Cento milioni alla cultura marchigiana: «Linfa per borghi e teatri»

Cento milioni alla cultura marchigiana: «Linfa per borghi e teatri»
​Cento milioni alla cultura marchigiana: «Linfa per borghi e teatri»
di Chiara Morini
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Mercoledì 28 Dicembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre, 07:27

ANCONA Valorizzazione della cultura locale, teatri, spettacoli e anche libri: sono le idee nella nostra regione su come spendere i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la cultura annunciati dal ministro Gennaro Sangiuliano, nella sua visita marchigiana di metà dicembre. «Il Pnrr - ha detto - porterà 4 miliardi di euro di cui 100 milioni sono destinati alle Marche: li spenderemo per mettere in sicurezza il patrimonio culturale, per la digitalizzazione, la rimozione delle barriere e la valorizzazione dei borghi», confermando la volontà di far rivivere villa Buonaccorsi, preziosa dimora sulle colline nei dintorni di Potenza Picena.


Le peculiarità

Va nel particolare, Giorgia Latini. «Bisogna cercare - commenta la deputata - di mettere in risalto i nostri caratteri identitari e culturali.

I borghi sono tutti belli, ciascuno ha le proprie peculiarità, come abbiamo mostrato in Marche Storie. In collaborazione con la Camera di Commercio, oltre agli spettacoli, il territorio si promuove con un box di prodotti da offrire al turista». Rilancia, con la candidatura dei teatri per il patrimonio Unesco. «È la più complessa - aggiunge - a livello nazionale: ci sono tantissimi teatri, e pure il borgo più piccolo ha il suo». Non spezza il ritmo del fare: «Ho presentato un ordine del giorno alla legge di bilancio per villa Buonaccorsi, luogo simbolo della regione, anche nella prospettiva che diventi l’accademia regionale del cinema. Tra le priorità ritengo che ci siano anche i restauri dei teatri ancora chiusi dopo il sisma, e ho chiesto anche di raddoppiare i finanziamenti per le rievocazioni e i carnevali storici». 

Gli eventi

Una quota dei finanziamenti, il presidente Amat Piero Celani, la vorrebbe destinare per riportare il teatro tra la gente. «Con il “teatro fuori di sé” – spiega – ho in mente di riprendere un’idea dei tempi della presidenza della provincia di Ascoli: portare la cultura sui territori, il teatro tra la gente, e non solo nei luoghi deputati, che si svolga in palcoscenici naturali come piazze o luoghi panoramici. Abbiamo chiesto 300mila euro alla Regione per realizzare grandi eventi, uno in ogni provincia, scegliendo località colpite dal sisma o dall’alluvione, dando attenzione all’aspetto sociale. Con due o tre milioni di euro il progetto durerebbe, e si ricreerebbe il rapporto di fiducia con la gente». Aiuterebbe anche l’indotto e il lavoro del settore, e a questo proposito, Velia Papa, direttore di Marche Teatro, afferma che «strutture come la nostra, sono in crescita, anche grazie ai finanziamenti. Tutti siamo un po’ sotto organico, e servirebbero fondi per assumere, per aiutare ulteriormente lo sviluppo. La risposta del pubblico è buona, e i teatri di produzione, con un aumento di organico, favorirebbero la creatività giovanile e la diversificazione dell’utenza». Maggiori fondi allo spettacolo sarebbero, per la presidente del Consorzio Marche Spettacolo, Katiuscia Cassetta, «un’ottima boccata di ossigeno. Vedremo nelle prossime settimane, come poter mettere le attività a sistema. Stiamo pensando a collaborazioni con il settore produttivo, confrontandoci ancora con la Regione, e continueremo a monitorare le ricadute sul territorio». 

I volumi 

Non solo attività, ma anche musei, e il professor Stefano Papetti ricorda che «il ministro ha parlato di catalogazione e informatizzazione dei beni culturali, la valorizzazione dei musei e la promozione di festival. Positiva l’attenzione anche verso la conservazione, altrimenti come si fa a tutelare i beni culturali?». L’editore Andrea Livi spera che ci possano essere fondi anche per «i libri, che restano e danno un senso alla cultura di questa regione. Oggi si conservano i volumi ieri, ma un domani le biblioteche conserverebbero anche quelli di oggi. Fondi per l’editoria lascerebbero una traccia profonda». 

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