L'allarme di Gregorini (Cna): «Tra due mesi si pagheranno di nuovo le rate dei mutui. Sarà un incubo per le piccole imprese»

Otello Gregorini, segretario Cna Marche
Otello Gregorini, segretario Cna Marche
di Arianna Carini
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Mercoledì 7 Aprile 2021, 08:40

ANCONA  - Un incubo si aggira tra le aziende marchigiane e toglie il sonno ad artigiani e piccoli imprenditori. A giugno scadranno le moratorie sui prestiti e si ricominceranno a pagare le rate sui fondi ottenuti con la garanzia dello Stato. Ma le imprese, fiaccate da dodici mesi di pandemia, strette tra chiusure e aperture a regime ridotto, non hanno le risorse per affrontare un repentino ritorno alla normalità delle regole ordinarie.

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«Occorre pensarci per tempo e non farsi trovare impreparati - afferma Otello Gregorini segretario Cna Marche - e serve una exit strategy per scongiurare possibili gravi choc sul sistema bancario e sul sistema produttivo. In particolare vanno prorogate le misure in scadenza a giugno. Inoltre è necessario che l’Unione Europea segua l’esempio dell’Italia, estendendo da 7 a 15 anni la durata dei finanziamenti fino a 30 mila euro assistiti da garanza pubblica. Infine è urgente individuare strumenti per favorire la rinegoziazione di circa 200 miliardi di euro di esposizioni congelate con le moratorie, di cui circa 5 miliardi nelle Marche ai quali aggiungere altri 3,5 miliardi per le richieste al Fondo di Garanzia. Complessivamente quasi il 50 per cento dei 18 miliardi del credito bancario alle imprese marchigiane, risulta coperto da moratorie sui prestiti e dal Fondo di Garanzia. Anche grazie a queste agevolazioni, lo scorso anno i prestiti alle imprese marchigiane, sono aumentati del 3,8 per cento. Tra qualche mese le imprese dovrebbero cominciare a restituirli, ma non hanno la liquidità necessaria».

Una situazione preoccpante, secondo Cna Marche, tenuto conto che le sofferenze delle imprese marchigiane sono pari al 10,4 dei crediti per complessivi 1,8 miliardi di euro, a cui si aggiunge il 18,2 per cento di crediti deteriorati
La mancanza di liquidità sarà un problema anche per far fronte alle spese aziendali.

Secondo un’elaborazione del Centro Studi Cna Marche sui dati Istat, il 56,1 per cento delle aziende del nostro sistema produttivo teme di non poter far fronte alle spese correnti nei prossimi mesi e il 39,9 per cento ritiene che ci siano seri rischi per la sostenibilità dell’attività.

«Va tenuta molto alta la soglia dell’attenzione nei prossimi mesi, perché il problema della mancanza di liquidità per gli artigiani e per le piccole imprese» sostiene Gregorini «può diventare molto serio. Occorre semplificare le procedure e gli istituti di credito devono comprendere che siamo in una situazione di emergenza e i finanziamenti alle imprese devono diventare prioritari. In questo contesto la legge regionale 13, che scade anch’essa a giugno, dovrebbe essere prorogata, perché si è rivelata uno strumento fondamentale per risolvere le criticità legate alla mancanza di liquidità delle imprese marchigiane. Importante anche la legge regionale 47, di recente approvazione, che prevede finanziamenti fino a 10 mila euro per la copertura totale degli interessi da parte della Regione, per imprese colpite da chiusure totali o parziali. Inoltre vanno coinvolti e finanziati i Confidi, che hanno dato prova di sostenere l’imprenditoria diffusa nella crisi in corso».

Lo scorso anno Uni.Co, il Confidi delle Marche, che ha oltre 60 mila soci ed al quale aderisce anche Cna Marche, ha garantito a 3.739 imprese finanziamenti per 123 milioni di euro di cui il 70 per cento a medio e lungo termine e il 30 per cento a breve termine. Nei primi due mesi del 2021 sono stati garantiti 32 milioni di euro. Con un aumento del 12 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tramite i Confidi, le imprese possono accedere al Fondo Nazionale Antiusura ed evitare di cadere nelle mani degli strozzini e della criminalità organizzata. Con la nuova normativa i Confidi potranno intervenire direttamente ed avranno un ruolo ancora più incisivo. Negli ultimi dodici mesi, sono state 25 le aziende marchigiane che si sono rivolte Uni.Co, il Confidi delle Marche, per far ricorso al Fondo antiusura. Hanno così evitato di fallire o, in alternativa, di farsi stringere il cappio al collo dagli usurai.

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