La battaglia al virus con AstraZeneca è nei luoghi di lavoro

La battaglia al virus con AstraZeneca è nei luoghi di lavoro
La battaglia al virus con AstraZeneca è nei luoghi di lavoro
di Martina Marinangeli
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Martedì 9 Marzo 2021, 10:22

ANCONA - Superare l'impostazione dei 15 centri di somministrazione per dare avvio a una vaccinazione “diffusa”.

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È su questo solco che si inserisce il protocollo d’intesa tra Regione, categorie economiche, forze sociali ed imprese - deliberato ieri mattina in giunta - atto a permettere l’esecuzione della profilassi anche nei luoghi di lavoro. Come si legge nel documento, «il vaccino che verrà messo a disposizione (dalla Regione) tra quelli a oggi forniti dalla struttura commissariale è AstraZeneca, la cui indicazione, secondo le linee di indirizzo ministeriali, è riservata alla popolazione di età compresa tra 18 e 65 anni (in realtà, proprio ieri è arrivato il via libera del ministero della Salute all’utilizzo del farmaco anche per gli over 65, ndr) ad esclusione dei soggetti estremamente vulnerabili», per i quali è indicato l’uso di Pfizer o Moderna. (Nota a margine: per il target dei “fragili”, le Marche hanno già iniziato la vaccinazione, anche in assenza di direttiva ministeriale). Dal canto loro, le categorie che sceglieranno di sottoscrivere il protocollo dovranno «mettere a disposizione e organizzare le proprie sedi regionali e provinciali quali centri di vaccinazione per le imprese loro associate, comunicando l’elenco di questi centri alla Regione». 

E ancora: «eseguire le vaccinazioni nelle proprie sedi associative o in idonee strutture esterne, seguendo le linee operative regionali di vaccinazione nei luoghi di lavoro definite dalla Regione», «raccogliere la disponibilità delle imprese loro associate a eseguire in forma autonoma le vaccinazioni ai propri dipendenti» e «attivare e organizzare autonomamente le risorse professionali e organizzative necessarie e funzionali al perseguimento degli obiettivi vaccinali ed al rispetto delle direttive». Secondo le linee operative definite da Palazzo Raffaello, sarà compito del medico competente raccogliere le adesioni e verificare se il lavoratore potrà essere sottoposto alla vaccinazione con AstraZeneca o se, rientrando nella categoria dei soggetti estremamente vulnerabili, dovrà essere candidato alla somministrazione di Pfizer o Moderna.

Per i lavoratori che abbiano registrato una positività al Covid, «è possibile la somministrazione di un’unica dose di vaccino – si legge nel protocollo –, purché venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa (per i soggetti che presentano condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici resta indicata la doppia dose)». Il punto vaccinale allestito nei luoghi di lavoro dovrà prevedere un’area per l’accettazione, una postazione per la somministrazione e un’area di post-vaccinazione, e dovrà garantire la disponibilità immediata di farmaci da utilizzare in caso di eventi avversi. A titolo di sicurezza, sarà necessaria la presenza di una autoambulanza nei pressi dei locali individuati per la vaccinazione. 

La decisione di estendere le vaccinazioni ai luoghi di lavoro viene stigmatizzata dalla consigliera regionale dem Anna Casini, che sottolinea come «ancora ci siano migliaia di disabili, persone fragili di tutte le età ed over80 che non sono in grado di muoversi e che non sanno quando saranno vaccinati».

Nell’attesa di vedere quante categorie aderiranno al protocollo, la campagna vaccinale prosegue. Restando nell’alveo delle categorie per cui viene utilizzato AstraZeneca, a ieri – dati del ministero della Salute – i membri del personale scolastico che avevano ricevuto la profilassi erano 5500, mentre per quanto concerne le Forze dell’ordine, il dato si assesta sulle 3741 somministrazioni. Stando al Piano vaccinale stilato dalla Regione, alla prima categoria appartengono circa 33.100 soggetti nelle Marche, mentre alla seconda più o meno 11mila. Con Pfizer e Moderna, invece, sono state finora somministrate 58.643 dosi tra il personale sanitario, 22.760 tra quello non sanitario, 8647 nelle Rsa e 43.898 nel target over 80.

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