Anche per i binari a zig-zag uno splendido giro dell’oca: si ricomincia tutto daccapo

Anche per i binari a zig-zag uno splendido giro dell oca: si ricomincia tutto daccapo
Anche per i binari a zig-zag uno splendido giro dell’oca: si ricomincia tutto daccapo
di Martina Marinangeli
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Venerdì 21 Agosto 2020, 05:05

Salve, sono l’ingegner Graziano Falappa, referente sull’istruttoria della pratica di Valutazione Impatto Ambientale per l’interramento del lungomare Nord fino a maggio scorso. La chiamo perché non vorrei passasse l’idea che la commissione tecnica del ministero dell’Ambiente non fa nulla». Inizia così la telefonata che scoperchia il nuovo vaso di Pandora sui retroscena che stanno tenendo in stand by il progetto. Una situazione addirittura peggiore rispetto a quella descritta, due giorni fa, dall’inchiesta del Corriere Adriatico. 


 
A Falappa, commissario per la Via dal 2008 al maggio 2020 - unico marchigiano in commissione – viene assegnato il dossier lungomare Nord nel settembre 2019, nonostante Rfi avesse presentato l’istanza per l’avvio del procedimento già il 6 maggio. «Questo perché il ministero – inizia la disamina dell’ingegnere –, prima di assegnare il procedimento, fa una verifica su tutta una serie di adempimenti amministrativi. La comunicazione ufficiale alla commissione è avvenuta il 24 settembre, quindi è stato da qui che abbiamo potuto iniziare ad occuparcene». Momento dal quale parte la fase più lunga dell’istruttoria, ovvero quella durante la quale «il referente, insieme al gruppo istruttore, deve leggersi tutte le carte (65 documenti quelli depositati il 21 dicembre 2018 per il lungomare Nord, ndr) e, per un progetto così articolato, serve tempo». 

Chiusa questa fase preparatoria, il 13 febbraio 2020 Falappa convoca a Roma una riunione a cui prendono parte Rfi, ItalFerr, Regione, Autorità Portuale, Mibact e tutti i soggetti coinvolti sia come proponenti che come valutatori, e viene programmato il sopralluogo, che però slitta a causa del Covid, creando un primo ritardo nell’ultimazione dell’istruttoria. Va precisato che, di suo, in media, un’istruttoria per la Via su un procedimento complesso come quello per il lungomare Nord dura tra i sei mesi ed un anno e necessita di quattro passaggi: il parere del referente (che conta per un buon 90%) ed i passaggi al comitato di coordinamento, alla sottocommissione Via ed in plenaria. 

Nel caso marchigiano, però, ad allungare l’attesa ci ha pensato anche altro. «Già a fine novembre 2019 – ricorda infatti l’ingegnere – avevo programmato l’ultimazione di questo procedimento per maggio 2020; poi, per via del Covid, ho posticipato la conclusione a fine giugno 2020, ma entro quella deadline si sarebbe concluso l’iter: avevo già scritto il parere all’80%». E allora che è successo? «Il 22 maggio 2020, il ministro Costa comunica che il 25 maggio avrebbe insediato la nuova commissione – spiega –. Solo tre giorni di preavviso, ed il ministro ha ritenuto che non fosse necessario un passaggio di consegne tra vecchia e nuova commissione, che ora dovrà riprendere l’iter di tutti i progetti lasciati “in sospeso” dai predecessori (circa 200). 

«Passerà un altro anno, minimo - dice Falappa - la cosa inconcepibile è che il parere scritto all’80% sia ancora nelle mani del sottoscritto perché ormai non serve più, dal momento che dovranno ricominciare ex novo la pratica. Si è vanificato il lavoro in itinere di una commissione proficua che ha esitato 2058 procedure di Via – osserva con amarezza -: se ci avessero lasciato concludere, per la fine di giugno sarebbe uscito già il parere, positivo con prescrizioni - riguardanti soprattutto i tempi, l’accertamento della qualità dei materiali di dragaggio - del tutto ottemperabili e normali in progetti come questo».

Le ragioni sul mancato passaggio di consegne è ancor più kafkiana: «la prima motivazione è stata che l’amministrazione non poteva permettersi di pagare le missioni per due commissioni. Noi ci siamo offerti di andare a nostre spese - e comunque, per andare a Roma, si tratta di un viaggio in treno ed una notte in albergo -, ma ci è stato detto che non era necessario». La commissione di cui era componente Falappa era in regime di prorogatio dal 2014 perché «quelle nominate successivamente venivano regolarmente bocciate dalla Corte dei Conti, compresa quest’ultima – conclude –, ma hanno inserito la procedura di insediamento all’interno del Dpcm per il Coronavirus». La chicca finale.

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