ANCONA - Con l’inaugurazione della nuova sede di Cassa Depositi e Prestiti, questa mattina in largo Sacramento, in centro ad Ancona, il mercato del credito locale saluta l’ingresso sul territorio di un player unico nel suo genere in Italia, capace di spaziare da attività tipicamente pubbliche fino al sostegno alle imprese, in particolare, con formule innovative di credito e di garanzie per sviluppare venture capital e progetti di innovazione.
Sarà l’amministratore delegato e direttore generale, in persona, Fabrizio Palermo a tagliare il nastro: una prestigiosa forma che è anche sostanza. Ancona infatti rientra nel novero delle 13 sedi complete che via Goito ha voluto aprire in tutta Italia quando a inizio 2019 ha deciso di ramificare la sua sfera di azione. Per capire l’attività svolta dal gigante che garantisce la raccolta del risparmio postale italiano basta dare un’occhiata alla bozza di protocollo approvato lunedi scorso dalla giunta regionale. Uno schema allargato rispetto a quello allestito dalla giunta Ceriscioli che contemplava solo ciclovie e opere post sisma. La futura presenza locale di Cdp, infatti, ha infittito i contatti tra Roma e Ancona aprendo nuovi ambiti di collaborazione. Per esempio, si legge nel protocollo, che l’attività di allargherà a progetti di viabilità con due finalizzazioni esplicite per quanto riguarda il raddoppio della galleria della Guinza (il cuore dell’incompiuta della Fano-Grosseto) e il completamento della Mezzina (la strada che va da Campiglione di Fermo ad Offida).
Ancora: l’ambito dell’edilizia dal post-sisma sarà allargato ai settori ospedalieri e scolastici. Su questo punto un altro ente che si è già mosso è il Comune di Ancona: sarà appoggiato da Cdp per il trasporto pubblico locale, l’edilizia scolastica e l’advisoring tecnico. Se possibile c’è di più. Nel suo concetto originario di banca di sviluppo, Cassa Depositi e Prestiti si concentrerà anche sull’attività di supporto allo sviluppo dell’ecosistema innovativo e del venture capital delle imprese.
Per questo lo schema di protocollo è stato portato in giunta da due assessori: il responsabile del Bilancio Castelli (che lo firma) e dal titolare dello sviluppo delle attività produttive, il vicepresidente Carloni. Che nelle Marche ci sia terra fertile per l’accesso al mercato dei capitali non è notizia di oggi.
Al momento se nelle Marche si contassero le imprese quotate in Borsa, quelle che hanno scelto di finanziarsi emettendo bond e mini bond e altre che invece hanno deciso di aprire la compagine societaria all’ingresso di capitali esterni, il perimetro non supererebbe quota 50.