ANCONA - Tutti d'accordo stavolta. E anche questo fa notizia: sulla rivitalizzazione dei borghi consenso unanime. Ecco allora investimenti per rendere i borghi più vivibili, attrattivi, sicuri e accoglienti, con interventi di tipo multidisciplinare, rivitalizzarne il tessuto socio-culturale ed economico-produttivo. Lo prevede una proposta
di legge approvata - come detto - all'unanimità dal Consiglio regionale (31 a favore) per il «Sostegno alle iniziative integrate di riqualificazione e valorizzazione dei borghi e dei centri storici delle Marche e promozione e sviluppo del turismo diffuso e sostenibile».
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Sono previste azioni settoriali su molte materie, sostegno alla promozione e alla realizzazione di un turismo diffuso e sostenibile, con la realizzazione dei progetti strategici «Borgo accogliente», «Albergo diffuso», «Residenze diffuse». La votazione è arrivata dopo un lungo dibattito, concluso dal presidente della Giunta Francesco Acquaroli, e della discussione di numerosi emendamenti; tra questi ultimi uno elimina il limite dei 15mila abitanti per il riconoscimento di borgo storico.
L'esame era iniziato il 27 ottobre e poi, su proposta del presidente Acquaroli, era slittato a oggi per coinvolgere tutte le forze e raggiungere una convergenza più ampia. A diversi emendamenti hanno concorso le opposizioni in
condivisione con la maggioranza per migliorare il testo. «È una legge importante per il nostro territorio - ha detto
in aula Acquaroli - perché ha uno sguardo concreto a tutti quei luoghi, e le altre aree, che rappresentano patrimonio importante per la regione ma che attraversano una fase di difficoltà» e in particolare per lo «spostamento da centri storici ad altre aree urbane, con alta densità infrastrutturale».
«La legge sui borghi - ha detto Acquaroli - si sposa con il Pnrr per la ricostruzione, con l'internazionalizzazione e il turismo, con le strategie tecnologiche». Ci sono una «strategia e una volontà forti da mettere insieme. Con una collaborazione istituzionale forte, possiamo dare compimento a una nuova fase in cui torniamo centrali per la nostra identità storica, le nostre potenzialità, senza seguire modelli più conformi ad altre regioni».
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