Il climatologo Carlo Bisci: «Nelle Marche temperature anomale e invece della pioggia si scatenano i temporali»

Il climatologo Carlo Bisci: «Nelle Marche temperature anomale e invece della pioggia si scatenano i temporali»
Il climatologo Carlo Bisci: «Nelle Marche temperature anomale e invece della pioggia si scatenano i temporali»
di Lucilla Niccolini
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Giovedì 20 Ottobre 2022, 04:20

Fin dall’inizio di giugno ci si era resi conto che l’estate sarebbe stata molto calda. Già allora le temperature registrate sfidavano di qualche grado i record del 2003, e poi del 2015. Con l’avvento dell’autunno, la situazione non è cambiata: afa nelle grandi città, a ottobre, come nessuno ricorda. Abbiamo chiesto al professor Carlo Bisci, climatologo dell’Università di Camerino, Professore associato di Geografia fisica e Geomorfologia, la conferma di questa percezione. «Dati alla mano, siamo assolutamente fuori media. Anche senza generalizzare, perché il clima in aree molto vaste non può mai essere omogeneo, il caldo è eccezionale in molte parti d’Italia».


Il confronto


Di quanto al di sopra della media? «Di molto: 3-4 gradi, se confrontiamo le temperature con quelle registrate negli anni ‘70/’80.

Il confronto andrebbe fatto sul secolo, ma quello che preoccupa, comunque, è la tendenza. Poi, quello che colpisce di più è il cambiamento nei regimi di pioggia». Drammaticamente cambiati. In che termini? «Non si può dire che piova di meno, la quantità in genere non si discosta di molto dalle medie stagionali, regione per regione. Ma diverso è il modo. Assistiamo, in alcune aree, a violenti temporali, piogge intense, concentrate in un tempo circoscritto, anche se non proprio breve. Non più le pioggerelline distribuite nei giorni, settimana per settimana, che caratterizzavano i nostri autunni di un tempo». Per restare ai fenomeni che hanno colpito certe zone delle Marche il 15 settembre e il 10 ottobre, c’è chi parla di cicloni. «Non proprio. Parlerei piuttosto di sistemi temporaleschi “V-shaped”, così definiti per la forma a V. Dipendono dal fatto che il mare ha raggiunto un’alta temperatura: l’estate ha registrato un aumento di almeno 4-5 gradi, con la conseguenza di una maggiore evaporazione. Questo ha formato una massa d’aria calda e umida, che quando è stata raggiunta da masse di aria fredda, provenienti dal nord, si è condensata in nubi molto spesse e alte. Quello che si è concentrato sulle zone dell’entroterra marchigiano, per di più, è rimasto stabile per diverse ore, causando i danni che sappiamo». Sono fenomeni che si manifestano come conseguenza del famigerato “effetto serra”? «Sono l’effetto indiretto del cambiamento climatico, uno degli aspetti estremi, che caratterizzano la tropicalizzazione del clima: più evaporazione dell’acqua marina, maggiore differenza di temperatura tra aree vicine, quindi venti più veloci e onde più alte». 


Le conseguenze


Guardando da un altro punto di vista, almeno la siccità di questa estate può risolversi con le grandi piogge. La risposta del professor Bisci è perentoria. «Purtroppo no. Se si rarefanno le pioggerelle autunnali e si intensificano i temporali, il suolo si satura subito e l’acqua non ha tempo per scendere in profondità, scorre via. L’agricoltura ne è danneggiata, perché l’humus si dilava. Né avremo più rifornimento idrico, perché la pioggia torrenziale non riesce a riempire le falde acquifere, e le cisterne naturali sulle montagne non si ricaricanO». Un’emergenza, cui possibile porre rimedio? «Molto poco, nel breve termine. Ammesso che in Italia smettessimo di produrre gas serra, l’effetto sarebbe marginale. Il fenomeno è globale e lo sforzo maggiore per ridurre le emissioni dovrebbero farlo i grandi Paesi, come Cina, Russia, Usa, India. In fondo, l’Italia è un Paese quasi virtuoso, ancorché non abbastanza: la quantità di anidride carbonica emessa per abitante è inferiore alla media dei Paesi più sviluppati».

Comunque siamo in forte ritardo. «Ma non troppo, per cercare almeno di rallentare il cambiamento climatico, per appiattire la curva che sale, ogni anno di più, dell’emissione di anidride carbonica e, di conseguenza, della temperatura. Bisogna almeno impedire che la temperatura cresca più di un grado e mezzo». Ma cosa si può fare, oltre a ridurre le emissioni, per scongiurare disastri come quelli recenti nelle Marche? «Va stimolata un’oculata pianificazione territoriale. I Piani di Adattamento al Cambiamento Climatico, già adottati da qualche Comune della nostra Regione, studiano il territorio in funzione del clima indicando possibili contromisure. Ma richiedono tempi lunghi, che sfuggono alla visione politica, non “pagando” dal punto di vista elettorale. L’opinione pubblica, opportunamente informata, dovrebbe spingere in questa direzione i suoi amministratori.

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