La dottoressa Corsi: ​«La variante inglese è pericolosa, in rianimazione anche 50enni. Vaccinarsi ora è fondamentale»

Daniela Corsi
Daniela Corsi
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 16 Maggio 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 14:51

Dottoressa Daniela Corsi, direttrice dell’Area vasta 3 di Macerata e responsabile della Terapia intensiva del Covid hospital di Civitanova: i ricoveri a livello regionale stanno continuando a scendere, costa sta succedendo nella struttura ideata da Bertolaso?
«Al Covid hospital la pressione dell’emergenza Covid è diminuita sensibilmente: in terapia intensiva abbiamo sei pazienti e di questi solo due sono gravi. Gli altri quattro sono invece in fase di “svezzamento” e quindi fuori pericolo».
E nella semi intensiva quale è la situazione?
«Fino a ieri c’erano 38 pazienti, ne abbiamo dimessi quattro nelle ultime ore. Direi che sta procedendo abbastanza bene».
L’età media dei pazienti tutt’ora seguiti in Rianimazione?
«Sono tutti tra i 50 ed i 60 anni e rappresentano per così dire la parte finale di questa fase pandemica, che è stata drammatica».
Lavorando no stop all’interno della struttura civitanovese preposta ad accogliere esclusivamente malati Covid può dirci quanto la variante inglese abbia contribuito a peggiorare le condizioni dei malati di Covid?
«La variante inglese non è solo particolarmente contagiosa ma ha causato danni polmonari molto seri con casi di decessi in fasce di età più giovane rispetto alla media marchigiana. Alcune di queste vittime non avevano patologie pregresse».
La diminuzione dei casi ospedalizzati è l’effetto zona rossa oppure la conseguenza di una vaccinazione che sta viaggiando a ritmi sostenuti?
«Siamo molto attenti riguardo a questo punto. Potrebbe essere il cosiddetto effetto estate ma speriamo che questa decrescita sia da imputare alla vaccinazione. Come sanitari ci rattrista sentire che ancora molte persone sono restie a sottoporsi alla profilassi antiCovid. Tutto il personale è arrivato al limite delle forze, non voglio nemmeno pensare che possa esserci un’altra fase pandemica come quelle che abbiamo affrontato: potremmo non farcela».
Cosa pensa accadrà nell’immediato futuro?
«Ci stiamo incamminando verso la limitazione del Covid anche se credo che dovremo conviverci per qualche altro tempo. Tuttavia con la vaccinazione lo affronteremo con un numero più ristretto di casi da ospedalizzare».
E il Covid hospital?
«Resterà l’ultimo baluardo delle strutture preposte ad accogliere i pazienti positivi. Adesso sono attivi quattro moduli e l’intento è quello di trasferire tutti i malati Covid qui a Civitanova, liberando gli ospedali dell’Area vasta 3, compresa la palazzina di Malattie infettive. Stiamo procedendo a ritmi serrati perchè l’altra finalità è quella di recuperare personale per riprendere le attività e garantire i risposi. C’è chi lavora ininterrottamente da un anno».
Cosa si sa della variante indiana?
«Ancora non molto. Nelle Marche, o meglio nella nostra Area vasta, non risultano casi ma una cosa è certa: tutti i virus mutano e la vaccinazione è strategica per evitare la creazione di varianti». 
C’è il timore che i vaccini possano provocare reazioni mortali, l’allarme mondiale per gli effetti di AstraZeneca ha indotto molte persone a rinunciare alla dose vaccinale.
«Nessun vaccino è esente da rischi o da effetti collaterali, ma essendo un medico mi baso su dati scientifici valutando il rapporto sulla mortalità determinata dalla dose vaccinale e su quella causata dal virus, che in un anno ha sterminato milioni di persone. Persone che avrebbero potuto continuare la loro vita se non fossero entrate in contatto con il Covid. Per questo dico: dobbiamo vaccinarci anche in nome dei concittadini che non ci sono più». 
In Area vasta 3 avete personale sanitario che ha deciso di non sottoporsi alla profilassi vaccinale?
«Sì, tuttavia la percentuale è veramente molto bassa. Addirittura qualcuno ci ha ripensato. In ogni caso ancora non abbiamo indicazioni in merito ai provvedimenti da attuare».

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