Rigopiano, quasi tutti assolti: perché? «Impossibile prevedere la valanga»

Quasi tutti assolti, perché? «Impossibile prevedere la valanga di Rigopiano»
Quasi tutti assolti, perché? «Impossibile prevedere la valanga di Rigopiano»
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 23 Maggio 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 11:48

ANCONA  - Perché s’è sgonfiato in una mini-sentenza il processo monstre per la tragedia dell’Hotel Rigopiano? Come si è riusciti ad arrivare da una richiesta pesante come quella della Procura di Pescara (25 condanne, per un secolo e mezzo di carcere) al verdetto che individua solo tre colpevoli per il reato di omicidio colposo? Sembrerebbe semplice: la valanga che il 18 gennaio 2017 ha sepolto il resort alle pendici del Gran Sasso, uccidendo 29 tra ospiti e personale, tra cui sei marchigiani, non era prevedibile, neanche se il versante della montagna era sepolto dalla neve, tanto da impedire ai vacanzieri di andarsene, e se al mattino c’erano state due forti scosse di terremoto.

Proprio l’imprevedibilità di quella scarica di neve e alberi sradicati, che rotolò giù con la potenza di quattromila tir, sembra l’argomento clou delle motivazioni con cui, in 274 pagine, il gup del Tribunale di Pescara Gianluca Sarandrea motiva la sentenza del 23 febbraio scorso che ha mandato assolti 20 dei 25 imputati. 

Primo grado


Il verdetto di primo grado, che ora la Procura ha 45 giorni di tempo per appellare, dichiarò colpevoli di omicidio colposo plurimo il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta (2 anni a 8 mesi) per non avere emesso un’ordinanza di inagibilità e di sgombero, e due dirigenti del servizio Viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio (3 anni e 4 mesi) per la mancata pulizia notturna dalla neve e perché non trovarono un mezzo sostitutivo di una turbina in avaria.

Altre due condanne hanno riguardato poi aspetti secondari, legati alla ristrutturazione dell’hotel e non al crollo. Per il resto, tutti assolti, con un verdetto che - suscitando le reazioni indignate dei familiari delle vittime presenti quel giorno in aula - aveva cancellato il reato di disastro colposo ed escluso qualsiasi responsabilità in capo alla Regione Abruzzo e alla prefettura di Pescara. «Non vi sono elementi per giungere ad un’affermazione di responsabilità degli imputati in ordine al reato di cui al capo 1 (disastro colposo, ndr) dovendosi dunque escludersi qualsivoglia collegamento causale tra la presunta condotta omissiva tenuta dagli imputati e il crollo dell’Hotel Rigopiano», si legge nel passaggio che spiega le assoluzioni dei dirigenti della Regione Abruzzo e dell’allora prefetto Francesco Provolo.

La valutazione


«La valutazione che deve compiersi al fine di riscontrare se vi sia stata la violazione di regole cautelari da parte degli imputati nel non aver sollecitato il Coreneva (Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e delle valanghe) ad estendere l’area su cui effettuare la Clpv (la Carta di Localizzazione dei Pericoli da Valanga) - scrive il gup - deve necessariamente essere condotta sulla base di una valutazione ex ante e pertanto non può non notarsi come alcun elemento consentiva di riscontrare una condizione di effettivo rischio valanghivo sull’area in questione». Per questi motivi il giudice ritiene che «debba escludersi che l’omissione degli imputati possa avere avuto alcuna incidenza causale con gli eventi che hanno portato al crollo dell’hotel ed al decesso ed alle lesioni delle persone presenti al momento dell’impatto della valanga».
 

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