"Troppo" smart working il lunedì e il venerdì: il piano della Regione è tornare in ufficio a inizio e fine settimana

"Troppo" smart working il lunedì e il venerdì: il piano è tornare in ufficio a inizio e fine settimana
"Troppo" smart working il lunedì e il venerdì: il piano è tornare in ufficio a inizio e fine settimana
di Andrea Taffi
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Giovedì 12 Agosto 2021, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 15:54

ANCONA - Nei corridoi di palazzo Raffaello la versione sporca della storia riferiva di un accumulo così polarizzato delle ore di smart working nei giorni di lunedi e di venerdì che a qualcuno era venuto il dubbio su qualche comportamento opportunistico. Per i garantisti (con ironia), invece, era tutto a posto, solo un «accumulo di coincidenze». 

La transizione estiva
Come che sia, nel guado della transizione estiva la materia sul lavoro da remoto, o smartizzabile, ha trovato il suo Mosè nel decreto legge 52 del 2021. Che fissa dei limiti all’attività lontano dagli uffici in una fascia tra il 60 e il 15% per le attività delegabili, appunto, a casa. E in questo modo ha offerto tutti i fianchi possibili a una rivisitazione dell’organizzazione secondo i canoni flessibili del piano per il lavoro agile. C’è da qualche settimana una circolare con paletti chiari. Il quadro di partenza lo definisce l’assessore Castelli: «Intanto la prima stella polare che vogliamo seguire è la sicurezza del lavoro, quindi tutela della salute al primo posto. E per questo siamo in attesa di uno studio in corso di svolgimento che ci dica qual è l’indice di assembramento sostenibile per gli uffici». 

Il nuovo possibile assetto
Fissata la pietra miliare si passa al nuovo, possibile assetto. «Quella dello smart working è una modalità di lavoro, riguarda alcune attività, e siamo ben disposti ma è necessario che venga organizzata in un sistema evoluto rispetto a quello attuale, un sistema in cui vi siano dirigenti più responsabilizzati, capaci e orientati a organizzare il lavoro in questa direzione flessibile.

In cui si possano fissare e misurare sistematicamente i risultati e ci siano anche requisiti di sicurezza per il trasferimento dei dati informatici come insegna anche il caso del Lazio (l’attacco hacker al sito regionale partito dall’intrusione attraverso un un pc aziendale collegato da Frosinone, ndr)». Detto questo, ecco il vademecum della circolare in cui ai primi posti figurano appunto la questione sicurezza e la compatibilità delle attività con il piano del lavoro agile. Poi iniziano i paletti, per esempio quello di «ridurre le giornate lavorative in smart working, ponendo, per ciascun lavoratore, un limite massimo di 11 giornate/mese ovvero il 50% del proprio calendario di lavoro». Poi c’è la questione del lunedì-venerdì di cui sopra depurata da giudizi e commenti: «Evitare il più possibile la coincidenza delle giornate lavorative in smart working ad inizio o fine settimana (es. lunedì/venerdì) o del proprio calendario di lavoro». 

La reperibilità in orario
Ancora: la connessione della reperibilità deve adattarsi all’orario di lavoro e non viceversa altrimenti si prendono le ferie. Garantire quindi che «la giornata lavorativa in smart working mantenga inalterate le fasce di reperibilità, corrispondenti all’orario rigido previsto a calendario. Nel caso in cui tale reperibilità non possa essere garantita, è necessario il ricorso all’istituto delle ferie». E, per contro: «Evitare che le ferie coincidano unicamente con le giornate in presenza». Poi un passaggio anche dedicato ai quadri: «Riequilibrare le giornate in presenza, ponendo maggior attenzione al servizio in sede delle figure dirigenziali e delle posizioni organizzative, nonché delle categorie a più elevata responsabilità di procedimento, salvo motivate eccezioni». Sempre Covid permettendo, si intende.

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