Case di riposo, il blitz di Saltamartini: «Vado di persona e tavolo permanente»

Case di riposo, il blitz di Saltamartini: «Vado di persona e tavolo permanente»
Case di riposo, il blitz di Saltamartini: «Vado di persona e tavolo permanente»
di Andrea Taffi
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Venerdì 6 Novembre 2020, 04:25

Buongiorno, sono l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, posso parlare con il titolare della casa di riposo? Volevo fare un giro per vedere com’è la situazione». Ore 8.30, ieri mattina, siamo nel Maceratese, all’ingresso di una delle tante strutture comunali che sul territorio assistono gli anziani autosufficienti. L’infermiere strabuzza gli occhi: «L’assessore?». È la scena accaduta ieri per due volte in due case di riposo differenti. Si ripeterà anche oggi e nei prossimi giorni. 

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Se c’è un problema (e il problema c’è, e come) con le case di riposo, Saltamartini sceglie l’unica scorciatoia possibile per toccare con mano la situazione: verificare di persona. I blitz in corsia non sono una novità nella letteratura di genere: nel 1994 il pioniere fu l’allora ministro della Sanità, Costa che si presentava di notte per controllare la situazione nei reparti. Per le Marche invece è un inedito e presto conosceremo cadenze, risultati e forse anche sanzioni per le verifiche. Il secondo step varato da Saltamartini è un tavolo permanente con la Asur per il monitoraggio continuo del mondo dell’assistenza agli anziani che comprende le strutture per i non autosufficienti, le Rsa (entrambe in convenzione con Regione e Asur) e le case di riposo (competenza dei Comuni). 

Saltamartini ha chiesto report aggiornati su esiti dei tamponi e situazioni a rischio tra gli ospiti. Ma anche il numero giornaliero di ore di assistenza dedicata, struttura per struttura, di medici e infermieri che la Asur deve assicurare. Il tavolo permanente, una sorta di Gores bis focalizzato sugli anziani, si svolgerà tutte le mattine. Il retroscena è il nuovo incidente di percorso con i dirigenti sanitari, ormai tutti sollecitati in maniera aperta e senza complimenti. Pare che a fronte delle rassicurazioni avute dalla prima linea dei manager, Saltamartini abbia fatto telefonate a campione tra pronti soccorso e medici. Uno di questi, un infettivologo che doveva trovarsi nella struttura che gli era stata assegnata, invece gli ha risposto che stava in reparto per problemi sopraggiunti. Così l’assessore ha deciso di voltare pagina intrecciando nella già affollata agenda (riunioni tecniche e politiche, videoconferenze con i sindacati di medici, infermieri e farmacisti) i sopralluoghi sul campo. 

Non è tutto. Al di là della svolta decisionista, c’è un tarlo che rode nell’analisi della situazione territoriale. Come è possibile che dopo aver dato lo stop alle visite si siano infettati così tanti ospiti nelle strutture per anziani? La risposta è dirimente e il sospetto latente è che siano stati proprio i dipendenti a portare il Covid. Oppure non sono stati seguiti i protocolli prescritti. Per questo Saltamartini ha chiesto ispezioni nelle case di riposo per la verifica delle dotazioni interne di dispositivi di protezione e su eventuali screening periodici (test o tamponi) eseguiti tra gli operatori. L’upgrade ordinato da Saltamartini, per quanto tardivo vista la progressione dei contagi nelle case di riposo, risponde a un rischio da evitare a tutti i costi. 

Se il virus aggredisce gli anziani con patologie pregresse il numero di ricoveri e pazienti in terapia intensiva già in rapida ascesa inizierà a galoppare.

E allora sarà tutto più difficile. «Salvare vite» ripete l’assessore come un’ossessione ai collaboratori «dobbiamo proteggere chi 50 anni fa ci ha fatto arrivare qui oggi». Anche per questo è stato chiesto ad Asur e Comuni di reperire tablet (per le strutture che non ne fossero provviste) in modo da garantire un collegamento tra ospiti e famigliari. 

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