ANCONA - Quarantotto ore chiusi dentro alle stanze del Nazareno. Quattro rinvii della direzione nel giorno di Ferragosto. Basterebbe quest’agenda degna di un film di Kubrick per rendere l’idea di quanto complessa fosse la chiusura delle liste dei candidati da schierare alle Politiche per un Pd con tanti uscenti e pochi posti a disposizione. E quanto accaduto nelle Marche è un po’ la cartina tornasole. Nella lotta tra correnti, la grande sconfitta è Base riformista (gli ex renziani) epurata dal leader Enrico Letta. E di questa falcidia è rimasta vittima la deputata uscente Alessia Morani, che però ha pagato anche una macchinazione tutta marchigiana degna del miglior Machiavelli. Ma procediamo con ordine.
La scelta definitiva
È quasi la mezzanotte tra il 15 ed il 16 agosto quando dalla segreteria nazionale dem escono i nomi.
La guerra nei listini
A far scorrere il sangue sono stati però soprattutto i collegi plurinominali, dove la guerra tra quote rosa l’ha vinta la maceratese Irene Manzi - benvoluta da Letta - capolista alla Camera e preferita alla Morani, che invece è scivolata in terza posizione (quindi fuori dai giochi). Ma il vero coup de théâtre è stato piazzare l’ex sindaco di Force Augusto Curti al secondo posto: un’operazione che ha ricreato quell’asse Pesaro-Ascoli che aveva provato a metterlo ai vertici della segreteria regionale. Una figura vicina al sindaco di Pesaro Matteo Ricci, burattinaio di questa strategia secondo i più. Capolista al Senato, come da copione, è invece il commissario regionale Alberto Losacco, di Bari. Non è sfuggito a nessuno che, da questo schema, ad uscirne con le ossa rotte sia Morani: per lei due candidature ma in posizioni tali da rendere quasi impossibile una sua elezione.
Il terzo posto nel listino della Camera non scatterà mai e l’uninominale di Pesaro contro il vicepresidente della Regione Mirco Carloni sarebbe un gioco al massacro. L’unico ad avere qualche chance sarebbe stato mr preferenze Andrea Biancani, che però - furbescamente - è stato sfilato dal mazzo. In questo contesto, la diretta interessata ha deciso di tagliarsi fuori dalla corsa. «Nei posti eleggibili per le Marche - scrive Morani sul suo profilo Facebook - sono stati designati Alberto Losacco, Irene Manzi e Augusto Curti. A mia insaputa, il mio partito ha deciso di assegnarmi il collegio uninominale di Pesaro e un terzo posto nel proporzionale. Ho comunicato al mio partito che non intendo accettare queste candidature». A sostituirla in corsa dovrebbe essere uno degli altri nomi femminili espressi dalla federazione di Pesaro e il più quotato è quello di Rosetta Fulvi, segretaria provinciale. Segue l’ipotesi di Margherita Pedinelli, ex sindaca di San Costanzo. Ma anche gli alleati stanno volteggiando sopra quel collegio, ed un nome spendibile potrebbe essere quello di Lara Ricciatti, ex deputata oggi in quota Articolo 1.
Il caso Verducci
C’è infine il caso del senatore uscente Francesco Verducci, che non ha trovato posto nelle Marche ma è stato candidato al quarto posto nel listino del Senato a Torino (quota nazionale in Piemonte). Da Letta in persona la rassicurazione che scatterà, dal momento che i tre nomi che ha davanti troveranno collocazione in altre caselle (Anna Rossomando al Csm, Andrea Giorgis all’uninominale di Torino e Beatrice Lorenzin che è anche capolista al Senato in Veneto).