Benvenuto governatore Acquaroli: una Regione competitiva secondo noi passa da qui. Non c'è tempo da perdere

Il nuovo governatore Francesco Acquaroli
Il nuovo governatore Francesco Acquaroli
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 22 Settembre 2020, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 14:46

Le urgenze non hanno colore. Caro governatore, la bandiera che isserà sul Palazzo non cambierà le necessità dei marchigiani che, dal nord al sud, agli angoli più segreti dell’entroterra, da oggi lei dovrà ascoltare e soddisfare. Senza mai distrarsi dalla leadership, ancora con poco peso specifico; dall’occupazione, per offrire occasioni agli scoraggiati; dalle strade e dai treni che non trovano la giusta velocità; dalla grande bellezza delle cento torri; dalla sanità, la sfida più ardua; dalla ricostruzione che deve recuperare tempo perduto. Benvenuto, una Regione competitiva secondo noi passa da qui. 

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1) LA LEADERSHIP/ CONTIAMO POCO: COME SI ACQUISTA PESO SPECIFICO?

Più peso politico a Roma. È questo il filo che lega tutte le urgenze ed emergenze di una terra isolata da sempre. E come se a un’attitudine caratteriale, a un’antica e proverbiale riservatezza, si sovrapponesse un’atavica chiusura infrastrutturale. Poche chiacchiere, poche strade: sembrerebbe questa la formula consolidata. Ma se in questo equilibrio, che si perpetua, è la rappresentatività a perdere terreno, allora il potere contrattuale del territorio è in caduta libera. Vale sempre l’esempio dell’ospedale di Fabriano, ridotto e depotenziato per volere di una legge nazionale che traduce freddi numeri in parametri inderogabili. Poco importa se in quella città, stretta tra i monti e tra infiniti lavori in corso sull’asfalto, si rischia di partorire in galleria. A qualcuno è venuto in mente di incatenarsi in una piazza capitolina per urlarlo? A Roma, a battere i pugni dei marchigiani più indignati e spesso dimenticati chi ci è andato? Alzi le mani, prego. Lo stesso teorema del silenziatore politico vale sulla strada ferrata, che resta tagliata fuori dalle logiche dell’alta velocità, e su molti altri ritardi che rendono questa regione segreta, un po’ troppo segreta. E pensare che quando c’è da sistemare le liste elettorali, se ne contano parecchi, di catapultati o di esigenze dal retrogusto per niente locale. Come un viaggio di sola andata. Basta, è ora di invertire la rotta. 


2) L'OCCUPAZIONE/ RISALIRE DA -7000: DARETE UNA CHANCE AGLI SCORAGGIATI? 

Non c’è dubbio. La priorità per la nuova legislatura deve essere il lavoro, e la sua qualità, contrastando precarietà e discontinuità, con particolare attenzione ai giovani e alle donne. Serve, e subito, una nuova legge regionale per rendere il mercato dell’occupazione più inclusivo e più equo. La crisi economica che ha colpito duramente le piccole e medie imprese manifatturiere, spina dorsale del tessuto produttivo marchigiano, è il punto di non ritorno. Un dato reso ancor più spettrale dal crollo degli occupati a causa della pandemia da Covid-19: nelle Marche si contano 7.623 posti di lavoro in meno, pari all’1,2 % dei 635.379, tra aprile e luglio secondo i dati Istat, elaborati dal Centro Studi Cna Marche. A pagare il conto del virus sono stati soprattutto gli uomini (-6.247), mentre le donne che hanno perso il posto sono state 1.376. Dimezzato il numero delle persone in cerca di lavoro. I disoccupati iscritti alle liste di collocamento che, nel secondo trimestre del 2020, hanno cercato una occupazione sono stati 31.033 rispetto ai 64.853 dell’anno precedente (-33.820 pari al 52,1%). Di conseguenza la forza lavoro marchigiana scende da 700.232 a 658.789 (-41.443). In aumento gli inattivi “scoraggiati”. Anche in questo caso l’imperativo è: non lasciare tempo al tempo.


3) LE INFRASTRUTTURE/  BASTA TRENI DILIGENZA: CI SARANNO MAI VOLI PER ROMA E MILANO? 

L’aeroporto di Falconara langue e non ci sono più collegamenti né con Roma né con Milano. I Frecciarossa sull’Adriatico fanno meno fermate, ma vanno come i vecchi intercity. Il porto di Ancona non riesce a intercettare i grandi traffici ed è sottodimensionato anche per le possenti navi turistiche. La terza corsia dell’A14 s’interrompe a Civitanova. Caro governatore, siamo al capitolo: “La grossa scommessa delle infrastrutture”. Con il corollario “le Marche isolate”. Di positivo c’è che al porto dorico sono arrivati i soldi per il raddoppio di Fincantieri e s’è sbloccato l’appalto per la banchina 27: saranno 300 metri di approdo in più per le portacontainer. E ancora: è stato salvato l’aeroporto Sanzio da un fallimento sicuro, ma è arrivato il Covid, una nuova zavorra. Giù le strade: nel 2016, per la Quadrilatero, è stata consegnata la nuova Ss77 (Civitanova-Foligno), poi è andata avanti la Ss 76, ma si è bloccata sugli ultimi 9 chilometri, tra Serra San Quirico e Albacina. L’uscita dal porto di Ancona è ancora al palo e sulla Fano-Grosseto non s’è mosso nulla. Va peggio sui binari: il raddoppio per Roma ha interessato solo 6,2 chilometri, il treno per la Capitale è una diligenza. La linea Adriatica viaggia piano. Ma occhio: lo sviluppo sostenibile richiede infrastrutture digitali, soprattutto nelle aree interne. Per connettere persone, territori e sistemi produttivi. Al lavoro e subito. 

4) IL TURISMO/ LA GRANDE BELLEZZA DELLE CENTO TORRI: COME FARE SINTESI?

Belle e sconosciute, di certo non impossibili. Tra le Marche e il turismo, solo un timido corteggiamento a distanza. Troppa. Il 2020 sarebbe dovuto essere l’anno delle scintille: la Lonely Planet, la nota casa editrice australiana che diffonde guide turistiche in tutto il mondo, ha definito questa terra la seconda regione al mondo da visitare. Assolutamente. Ma ci si è messo il Covid: ha bloccato il mondo intero e ha smontato il teorema. Una tesi peraltro già messa a dura prova dalla contrazione di arrivi e presenze tra il 2016 e il 2017, quando una lunga sequenza di scosse di terremoto ha scoraggiato i potenziali turisti. Si dovette lavorare duro per ribaltare quel -70% di presenze. La rimonta, con ottimi risultati, arriva nel 2018 e si consolida nel 2019, fino alla nuova frenata di quest’anno per l’emergenza sanitaria. Ma, oltre le cifre, c’è un tassello del mosaico ancora in cerca del suo spazio: la capacità di narrare l’unicità di un territorio che vanta 80 teatri storici funzionanti e che spesso annulla la distanza tra le cime dei poetici Monti Azzurri e l’Adriatico che si confonde con l’infinito. Puro fascino. Una terra dove il rincorrersi delle colline e i campanili dei borghi sembrano un dipinto rinascimentale. Governatore, iniziamo a scandirlo, che siamo rari. E pure bene. 



5) LA SANITA'/ LE LISTE D'ATTESA E IL TERRITORIO: COME VINCERE LA SFIDA?

Dopo l’emergenza generata dalla pandemia da Covid-19, la sanità ha moltiplicato la sua carica virale. Ovvero quel che era un’urgenza prima, ora per il nuovo governatore lo sarà al quadrato. Innanzitutto questo giro non si potrà prescindere dal nominare l’assessore ad hoc, per una delega che da sola rappresenta almeno l’80% del bilancio regionale. Un atto dovuto. Come riprendere il filo del lavoro fatto sulle liste d’attesa, che aveva portato, con la precedente gestione, a performance che superavano il 90% di iter per le prestazioni andate a buon fine nei tempi previsti. Poi con lo stop delle attività differibili e non urgenti, dovuto al Coronavirus, si sono di nuovo allungate. Altro punto dolente, la riapertura di qualche punto di primo intervento, ospedaletti e punti nascita, per evitare l’isolamento dell’entroterra. Soprattutto delle zone terremotate. Emblematico è il caso di Fabriano: isolata com’è, per i ritardi infrastrutturali, si rischia di partorire in galleria. Ma c’è il decreto 70, meglio conosciuto come decreto Balduzzi, dal nome del ministro che l’ha progettato, che pone vincoli e impone parametri per gli standard ospedalieri. Morale: è necessario tentare di cambiare la legge oppure andare in deroga. Altro capitolo dal quale è vietato distrarsi: sanità e fondi europei post Covid. È qui che il gioco si fa duro. L’obiettivo sarà cercare di intercettare parte di quegli 8 miliardi di euro che, potenzialmente, rappresenterebbero la fetta del recovery fund per le Marche. Inderogabile. 


6) IL POST-SISMA/ IL TEMPO E' SCADUTO: CI FARA' VEDERE IL CAMBIO DI RITMO


Non si risorge dalle proprie macerie.

No, nelle Marche non accade. O almeno finora è andata così. A quattro anni da quella serie infinita di scosse di terremoto, che ha sbriciolato quotidianità e aspettative, sono ancora enormi i ritardi da colmare. I territori e le comunità sono ancora da ricostruire e il rischio di spopolamento è volato alle stelle. Più che una richiesta, qui vale un diktat. Della serie: la Regione deve recuperare un forte ruolo di coordinamento e controllo nella ricostruzione, garantendo massima attenzione alle condizioni dei cittadini e vigilando sul rispetto della legalità e delle norme sul lavoro. Due sono gli obiettivi che non ci si può più permettere di mancare: dare prospettive certe e rendere attrattivi i territori. Sono le cifre che inchiodano alle responsabilità: secondo gli ultimi dati, fatti circolare dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, gli sconquassi del 2016 hanno causato danni in oltre 45mila edifici privati, il 56% del totale delle quattro regioni colpite. Nella nostra terra sono stati coinvolti 190 comuni con oltre 1,2 milioni di residenti e più 627mila abitazioni, di cui il 23% sono seconde case. A dicembre 2019 erano state presentate 7.303 richieste di contributo per la ricostruzione privata, di cui 2.207 con danni gravi, corrispondenti al 16,2% di quelle potenziali. Il tempo è scaduto.

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