Acquaroli: «Non si capisce il senso di alcune chiusure. Tanta gente esasperata, sui ristori servono risposte certe»

Francesco Acquaroli
Francesco Acquaroli
di Martina Marinangeli
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Sabato 3 Aprile 2021, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 11:20

ANCONA  - Un post asettico di due righe, che veicola una notizia fondamentale per le Marche: «Vi comunico che da martedì la nostra regione torna in zona arancione». Così il governatore Francesco Acquaroli ha annunciato, dal suo profilo Facebook, il collocamento nella fascia di rischio intermedia al termine delle vacanze di Pasqua. Un passaggio in zona con meno restrizioni che è anche l'occasione per un affondo critico del governatore delle Marche.

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Che la situazione epidemiologica - pur ancora molto delicata: basti pensare che le Marche sono maglia nera in Italia quanto a saturazione delle terapie intensive - si stesse stabilizzando, erano i numeri a dirlo già da qualche giorno. E il presidente aveva mostrato un certo ottimismo. Poi il dato dei contagi schizzato a 807 casi positivi mercoledì - derubricato il giorno seguente ad «anomalia» - aveva fatto temere il peggio, ovvero che la regione stesse di nuovo raggiungendo i picchi delle settimane più buie di marzo. «Speriamo che sia un dato sporadico perché altrimenti si rischia di compromettere il passaggio nella fascia meno restrittiva», aveva scritto Acquaroli, conscio che il ritorno all’arancione fosse un’ipotesi concreta. Da quel 31 marzo in poi, il numero dei positivi è tornato nel canone, benché ieri se ne registrassero 651, dei quali 83 sintomatici (la soglia di rischio è stata stimata in 60 soggetti, oltre i quali il dato si traduce in un maggiore carico per le strutture ospedaliere). 

In ogni caso, da Roma è arrivata la comunicazione della nuova collocazione delle Marche, che escono da una zona rossa iniziata il 6 marzo per le province di Ancona e Macerata, dal 10 marzo per il Pesarese e il Fermano, e dal 15 marzo anche per la provincia di Ascoli, quando il ministero della Salute ha reso omogeneo il colore della regione, dato il superamento della soglia limite dei 250 casi positivi ogni 100mila abitati. Ma se la zona arancione si traduce in un allentamento delle misure restrittive, come a esempio, la riapertura dei negozi, ciò non basta a dare sollievo a un’economia in apnea da oltre un anno. 

«Dobbiamo avere risposte certe sui ristori perché c’è un’esasperazione che oggettivamente non riusciamo più a trattenere - ha commentato il governatore ai microfoni di SkyTg 24. - Non si riesce a capire il senso di alcune chiusure imposte ad attività che potrebbero lavorare in sicurezza anche in zona rossa.

Questi fattori devono avere risposte positive dal governo. Ci sono categorie che, in mancanza di ristori e della possibilità di lavorare, non riescono più ad avere una prospettiva». Un grido d’aiuto che si alza da molti segmenti economici, come quello della ristorazione, che non beneficerà del passaggio in zona arancione, dal momento che si può tornare ai tavoli solo in fascia gialla, diventata un miraggio.

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