ANCONA Non è più una questione di se, ma di quando. La terza dose – o meglio, il richiamo – del vaccino anti-Covid è ormai al di là di una semplice ipotesi e ad abbozzare una road map sulle possibili tempistiche ci ha pensato il ministro della Salute Roberto Speranza: partire da fine settembre con operatori sanitari e soggetti vulnerabili, per concentrarsi ora sull’immunizzazione dei giovani, in vista della riapertura delle scuole, e degli anziani rimasti ancora fuori dai radar. Dunque il richiamo sarà inizialmente declinato su target precisi ma, con ogni probabilità, progressivamente andrà a riguardare tutta la popolazione.
Gli esperti
«È una misura indispensabile, non solo necessaria – osserva Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano –. Era atteso che dopo 9-12 mesi ci fosse un decremento progressivo dell’immunità. In Israele, dove hanno già vaccinato 2,5 milioni di persone con la terza dose, hanno avuto una risposta straordinaria, soprattutto nelle categorie critiche come gli anziani o i soggetti fragili. In Italia, nelle Rsa dove le somministrazioni sono state fatte a gennaio, già si parla di alcune infezioni da questa variante: ciò significa che la terza dose non solo dobbiamo prevederla, ma dobbiamo anche sbrigaci a farla. Serve un richiamo che ci metta al sicuro». Se davvero il governo dovesse dare l’ok per un avvio a fine settembre, le Marche sarebbero pronte: «Aspettiamo le indicazioni del ministero della Salute – spiega la direttrice generale dell’Asur Nadia Storti – e sulla base dei dati che ci comunicherà, imposteremo modalità e tempistiche per la terza dose.
Il nodo
Il problema, osserva il dottore, è che «questo richiamo verrà fatto con i “vecchi” vaccini, cioè con un mRna non disegnato sulla variante Delta. Negli Stati Uniti, Pfizer e Moderna stanno producendo quelli aggiornati, ma è difficile che arrivino da noi per fine settembre». Per la partita della terza dose, restano fuori dai giochi Astrazeneca e Johnson&Johnson. «Questo richiamo dovrebbero farlo tutti – l’appello di Clementi –: se riusciamo a fare una barriera forte al virus, magari non scomparirà da un giorno all’altro, ma riusciremo a conviverci. Ieri, negli ospedali della Lombardia, in terapia intensiva c’erano solo non vaccinati».
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