ANCONA - «Gentilissimo presidente Acquaroli, come certamente saprà, il sisma del Centro Italia a cavallo tra il 2016 ed il 2017 ha stravolto le vite di tantissimi cittadini». Inizia così la lettera inviata nei giorni scorsi al governatore delle Marche da 18 sindaci di Comuni del cratere sismico (siamo nelle provincie di Ascoli e Fermo), che rischia di aprire un nuovo fronte interno nell’ambito degli appalti per l’edilizia residenziale pubblica.
Le firme di 18 sindaci
Ci sono i primi cittadini di di Force, Roccafluvione, Appignano, Offida, Cossignano, Castorano, Castignano, Montegallo, Folignano, Montedinove, Montefortino, Montelparo, Comunanza, Montefalcone Appennino, Palmiano, Colli del Tronto, Santa Vittoria in Matenano e Rotella. «Il percorso di ricostruzione non è certamente immediato - è il preambolo dei sindaci - ma siamo convinti che la strada intrapresa grazie al Commissario Legnini sia quella giusta e ci fa guardare con fiducia al futuro».
Il secondo tema
Il secondo punto, se possibile, è ancora più delicato della questione dei tempi e verte sull’ambito più importante della delibera 483 (30 milioni in ballo). Ovvero: «agevolare il recupero e la ristrutturazione degli edifici di edilizia popolare siti nei centri storici, specie dei piccoli comuni, essendo quelli che più necessitano di interventi di riqualificazione perché maggiormente lesionati dal sisma». Fin qui tutto bene mentre sarebbe disallineato dall’obiettivo indicare una premialità «per i comuni ad alta tensione abitativa. Tale criterio rischia al contrario di penalizzare i piccoli comuni in quanto non ad alta tensione abitativa». Tradotto: c’è il timore che lo stanziamento del governo possa aiutare più capoluoghi come Ascoli e Macerata che non i piccoli comuni.
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