Cammini Francescani delle Marche, tre percorsi tra fede e ambiente. Ecco dove passano i sentieri

Il Candigliano tra Cagli e Piobbico all'ombra del Monte Nerone
Il Candigliano tra Cagli e Piobbico all'ombra del Monte Nerone
di Edoardo Danieli
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Venerdì 7 Gennaio 2022, 04:50

ANCONA - Fratello Sole e Sorella Luna che si intersecano a mostrare la via. Già nei tre loghi del Cammini Francescani c’è il senso del camminare che è la cifra di queste esperienze: conoscersi per accedervi; arricchirsi durante il cammino; essere pronti a ripartire una volta arrivati.

La meta è, da sempre, il viaggio stesso. Se poi si riesce a creare anche una forma di economia che ha riguardo soprattutto di chi la montagna la vive, i Cammini Francescani delle Marche, diventano uno straordinario modello anche turistico.

 
L’esperienza
Dieci anni fa nacque il primo, da Assisi ad Ascoli, lungo 167 km per la precisione.

Il secondo è stato Assisi-Ancona per ricordare, otto secoli dopo, l’approdo del santo di Assisi al porto, diretto in Terra Santa. Un altro percorso da 170 km. Oggi, Maurizio Serafini, tra i promotori dell’iniziativa con Luciano Monceri, Cristina Menghini e Andrea Antonini, è ancora in cammino per concludere la mappatura del terzo: quello che attraverserà tutto l’Appennino marchigiano da Ascoli a San Leo, una camminata di 310 km. I percorsi vengono tracciati, si lavora per preparare l’accoglienza, poi il cammino si può fare in maniera autonoma o in comunità, con date che si possono trovare sul sito viandante.eu. 


Tre percorsi, dal punto di vista logistico, diversi, accomunati dal metodo con cui vengono realizzati. Spiega Serafini: «Innanzitutto c’è lo studio dell’aspetto storico sui luoghi dove San Francesco è passato, dove ancora ci sono testimonianze e luoghi di culto importanti». C’è poi un aspetto ambientale e c’è, non meno importante, la ricerca di sentieri e strade lontani dalle carrozzabili. Infine, si parte per testare il cammino e per fissare luoghi di sosta ogni 10-15 km e luoghi di accoglienza. Dice ancora Serafini: «Il Cammino Francescano è il più rodato e frequentato. È uno dei più importanti in partenza dalla Statio peregrinorum di Assisi, rilascia il passaporto del pellegrino, è praticato da pellegrini italiani e stranieri». È un cammino «comodo», lungo il quale si è già creata una fitta rete di relazioni che consentono a chi cammina di non essere mai solo dal momento che le persone che vivono lungo la strada sanno dare informazioni e se necessario possono dare una mano. Secondo Serafini, «le tappe si costruiscono in base alle caratteristiche del camminatore».


Il valore turistico
La conclusione allo stesso promotore: «Questa esperienza sta dando lavoro a tante strutture turistiche nelle aree dell’Appennino che erano già in abbandono e che sono state anche colpite dal terremoto». Lo si verifica anche dalle strutture ricettive che si stanno differenziando: ci sono sì l’ostello e l’ospitalità religiosa ma anche strutture che offrono servizi di accoglienza di alta qualità. «Si crea così la possibilità in futuro di vedere un turismo a basso impatto ambientale, salutista e capace di attirare persone da ogni parte d’Europa».

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