Marche in arancione, ma le restrizioni valgono solo per i No vax. Scontro sui colori. Acquaroli (Fdi) su Fb: «Da superare». Subito migliaia di commenti

Carloni (Lega): «Schiaffo alle Marche». Il Pd: «Loro a braccetto con chi non si vaccina»

Francesco Acquaroli e Mirco Carloni
Francesco Acquaroli e Mirco Carloni
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 5 Febbraio 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 19:00

ANCONA - La notizia del giorno è che le Marche da lunedì entrano in zona arancione. Una “non notizia” per il 90% dei marchigiani che si sono sottoposti alla prima dose di vaccino anti Covid, per l’85% che ha la completato il ciclo vaccinale e per gli oltre 867mila cittadini che hanno già la somministrazione del booster. Per loro, con il Super Green pass in tasca, non cambierà nulla. Nessuna restrizione in più, nessuna attenzione richiesta diversa da quella già in vigore con il giallo.

Marche ufficialmente in zona arancione Covid da lunedì, Acquaroli polemizza: «Misura superata»

 

A chi cambia le regole
Cambia invece per i No vax, che nella nostra regione - come nel resto d’Italia - rappresentano una quota residua rispetto a chi ha deciso di seguire la strada della profilassi: dati alla mano, stiamo parlando di una persona su dieci che avrà restrizioni in più (rispetto alle attuali già in vigore) sugli spostamenti e sull’ingresso nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Ritocchi, non cambiamenti epocali. Che però hanno registrato dure prese di posizione da parte del governo regionale di centrodestra, con il testa il presidente Francesco Acquaroli. Laconico il suo commento su Facebook: «Da lunedì siamo in arancione.

La Regione non ha alcun potere di intervento rispetto a questa misura che, anche se prevedibile da oltre un mese, ritengo ormai essere superata rispetto alla fase attuale della pandemia». Meno didascalici e più ruvidi gli oltre 1.440 commenti dei marchigiani agganciati al suo post, dove ovviamente nessuno è stato risparmiato nel tragitto Roma-Ancona, ovvero Stato e Regione. A stretto giro di posta è arrivato un videomessaggio del vice presidente Mirco Carloni (Lega), che invece ci è andato giù pesante: «Far andare le Marche in zona arancione è uno schiaffo del governo all’impegno dei marchigiani, alla serietà con cui hanno fatto i vaccini e cercato di autogestirsi per raggiungere il massimo livello di sicurezza», ha tuonato il numero due di Palazzo Raffaello. 


I distinguo
«Se è vero che non cambia nulla, la zona arancione genera una situazione di paura che impatta sui consumi e su attività economiche che sono già disperate». Carloni punta il dito anche sulle sull’isolamento dei lavoratori («va gestito come nelle scuole») e giudica «un errore» anche basare le valutazioni sull’occupazione dei posti letto, senza guardare ai ricoveri «per covid o altre patologie». La “non notizia” per tutti i vaccinati che ieri ha visto colorarsi di arancione solo le Marche (l’ordinanza scatta da lunedì), ha messo in fibrillazione il governo regionale per la strettissima minoranza priva di protezione (no vax, ma anche marchigiani per cui la vaccinazione è sconsigliata) che avrà la vita un po’ più complicata. Ma senza considerare, per esempio, che dal 15 febbraio i lavoratori 50enni dovranno obbligatoriamente sottoporti alla profilassi, restringendo ulteriormente la forbice di chi sarà penalizzato dall’arancione. A cogliere al volo l’occasione della polemica politica è il gruppo Pd in consiglio regionale, che rimanda le considerazioni di Acquaroli e Carloni ai mittenti: «Se è vero, come sostenuto dallo stesso presidente Acquaroli, che questa “retrocessione” non è dovuta al numero dei contagi ma a quello dei ricoveri, non è difficile comprendere come tale situazione sia stata determinata da chi in questi mesi ha preferito andare a braccetto con i movimenti No Vax anziché promuovere la campagna vaccinale». La questione si impunta sui dati dei ricoveri, dove la maggior parte dei pazienti non ha il vaccino: «Un dato su cui, nonostante gli insulti e le minacce, il gruppo assembleare del Partito democratico ha fin dall’inizio attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, denunciando costantemente le mancanze della giunta Acquaroli». Così la “non notizia” scivola inevitabilmente nello scontro politico.

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