Il commissario Losacco a tutto campo: «Il nuovo Pd in otto mesi poi si elegge il segretario. Anche con le primarie»

Il commissario Losacco a tutto campo: «Il nuovo Pd in otto mesi poi si elegge il segretario. Anche con le primarie»
Il commissario Losacco a tutto campo: «Il nuovo Pd in otto mesi poi si elegge il segretario. Anche con le primarie»
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 1 Maggio 2022, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 00:45

ANCONA - Alberto Losacco, deputato e commissario del Pd delle Marche: da ormai un mese è alla guida del partito marchigiano dopo il tentativo fallito di andare a congresso per la nomina del nuovo segretario. Che idea si è fatto?

«È un partito in sofferenza e il campanello d’allarme è partito dalla base che negli anni si è andata sempre più assottigliando. La sconfitta elettorale è anche figlia di questo progressivo indebolimento».


L’idea generale è che anche dall’interno non si sia investito sul partito ma sugli orticelli personali. Condivide questa posizione?
«A Roma la situazione del Pd marchigiano era considerata molto difficile: il segretario Letta ha pensato a me perchè ho gestito il commissariamento del partito in Sicilia, incarico delicatissimo ma che alla fine ha prodotto risultati concreti».


Proviamo a definire i tempi per il rafforzamento del partito.
«A fine estate avremo il quadro più chiaro, ma il tesseramento si chiude a fine anno e l’ipotesi più concreta è che il percorso congressuale si concluda all’inizio del 2023.

Tuttavia se si dovesse arrivare ad una convergenza di posizioni la tempistica potrebbe anche ridursi». 


La parola d’ordine a questo punto è tesseramento. 
«Fondamentale partire dal rafforzamento della nostra base, con una campagna di tesseramento che si svolgerà prevalentemente online. Come sperimentato in altre regioni, questa modalità ha favorito l’allargamento a persone sino ad ora più difficilmente raggiungibili con il tesseramento nei Circoli. Non solo. Ha restituito una fotografia puntuale delle nostre forze, indicando territori e ambiti che richiedevano un maggior impegno e quelli con potenzialità che andavano solamente sollecitate».


E il punto d’arrivo?
«Un Pd che si apra alle nuove generazioni, al mondo del volontariato e dell’associazionismo, ai professionisti, ai settori produttivi per costruire un progetto di Governo regionale attorno a una visione alta delle Marche e del suo ruolo nell’Italia del dopo pandemia. E questo anche attraverso altre iniziative».


Quali per esempio?
«La campagna d’ascolto e una serie di Agorà sui tempi più sentiti della vita regionale o che comunque saranno indicati secondo le regole stabilite dalla piattaforma nazionale. Le Agorà sono state pensate come il luogo dell’elaborazione programmatica ma anche come un modo anche per ripensare la forma-partito attraverso il duplice incrocio tra partecipazione fisica e virtuale, tra iscritti, simpatizzanti o semplici cittadini interessati al tema».


Come avete improntato la campagna d’ascolto?
«Con un’assemblea in ogni provincia in cui dirigenti e iscritti, elettori, simpatizzanti o semplici cittadini interessati secondo standard di dibattito europeo, interverranno per 3 minuti ma in tanti. Anche qui l’obiettivo è allargare la nostra base sociale, stimolando il partito a costruire una connessione con le articolazioni della società marchigiana».


Il Pd non è riuscito a trovare la convergenza su un candidato unitario per la segreteria. Come sarà il congresso “modello Losacco”?
«Anche con le primarie, giornata di forte partecipazione che tutti auspichiamo rappresenterà la chiusura del cerchio per un partito pronto a camminare nuovamente da solo e sotto la guida del nuovo segretario».


Ad agitare le acque del Pd anche il caso Mangialardi, con la storia su Instagram dove Le Pen e Salvini comparivano a testa in giù. Il suo commento?
«In consiglio regionale il gruppo è rimasto unito contro la strumentalizzazione della vicenda da parte del centrodestra e questo mi ha fatto molto piacere».


Ci saranno provvedimenti?

«Il commissario ha pieni poteri sul partito ma non può decidere chi fa il capogruppo in Regione».

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