Marche, è allarme: per le chiese ferite dal terremoto cinque diocesi non hanno fondi

Marche, è allarme: per le chiese ferite dal terremoto cinque diocesi non hanno fondi
Marche, è allarme: per le chiese ferite dal terremoto cinque diocesi non hanno fondi
di Véronique Angeletti
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Mercoledì 28 Dicembre 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 16:25

ANCONA Peggiorano i conti e sale il disagio dei fedeli nelle chiese rimaste chiuse dopo il terremoto del 9 novembre scorso. Per le cinque Diocesi al Nord del Conero coinvolte nello sciame sismico urge intervenire ma i costi della messa in sicurezza e delle riparazioni sono troppo alti e i fondi non ci sono. «Le chiese – entra nel merito il Vescovo di Ancona, Monsignor Angelo Spina – sono sì luoghi di culto, punto centrale della Fede ma anche punto di aggregazione. Sono elementi di identità di un quartiere, di un paese con tutta la sua storia culturale, sociale e civile. Pertanto, chiudere quel luogo equivale a far perdere alle persone un punto di riferimento».

 
Saloni e stanze

Il che spiega l‘invito della Diocesi di Ancona alle comunità delle chiese chiuse a reperire nella vicinanza saloni e stanze per ospitare le funzioni. «Il che purtroppo – osserva il Vescovo – smorza ma non cancella il disagio».

E di conseguenza spiega la richiesta di accelerare le verifiche. «Il giro - conclude - è iniziato con i tecnici dell’Ufficio per i beni culturali della Diocesi, poi è proseguito con i Vigili del fuoco, con la Protezione civile e la Sovrintendenza ma con le schede pronte, il problema rimane. Le riaperture sono condizionate da lavori che richiedono risorse che non riusciremo a trovare».

Le transenne

Attualmente, sono dodici i luoghi di culto chiusi. Tra cui in Ancona quella del Santissimo Sacramento, della Sacra Famiglia, di Posatora, degli Scalzi, di San Domenico, e quella dei Cappuccini. Poi, a Filottrano, la chiesa di San Michele e a Osimo, la chiesa di San Marco dove le funzioni si svolgono nell’oratorio. A Senigallia, per colpa del terremoto non è aperta alle funzioni la Cattedrale Basilica. A preoccupare non sono i pezzi di intonaco caduti con le scosse ma le crepe nella cupola. Pertanto, le celebrazioni sono state spostate nella Cappella di San Gaudenzio e nella chiesa della Maddalena. Nella Diocesi, sono sette le chiese chiuse, tra cui quella di Santa Maria del Ponte al porto e, a Corinaldo, il Santuario di Santa Maria Goretti. Il che non interferisce con il flusso dei pellegrini, il culto è stato spostato nella chiesa più vicina. Seppure abbia solo quattro luoghi di culto danneggiati, la Diocesi di Fano dovrà affrontare un conto molto salato. «Quella in assoluto la più lesionata – interviene il Vescovo Monsignor Armando Trasarti - è la chiesa parrocchiale di Roncosambaccio». Sorge su un rilievo tufaceo che già nel IX secolo ospitava una pieve. «Per riaprirla, ci vorranno circa un milione di euro mentre saranno necessari almeno 200mila per Sant’Andrea in Villis del convento delle carmelitane». 

Le impalcature

Ospitava una volta la festa della castagna che attirava i compratori di legname. Altra chiesa lesionata quella sconsacrata di Sant’Arcangelo nel centro storico e poi, la parrocchiale di Santa Maria del Soccorso che sorge sul punto più alto del Comune di Montemaggiore. A Pesaro, la Cattedrale è aperta ai fedeli. A verifiche completate, sono rimaste solo le impalcature sull’arco del presbiterio, un’area periferica, mentre rimangono chiuse la Pieve di Candelara, la chiesa della Maternità della Madonna in via Branca, quella di Santa Marina Alta nel Parco del San Bartolo e una serie di locali inerenti a delle chiesette nel centro storico. Aperto al pubblico anche l’Episcopio ad esclusione di un corridoio di collegamento di stanze minori.

Mentre solo dalla notte di Natale è stata riaperta la chiesa dei Cappuccini, simbolo del terremoto con la sua statua a 30 metri di altezza rimasta senza volto. Merito del lavoro dell’impresa Mercolini Matteo e Torelli Fabio che, sotto le direttive dei Vigili del Fuoco e della Sovrintendenza delle Belle arti hanno messo in meno di un mese e mezzo in sicurezza le sue cinque guglie. Infine, nella Diocesi di Fabriano rimane purtroppo chiusa la Cattedrale, la chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta di Melano e due altre piccole chiese del centro storico.

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