ANCONA - Fratello Sole e Sorella Luna che si intersecano a mostrare la via. Già nei tre loghi del Cammini Francescani c’è il senso del camminare che è la cifra di queste esperienze: conoscersi per accedervi; arricchirsi durante il cammino; essere pronti a ripartire una volta arrivati.
La meta è, da sempre, il viaggio stesso. Se poi si riesce a creare anche una forma di economia che ha riguardo soprattutto di chi la montagna la vive, i Cammini Francescani delle Marche, diventano uno straordinario modello anche turistico.
L’esperienza
Dieci anni fa nacque il primo, da Assisi ad Ascoli, lungo 167 km per la precisione.
Tre percorsi, dal punto di vista logistico, diversi, accomunati dal metodo con cui vengono realizzati. Spiega Serafini: «Innanzitutto c’è lo studio dell’aspetto storico sui luoghi dove San Francesco è passato, dove ancora ci sono testimonianze e luoghi di culto importanti». C’è poi un aspetto ambientale e c’è, non meno importante, la ricerca di sentieri e strade lontani dalle carrozzabili. Infine, si parte per testare il cammino e per fissare luoghi di sosta ogni 10-15 km e luoghi di accoglienza. Dice ancora Serafini: «Il Cammino Francescano è il più rodato e frequentato. È uno dei più importanti in partenza dalla Statio peregrinorum di Assisi, rilascia il passaporto del pellegrino, è praticato da pellegrini italiani e stranieri». È un cammino «comodo», lungo il quale si è già creata una fitta rete di relazioni che consentono a chi cammina di non essere mai solo dal momento che le persone che vivono lungo la strada sanno dare informazioni e se necessario possono dare una mano. Secondo Serafini, «le tappe si costruiscono in base alle caratteristiche del camminatore».
Il valore turistico
La conclusione allo stesso promotore: «Questa esperienza sta dando lavoro a tante strutture turistiche nelle aree dell’Appennino che erano già in abbandono e che sono state anche colpite dal terremoto». Lo si verifica anche dalle strutture ricettive che si stanno differenziando: ci sono sì l’ostello e l’ospitalità religiosa ma anche strutture che offrono servizi di accoglienza di alta qualità. «Si crea così la possibilità in futuro di vedere un turismo a basso impatto ambientale, salutista e capace di attirare persone da ogni parte d’Europa».