Contrordine smart working: a casa due giorni su cinque. Anche Palazzo Raffaello si adatta alle disposizioni nazionali dopo il confronto con i sindacati

Contrordine smart working: a casa due giorni su cinque. Anche Palazzo Raffaello si adatta alle disposizioni nazionali dopo il confronto con i sindacati
Contrordine smart working: a casa due giorni su cinque. ​Anche Palazzo Raffaello si adatta alle disposizioni nazionali dopo il confronto con i sindacati
di Martina Marinangeli
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Domenica 12 Dicembre 2021, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 15:15

ANCONA -  Torna lo smart working “sanitario” in Regione. In un contesto pandemico che sta attraversando una fase di espansione, si è valutata l’opportunità di riattivare l’opzione del lavoro agile, a discrezione dei dirigenti, secondo una logica che preveda per i dipendenti almeno tre giorni in presenza e non più di due in smart working. 


Una decisione che recepisce le nuove indicazioni del governo in materia, introducendo il principio del 3+2 su una logica di programmazione: si deve insomma sempre sapere chi lavora da remoto e chi no. «Nelle more dell’entrata in vigore delle linee guida sullo smart working, tenuto conto della incrementata diffusione del virus e della sussistenza ancora dello stato di emergenza – spiega l’assessore al Personale, Guido Castelli –, è stato condiviso con le organizzazioni sindacali della regione e la Rsu, un protocollo che, oltre a declinare le fattispecie di legge che consentono di autorizzare lo smart working in deroga, prevede la possibilità, per il dirigente e sulla base di turnazioni prestabilite, in assenza di arretrato di lavoro, e al di fuori delle attività in turnazione e non remotizzabili, di programmare, in accordo con i dipendenti, delle giornate di lavoro in smart working sempre però garantendo lo svolgimento in prevalenza delle attività lavorative di ciascuno, in sede». 


L’accordo arriva in un momento delicato, in cui la diffusione del virus deve essere contenuta, ma senza pregiudizio per l’esercizio continuativo ed in sicurezza delle attività istituzionali. «Per il suo contenuto – prosegue il titolare della delega –, che contempla, per esempio, anche la possibilità per un genitore con figlio con meno di 16 anni in didattica a distanza di poter lavorare in modalità agile, viene incontro sia alle esigenze dei lavoratori che a quelle del datore di lavoro che, in questo modo, si garantisce la possibilità di essere costantemente al servizio della cittadinanza per non dover interrompere l’erogazione dei propri servizi.

Lo smart working è infatti un’opportunità e per questo motivo stiamo già lavorando a definire le regole per introdurre tale modalità di lavoro in un contesto di ordinarietà».

Secondo quanto stabilito dalle direttive governative, entro il 31 gennaio 2022, ogni amministrazione dovrà presentare il proprio Piano integrato di attività ed organizzazione, all’interno del quale confluirà anche il Pola (Piano organizzativo del lavoro agile), così da ridisegnare i confini del mondo del lavoro in tempi di Covid, garantendo almeno una parvenza di ritorno alla normalità. 


Per i dipendenti statali, l’era dello smart working era terminata, almeno nel suo uso prevalente, il 15 ottobre, con l’entrata in vigore del decreto per il rientro dei dipendenti della Pubblica amministrazione nei canonici luoghi di lavoro. 

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