Menzo, direttore di Virologia a Torrette: «Terza dose subito pure ai sanitari, gennaio è tardi. ​Obbligo vaccinale? Non c’è coraggio»

Menzo, direttore di Virologia a Torrette: «Terza dose subito pure ai sanitari gennaio è tardi. Obbligo vaccinale? Non c’è coraggio»
Menzo, direttore di Virologia a Torrette: «Terza dose subito pure ai sanitari gennaio è tardi. ​Obbligo vaccinale? Non c’è coraggio»
di Martina Marinangeli
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Sabato 11 Settembre 2021, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 09:04

ANCONA - Professor Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Torrette e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche, l’Aifa ha dato disco verde alla terza dose di vaccino anti-Covid, ma per il momento la somministrazione riguarderà solo target specifici, come fragili ed over 80: è d’accordo?
«No. Le dosi ci sono, non ci sono problemi di approvvigionamento in questo momento. Si sa che dopo sei mesi l’efficacia della copertura si riduce notevolmente, quindi la terza dose andrebbe fatta a tutti, partendo dai primi che hanno ricevuto il vaccino e proseguendo con lo stesso ordine seguito per la prima dose. Certo, gli immunodepressi devono essere prioritari perché hanno fatto fatica a sviluppare l’adeguata protezione anche dopo la seconda dose, ma per il resto si dovrebbe ricominciare dai primi vaccinati».

 
Per gli operatori sanitari, categoria con la quale è stata avviata la campagna vaccinale, si parla di gennaio 2022: troppo tardi? 
«Non mi sembra un’ottima idea. Se un operatore sanitario contrae il virus in famiglia, poi lo porta in ospedale e manda in quarantena mezzo reparto, complicandone l’attività. Andrebbero vaccinati subito, ma evidentemente questo aspetto non è stato compreso».
Ci sono altre varianti in circolazione che stanno destando preoccupazione? 
«Non c’è nulla di paragonabile alla Delta al momento, se non le sue eredi. Anche la Delta infatti sta cambiando lentamente e si stanno formando sotto varianti. Il concetto è sempre lo stesso: il virus continua a modificarsi se noi gli permettiamo di allungare le catene dei contagi. L’obiettivo dovrebbe essere quello di interromperle il prima possibile».
Di qui, l’ipotesi dell’obbligo vaccinale. Il governo Draghi ne ha parlato: secondo lei è una strada percorribile? 
«Non credo avranno le forze per portare avanti quest’idea, che è un’ottima idea a mio avviso. Quando si arriverà alla pratica, non ce la faranno perché non c’è abbastanza coraggio».
Una delle ragioni principali per cui no-vax e scettici si dicono contrari alla vaccinazione anti-Covid è che si tratterebbe di una sperimentazione di massa, dati i tempi brevi per l’approvazione dei sieri: cosa ne pensa? 
«Questo magari lo potevano dire un anno fa. Ora, dopo miliardi di dosi somministrate, non è più considerabile una sperimentazione. In ogni caso, normalmente la trafila per l’approvazione è lenta per ragioni organizzative e perché ci sono meno le caratteristiche d’urgenza. Non è che sia stato trascurato qualcosa nella sperimentazione di questi vaccini: è stato fatto tutto in maniera canonica».
Tra pochi giorni suonerà la prima campanella e, per arginare il rischio di contagio, si procederà con i test salivari nelle scuole “sentinella”: è una misura adeguata secondo lei? 
«Non è una misura preventiva, ma profilattica. Ci darà dei dati, ma poi bisogna vedere le misure che verranno adottate in seguito a questa procedura. Non è neanche ben chiaro quali siano gli obiettivi da raggiungere ed i piani B nel caso non venissero raggiunti. Fatto lo screening ed avuti i risultati, come si procede? Chiuderanno le scuole? Non hanno detto nulla su questo. Sono d’accordo con l’idea di fare uno screening, ma mi sarei aspettato che producesse delle linee guida comportamentali sugli effetti osservati». 
L’obiettivo è evitare le quarantene di classe il più possibile, facendo restare a casa solo i ragazzi che risultassero positivi.
«Per rendere efficace una misura del genere, bisognerebbe fare i tamponi a tutti, tutti i giorni. Così è utile perché diventa una misura preventiva. Un’analisi di tamponi a campione, periodica e che coinvolge diverse scuole nel tempo, non ha nessun valore profilattico, ma solo osservazionale. Puoi chiudere una classe, ma nel frattempo magari ce ne sono altre 20 che si stanno infettando e di cui non sai nulla». 
Stando alla situazione epidemiologica attuale, è possibile dire se e quando rischiamo di finire in zona gialla? 
«Non so se rischiamo la zona gialla, ma di sicuro ci sarà un aumento dei contagi dai primi di ottobre, dopo qualche settimana dalla riapertura delle scuole, dunque. Temo ci sarà una ripresina, ma speriamo niente di grave, o almeno non con gli esiti drammatici dell’anno scorso».

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