Ciccioli, passo indietro dopo la gaffe sull'alluvione. E ora Acquaroli cerca un nome anconetano

Ciccioli, passo indietro. E ora Acquaroli cerca un nome anconetano
Ciccioli, passo indietro. E ora Acquaroli cerca un nome anconetano
di Maria Cristina Benedetti
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Venerdì 14 Ottobre 2022, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 07:30

ANCONA - È l’ora delle scelte. Inderogabili. Francesco Acquaroli oggi incontrerà Carlo Ciccioli, suo sodale di partito, al quale chiederà di farsi indietro. Il governatore pretenderà che il capogruppo di Fratelli d’Italia si sfili dalla terna che, con i leghisti Antonini e Biondi, avrebbe dovuto accomodarsi a Palazzo Raffaello negli scranni che erano di Castelli-Carloni-Latini, da ieri in Parlamento.

Si scioglierà così il nodo Ciccioli-assessore, dopo la gaffe istituzionale che s’è consumata lo scorso martedì nell’aula del Consiglio. Il medico psichiatra, con la passione per la politica, sembra ormai essere del tutto fuori dalle logiche del governo regionale, dopo aver dichiarato, sulle vittime dell’alluvione del 15 settembre, che erano «al posto sbagliato nel momento sbagliato».

Da due giorni s’è chiuso in un silenzio ostinato, il che fa presagire che sia pronto alla resa. 


Il teorema 


Indignatissimo, il presidente esigerà anche che Ciccioli abdichi dal ruolo di capogruppo di Fdi. La disperazione trasmessa dagli alluvionati, incontrati ieri pomeriggio a Ostra, l’ha caricato. Definitivamente convinto. Fuori e basta. Acquaroli a questo punto deve far quadrare un teorema, fatto più di vincoli che di soluzioni. Primo: eliminare dallo scenario quell’“elefante in un negozio di cristalli” significa dover trovare un altro dorico di centrodestra, meglio se di Fdi. Lasciare il capoluogo senza un assessore regionale, che sventoli la stessa bandiera della futura premier Giorgia Meloni, a pochi mesi dalle elezioni Comunali, non sarebbe strategico. Dovuto corollario: Ancona, a parte Marco Ausili (ritenuto però troppo acerbo), non offre alternative, se non quella di un esterno, il classico tecnico. Qui avanza prepotente il nome di Giacomo Bugaro, consulente del governatore e amministratore delegato di una importante impresa, l’Imesa. Tradotto: non sarebbe estraneo a una eventuale delega al Bilancio. Secondo punto: l’affare, se mal gestito, potrebbe in tempi strettissimi complicare il mandato di Acquaroli. È impossibile conciliare la valanga mediatica, seguita alle dichiarazioni imbarazzanti sulle vittime dell’inondazione, con la leader del suo partito che si prepara a diventare presidente del Consiglio del Paese, dopo aver vinto le Politiche. 


Lo scandalo 


Mosse difficili, se non impossibili, da uniformare. Non è un caso che già mercoledì il governatore avesse annunciato che avrebbe fatto slittare a lunedì l’ufficialità delle new entry. Un tempo-cuscinetto per rafforzare una convizione che pare senza appello. La speranza che Ciccioli si faccia da parte di sua spontanea volontà è stata espressa dal suo gruppo politico, che non lo vorrebbe più come caposquadra, ed esternata da Maurizio Mangialardi, capogruppo dem. Che, in una nota, lo incita: «Trova l’onestà per fare un passo indietro e rinuncia all’incarico da assessore». Aggiunge, l’ex sindaco di Senigallia: «Credo che lo debba in primo luogo alle famiglie delle vittime dell’alluvione del 15 settembre, che hanno pubblicamente espresso tutto il loro sdegno per le parole pronunciate nella sua inaccettabile ricostruzione dei fatti». Un’amarezza, elemento non trascurabile, che gli alluvionati hanno trasmesso direttamente al governatore. C’è un altro possibile snodo per questa vicenda deflagrata: ricorrere a una soluzione-tampone. Del tipo: il neo senatore Castelli, sempre di Fdi, per sei mesi potrebbe dividersi tra i palazzi Raffaello e Madama. Un’eccezione intravista tra le pieghe del regolamento.

A favore di questa ipotesi - che però sembra la meno probabile - gioca l’apertura da sempre espressa dal diretto interessato: «A disposizione delle Marche e del governatore». L’elemento-contro: Acquaroli ha palesato la volontà di tenersi la delega al turismo e di prendersi quella alla Ricostruzione, che era di Castelli. Come dire: la partita la vuole gestire in prima persona. Accetterebbe di rinunciarvi nei sei mesi culmine della ripartizione dei fondi? Ecco perché l’ipotesi Bugaro sembra prendere quota.

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