ANCONA - Che sia una chiesa o un palazzo storico, una torre di guardia o un intero borgo, un promontorio o una riserva naturale, ci sono posti che solo a pensarli regalano emozioni. Sono i luoghi del cuore, che danno il nome alla campagna del Fai sui siti italiani da non dimenticare. Tempo qualche giorno, esattamente giovedì prossimo, sapremo qual è il luogo che scalda più il cuore, sia degli italiani che regione per regione. L’undicesima edizione del Censimento organizzato dal Fondo Ambiente Italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, si è conclusa il 15 dicembre scorso, ma c’è voluto un po’ di tempo per completare la raccolta dei voti espressi per posta.
Giovedì la proclamazione
In attesa degli ultimi conteggi, c’è però già una classifica provvisoria abbastanza delineata, anche se passibile di modifiche, fino alla proclamazione di giovedì. Nelle Marche il luogo del cuore finora più votato, con 1.884 preferenze, si trova a Canavaccio di Urbino ed è la pieve di Santo Stefano di Gaifa e torre Brombolona, il cui imponente profilo si staglia sulle colline che digradano dai monti delle Cesane. Il luogo del cuore al momento preferito tra i siti marchigiani non è nella parte alta della classifica provvisoria nazionale, veleggiando al 73° posto. E avrà bisogno di un buon colpo di reni nei voti finali in arrivo via posta per raggiungere la soglia minima (2.500) richiesta per partecipare al bando “I Luoghi del Cuore” che verrà lanciato a primavera, e richiedere un intervento al Fai candidando un progetto. Ma anche fosse solo un titolo onorifico, il primato regionale darebbe comunque visibilità richiamando turisti e magari anche fondi pubblici per la valorizzazione e il restauro, visto che la pieve di Canavaccio porta i segni del tempo e all’interno non è accessibile.
La campana rubata
Peccato, perché Santo Stefano di Gaifa e la torre Brombolona sono «la più significativa testimonianza - spiega il sito del Fai dedicato al concorso - che ancora permane del castello di Primicilio, al quale, nei secoli XIII-XIV, si affiancava a breve distanza quello di Gaifa, che la tradizione vuole in gran parte rovinato per frana già nel secolo XV o distrutto da Cesare Borgia, il Valentino, nel 1502».
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