Balbo, direttore Intesa Sanpaolo Emilia-Marche: «La prudenza ci sta, il vero passo ora è far ripartire gli investimenti»

Balbo, direttore Intesa Sanpaolo Emilia-Marche: «La prudenza ci sta, il vero passo ora è far ripartire gli investimenti»
Balbo, direttore Intesa Sanpaolo Emilia-Marche: «La prudenza ci sta, il vero passo ora è far ripartire gli investimenti»
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Lunedì 8 Febbraio 2021, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 10:09

Cristina Balbo, direttore Emilia-Marche di Intesa Sanpaolo: quanto ha inciso e potrà ancora incidere la crisi Covid in queste dinamiche dei depositi del tutto singolari?
«Per quanto riguarda i finanziamenti alle imprese, i volumi di nuove erogazioni sono cresciuti in misura significativa per effetto delle varie misure di sostegno previste dal governo». 

 
Quanto ha impattato la necessità di liquidità nella nostra regione per quel che avete visto nei vostri numeri?
«Noi ci siamo attivati subito all’inizio con misure nostre e poi con tutte le soluzioni del decreto Liquidità. Nelle Marche abbiamo erogato alle aziende circa 1,15 miliardi di finanziamenti a medio-lungo termine e abbiamo sospeso finanziamenti a imprese e famiglie pari a oltre 2 miliardi di euro».


Alla luce dei depositi aumentati viene da pensare che i soldi non servivano tutti subito. O c’è un’altra lettura?
«Nel breve termine c’è stato l’aumento dei depositi medi delle aziende, trend però nelle Marche più accentuato rispetto ad altre regioni». 


Che lettura dà del fenomeno?
«Da una parte la prudenza in questi giorni è comprensibile ma c’è un fenomeno simile che era già stato marcato nel recente passato con una conseguente minore propensione agli investimenti: tra 2008 e 2019 sono scesi nelle Marche più di quanto osservato a livello nazionale, il 25% contro il 19%».


Non suona proprio benissimo. È come se stessimo perdendo fluidità e fiducia in un settore strategico.
«Il rilancio degli investimenti è fondamentale per la ripresa e il nostro impegno è appunto nell’accompagnare le imprese nei percorsi di uscita dalla crisi, con soluzioni che consentano di gestire le dinamiche finanziarie attuali e rendere più sostenibile il debito in una prospettiva di più lungo termine, in attesa che avvenga un pieno recupero dei fatturati. L’arrivo dei vaccini ci permette di essere più ottimisti».


E adesso vedremo sul campo (leggi: Marche) come si muoverà Intesa Sanpaolo da prima della classe. E soprattutto il metro del merito creditizio che adotterà.
«Noi vogliamo la ripresa degli investimenti in questo contesto incerto offrendo risposte rapide e facilmente accessibili. Intesa Sanpaolo integra la tradizionale valutazione creditizia con la valorizzazione degli aspetti intangibili, il know-how, la spinta all’innovazione ed all’investimento verso quelle progettualità e quei driver che possono maggiormente contribuire ad agganciare il rilancio». 


Le start up entrano in questo universo? Che prospettive date a chi intende intraprendere. 
«Le considerazioni fatte valgono tanto più per le start-up. L’idea innovativa va sostenuta affinché divenga attività di impresa e crei occupazione e sviluppo».


Questo lo dicono tutti.
«Guardi, Intesa ha messo su questo ambito un ulteriore plafond da 10 miliardi che destiniamo al nostro Programma Filiere, che consente alle piccole imprese di ottenere un migliore e più conveniente accesso al credito facendo leva sulla solidità delle aziende capofiliera, è un esempio tangibile della nostra fiducia nella ripresa del sistema».


E nelle Marche come va?
«Hanno aderito 19 aziende capofila con oltre 2.500 dipendenti, 350 imprese fornitrici e un giro d’affari complessivo di 2 miliardi di euro».


A istinto, cosa vede nel post crisi Covid delle Marche?
«Sono fiduciosa nelle capacità di ripresa del tessuto produttivo regionale, che può contare su una forte tradizione manifatturiera, che sarà importante rafforzare e reindirizzare per cogliere le opportunità offerte dai novi trend». 


C’è un “ma” in questa storia?
«Al contrario: credo che gli imprenditori della regione siano consapevoli delle accelerazioni che questa crisi ha apportato in ambiti strategici come la digitalizzazione, la sostenibilità, l’innovazione, l’economia circolare, i rapporti di filiera e come banca siamo pronti a supportarli». 


Ha qualche numero-indice in questo settore? Vale a dire: Ecobonus, Superbonus, cessioni del credito d’imposta e finanziamenti ponte?
«Abbiamo prenotazioni per un valore di circa 85 milioni di euro, una importante opportunità per il settore edile e il suo vasto indotto».


Altro tasto delicatissimo: come tratterete i piccoli paesi. Allargherete la rete Mooney?
«La relazione umana è e resterà insostituibile ma, come ci ha dimostrato il periodo di lockdown, l’interazione di più strumenti sarà il mix che permetterà di mettere a disposizione di ognuno i servizi di cui ha bisogno in maniera sempre più efficace».


Definisca “mix”.
«Filiali, filiale online, canali digitali (Internet Banking e App) e, per venire alla domanda di prima, migliaia di esercizi convenzionati Mooney, società partecipata al 70% da Sisal Group e al 30% da Banca5 del Gruppo Intesa Sanpaolo, presenza capillare anche nei comuni e nelle frazioni più piccole».


Che numeri ci sono nelle Marche?
«Sono attivi quasi 1.200 esercizi aderenti alla rete Mooney: si preleva contante fino a 250 euro al giorno e si hanno principali servizi pagamento».


Puntate molto sul claim “banca d’impatto”, le Marche quando si parla di impatto corrono agli ultimi terribili sei anni: crac Banca Marche, sisma, Covid.
«Mi rendo conto.

Per noi essere d’impatto significa impegnarsi per essere punto di riferimento per le comunità locali anche in termini sociali, ambientali e culturali, oltre che in campo finanziario. Nel fondo d’Impatto abbiamo attivato prestiti rivolti agli studenti ai quali chiediamo solo un regolare impegno negli studi e per permettere alle mamme di conciliare più facilmente vita familiare e professionale».

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