La beffa della Bretella con 18 milioni in tasca dirottati sulla ferrovia

La beffa della Bretella con 18 milioni in tasca dirottati sulla ferrovia
La beffa della Bretella con 18 milioni in tasca dirottati sulla ferrovia
di Laura Ripani
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Mercoledì 26 Agosto 2020, 07:15

SAN BENEDETTO -  Quando i fondi erano a disposizione è mancata la volontà politica; quando si è spinto per realizzare l’opera non si trovavano più i finanziamenti. Il sogno di una circonvallazione - o Bretella - a San Benedetto è quasi una beffa che da 30 anni riemerge dai programmi dei partiti puntuale a ogni elezione sia essa amministrativa o politica per poi tornare a tumularsi nei piloni mai costruiti subito dopo la tornata. Si tratta di realizzare una strada che, secondo l’ultima delle numerose versioni dovrebbe bypassare l’abitato di San Benedetto da sud e ricongiungersi con il casello autostradale di Grottammare.

 
In tempi di Dl semplificazione è tornato di moda questo sogno. Poche righe inserite tra quei 130 progetti che permetterebbero alla Riviera delle palme di respirare, recuperare alla vivibilità interi quartieri lungo la Statale adriatica, liberare, forse, anche il lungomare dalle auto, ipotizzare un ospedale nuovo lungo la vallata del Tronto e proiettare l’intero comprensorio in una dimensione più umana. Attualmente, infatti, sulla Adriatica transitano 22.500 veicoli al giorno e altri 20mila circa tra viale dello Sport e lungomare, le uniche direttrici nord sud. I dati sono contenuti in uno studio della Provincia di Ascoli un po’ datato ma sostanzialmente più che valido.

Una mole di traffico che già nel 1988 convinse Costantino Rozzi - il mitico presidente dell’Ascoli calcio - a chiedere e ottenere la promessa di un finanziamento con fondi della Cassa per il Mezzogiorno per la bellezza di 90 miliardi di lire in grado di far proseguire l’Ascoli mare fino ad arrivare a Cupra Marittima. Apriti cielo, un comitato di cittadini convinse il consiglio comunale a non approvare gli espropri necessari. E, dunque, addio ai soldi. Perché anche sul tracciato le idee - e le politiche - non sono state mai chiare. Il primo disegno, realizzato dall’allora ingegnere capo della Provincia Paolo Tartaglini, aiutato dai tecnici locali geologo Primo Falcioni e l’ingegnere Donato Pescatore è datato 1998 e prevedeva un tracciato complanare all’attuale autostrada A 14. Poi nel 2006 arrivarono tre progetti finanziati dalla Fondazione Carisap ed elaborati dal professor Francesco Canestrari dell’Università Politecnica delle Marche che furono però quasi un esercizio accademico visto che non c’era un euro. Si arriva al 2008 quando per la prima volta c’è stata l’unica reale possibilità di realizzare il tracciato: furono persi all’epoca 18 milioni di euro di fondi Fers, dirottati sulla elettrificazione della ferrovia San Benedetto Ascoli e per creare il sottopasso di via Pasubio. La giunta della Provincia, presidente Massimo Rossi, preferì la mobilità dolce anche perché si sarebbero persi i soldi stanziati dal Ministero delle infrastrutture per via di nuove lottizzazioni nel frattempo spuntate sul percorso della Bretella.

Tra i proprietari, poi, c’era anche un politico. Sarà, ma nel frattempo infuriava la battaglia. Si cominciava a parlare di una ipotesi alternativa, quella dell’arretramento dell’autostrada A 14 portata avanti da Pietro D’Angelo, allora consigliere regionale dei Verdi che provò anche a costituire un tavolo. Insomma, si cambiava tutto, con l’idea alternativa di liberalizzare l’A 14 e costruire in alternativa alla Bretella una nuova autostrada tra Fermo e Teramo che passasse per la Vallata del Tronto. Progetto al quale si oppose il Comune di Fermo. Altro stop and go, insomma. Nel frattempo però i tecnici continuavano a lavorare. 

Scartate le ipotesi più fantasiose - la rampa verso il porto spuntata durante la reggenza Spacca - , si arriva al 2018, con un summit convocato in Comune a San Benedetto dal sindaco Pasqualino Piunti alla presenza dell’ingegner Pescatore, per presentazione del progetto definitivo. O quasi. 


Negli anni trascorsi dai politici molto a discutere e poco a stringere, alcuni punti fermi sono però emersi: il progetto dovrà partire dall’attuale zona Santa Lucia - dove c’è un chilometro di strada incompiuta e pure chiusa perché perde pezzi - e arrivare al casello di Grottammare; che si può ragionare per step, facendo un primo lotto che “atterri” in via Manara, vicino all’attuale ospedale; che sì, potrebbe essere la volta buona, chiedendo i finanziamenti fra le 130 opere da sbloccare con il Dl Semplificazioni. 

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