L’archistar Boeri sui progetti di rinascita di Castelsantangelo e Arquata: «I vostri borghi sfregiati torneranno a splendere»

L archistar Boeri sui progetti di rinascita di Castelsantangelo e Arquata: «I vostri borghi sfregiati torneranno a splendere»
L’archistar Boeri sui progetti di rinascita di Castelsantangelo e Arquata: «I vostri borghi sfregiati torneranno a splendere»
di Martina Marinangeli
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Venerdì 3 Marzo 2023, 07:11 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 07:21

Stefano Boeri, l’archistar che è sceso in campo per ridare vita ai borghi devastati dalle scosse del 2016. Il progetto per Castelsantangelo sul Nera realizzato dal gruppo multidisciplinare di cui fa parte anche il suo studio rappresenta il fiore all’occhiello della ricostruzione post sisma nelle Marche: a che punto siamo?
«Il nostro gruppo di lavoro ha finalizzato e consegnato il Piano Attuativo di Ricostruzione: il piano è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale del Comune di Castelsantangelo sul Nera e dunque si trova ora nella fase di attuazione, a livello comunale».


È possibile dare un termine di massima entro il quale sarà completato? 
«Le tempistiche di un piano urbanistico, una volta consegnato, dipendono dalle istituzioni pubbliche di riferimento, in questo caso il Comune di Castelsantangelo sul Nera.

Come gruppo di lavoro - insieme a Mate con Proge77, Nhazca e Dream Italia - restiamo a disposizione per un eventuale supporto, ma siamo fiduciosi nello sviluppo delle prossime fasi da parte della municipalità».


Perché ha deciso di mettersi a disposizione per la ricostruzione di questo borgo?
«Abbiamo deciso di partecipare alla gara, indetta dalla Regione e vinta dal nostro raggruppamento del 2019, perché siamo stati, sin dall’inizio, sensibili e presenti sul tema della ricostruzione del Centro Italia».


Nelle Marche e non solo. 
«Esatto. Come studio in particolare abbiamo seguito da vicino il caso di Norcia, con il centro polivalente temporaneo per la protezione civile, e di Amatrice, con la realizzazione del Polo del Gusto a pochi mesi dal sisma e poi con il progetto per la ricostruzione del centro Don Minozzi, attualmente in cantiere. Nelle Marche, abbiamo lavorato anche ad Arquata del Tronto, dove abbiamo progettato i Piani per la Ricostruzione, approvati a dicembre 2022». 


Qual è il modello di ricostruzione a cui avete fatto riferimento? In un primo momento, si era parlato di ricostruire «come prima e dove era prima», ma non sempre è possibile.
«In ogni progetto abbiamo cercato di costruire un dialogo con le comunità locali, con l’obiettivo di ripartire dal lavoro, dalle attività economiche, dagli spazi pubblici. Non inseguendo una ricostruzione basata sull’identicità di una ricostruzione dei manufatti “dove erano e come erano”, ma piuttosto sull’identità del luogo, cercando di ricreare le relazioni spaziali che hanno costituito per secoli l’anima profonda di un territorio ferito, ma pronto a rinascere».


Può spiegare meglio?
«In altre parole, un modello di ricostruzione basato sul recupero dei caratteri di autenticità del luogo, piuttosto che sull’impossibile ricostruzione di una configurazione paesaggistica e sociale identica a quella distrutta dal terremoto».


Ricostruire in zone sismiche come quelle dei borghi dell’Appennino centrale non è semplice: quali accorgimenti avete preso per rendere il progetto a prova di scosse?
«Assolutamente, si tratta di un tema di primaria e imprescindibile importanza. All’interno del raggruppamento - nello specifico: con il team di Nhazca diretto dal prof. Prestinizi - sin dalle prime fasi di progetto abbiamo eseguito le indagini idrogeologiche e sismiche necessarie alla definizione degli interventi utili per il piano». 


Per esempio?
«Tra questi, la definizione delle aree di rischio in cui non è più possibile ricostruire e delle aree di delocalizzazione per ospitare le costruzioni delocalizzate». 


Se questa è la base, come ci si muove per far tornare a splendere Castelsantangelo?
«A partire da queste considerazioni, il primo presupposto dell’intervento è stata la messa in sicurezza del territorio con la possibilità di introdurre modalità innovative per ripensare agli insediamenti – sia quelli da recuperare, sia quelli da ricostruire o da delocalizzare - con particolare attenzione all’innovazione tecnica e tecnologica della ricostruzione, per garantire una rinnovata fruibilità da parte degli abitanti e favorire l’insediamento di nuove funzioni attrattive».


I nostri borghi torneranno a splendere?
«Se saremo capaci di rigenerarli, sono sicuro di sì».

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