Il maxi appalto da quasi 24 milioni non va: cambiano tempi e regole per le mense sostenibili in scuole e ospedali

Il maxi appalto da quasi 24 milioni non va: cambiano tempi e regole per le mense sostenibili in scuole e ospedali
di Martina Marinangeli
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Lunedì 16 Maggio 2022, 04:40

ANCONA - Rettifica dei documenti di gara e riapertura dei termini per la presentazione delle offerte nel maxi appalto da quasi 24 milioni di euro per la fornitura di derrate alimentari sostenibili ad enti, scuole ed ospedali. Con decreto del 9 febbraio scorso, la Suam, Stazione unica appaltante delle Marche, ha «disposto di sospendere in autotutela, la procedura di gara, al fine di svolgere approfondimenti di natura tecnico-giuridica - viste le segnalazioni pervenute dagli operatori economici e da un’Amministrazione pubblica sugli atti di gara», si legge nel documento.

Una battuta d’arresto che posticipa l’assegnazione dei lotti di quasi quattro mesi.

Il termine ultimo per la ricezione delle offerte è infatti slittato dal 22 febbraio - come inizialmente deciso - al 15 giugno, data stabilita in seguito alla rettifica dei documenti avvenuta il 9 maggio. Altra modifica riguarda il passaggio di testimone tra responsabili del procedimento: dall’ex dirigente Suam Enrica Bonvecchi, a quella attuale Caterina Navach. Per il resto, le rettifiche apportate sono per lo più di natura tecnica.

La gara

L’appalto da 23.865.030 euro era stato inizialmente pubblicato dalla Suam, in qualità di soggetto aggregatore , il 24 dicembre 2021 ed è finalizzato alla stipula di una convenzione di tre anni per rifornire le mense di amministrazioni sanitarie e non con prodotti di qualità e sostenibili da un punto di vista ambientale e sociale. La gara è suddivisa in 16 lotti geografici – sei declinati sulle province di Ancona e Pesaro Urbino, e sei su quelle di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno – e merceologici: dalle carni agli alimenti surgelati, passando per salumi, latticini e prodotti ortofrutticoli. Il valore a base di gara di ciascun lotto (Iva esclusa) - in qualche caso, leggermente ritoccato in fase di rettifica -, oscilla tra i 357.241 ed i 5.796.291 euro e, per ognuno di essi, l’appalto è aggiudicato in base al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo. A gennaio, avevano manifestato interesse diversi enti tra cui cinque Comuni del Pesarese (Gabicce Mare, Isola del Piano, Mondavio, Urbino e Pergola), quelli di Montemarciano e Sirolo nell’Anconetano, Falerone e Francavilla d’Ete nel Fermano e San Benedetto del Tronto nell’Ascolano. Agli enti locali si aggiungono le amministrazioni sanitarie – dall’area vasta 2 (per le sedi operative di Fabriano), alle av3, 4 e 5, passando per le aziende ospedaliere di Marche Nord e Torrette -, l’Ircr (Azienda pubblica dei servizi alla persona) di Macerata e l’Erdis. 
Le regole
Il concorrente può presentare offerta per uno o più lotti. Non sono previsti limiti di aggiudicazione, ed i destinatari della convenzione saranno le amministrazioni, sanitarie e non, della regione, che in seguito all’aggiudicazione stipuleranno contratti con i fornitori designati. «Gli Enti – spiega il documento - perseguono l’obiettivo fondamentale di fornire un servizio che al tempo stesso sia una risposta adeguata, sotto il profilo nutrizionale e della qualità degli alimenti, al bisogno di ristorazione. Pertanto, la precisa qualità delle merci e le modalità di fornitura costituiscono elemento essenziale del contratto di fornitura». 
I divieti
È tassativamente vietata, per esempio, la fornitura di alimenti sottoposti a trattamenti transgenici (gli Ogm) e vengono privilegiati alimenti biologici, i prodotti per diete particolari (ad esempio, senza glutine), quelli ottenuti con tecniche di produzione integrata, con marchio Qualità Controllata, oppure Dop ed Igp. Pollice alto anche per i prodotti a filiera corta, etici – come quelli derivanti da materie prime provenienti da terreni sequestrati o confiscati alle mafie o altre realtà come quelle di iniziativa di integrazione o recupero sociale, o da operatori dell’agricoltura sociale – o tradizionali delle Marche.

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