giorni alla settimana tra il lunedì edi il giovedì e tornava in porto con trenta casse di sogliole e quattro quintali di raguse». 


Al momento dunque restate a guardare, ma non siete i soli a dovere subire gli effetti di questi aumenti spropositati del carburante. Tutto il settore sta pagando a caro prezzo gli effetti della guerra.
«La situazione è molto delicata e rischia di diventare ancora più preoccupante. Per questo abbiamo deciso di fermare subito Dragut e di far lavorare solo Joacchì I. Nella speranza che la crisi rientri e il prezzo del gasolio possa tornare a livelli accettabili».

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