Pesaresi e la discontinuità: «Aria nuova dopo 10 anni. Si può fare meglio di così».
Simonella gioca al rialzo: «Giovani e grande porto, cambierò l’orizzonte»

Una fase del dibattito ieri in redazione
Una fase del dibattito ieri in redazione
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 29 Ottobre 2022, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 21:44

ANCONA - Strette di mano, scambi reciproci di in bocca al lupo, sguardi rivolti in camera. Il primo confronto tra Ida Simonella e Carlo Maria Pesaresi, candidati alle primarie di coalizione di centrosinistra del 27 novembre, propedeutiche alle amministrative doriche di primavera, va in diretta Facebook sulla piattaforma del Corriere Adriatico. L’attuale assessore al Bilancio e l’avvocato, con mandato alla Cultura in Provincia 2007-2012, sotto la guida di Patrizia Casagrande, si scambiano stoccate in punta di fioretto sul fronte del porto. La prima dall’alto della sua delega ad hoc; il secondo dalla prospettiva di farla sua nel caso diventasse sindaco.

 
La visione
Sottoscrive il suo programma d’intenti al motto di “discontinuità”, Pesaresi. Ridefinisce il perimetro tra cielo e mare: «Non è una infrastruttura della città, ma è della regione tutta». Fissa le priorità: completare la nuova darsena, la banchina 27 per merci e container, e, in fila, la sequenza di moli 19, 20 e 21 per spostare lì i traghetti. In una mossa libera l’area storica da attracchi e da ciò che rimane delle reti dell’area extra Schengen. Ricorda: «Qui arriveranno 157 milioni dei 283, di fondi vari, destinati a tutta l’Autorità di sistema». Rilancia sul Mandracchio: «Quel luogo carico di memoria dovrà diventare cerniera della Dorica, una zona destinata ai servizi per i passeggeri». Fissa le coordinate nel contenitore vuoto dell’ex Fiera. E via. 


Prende la parola, e cambia prospettiva, la Simonella. «È una infrastruttura straordinaria, il porto, da 6.500 lavoratori, dei quali 4.500 dei cantieri. Come amministrazione, dobbiamo supportarne lo sviluppo perché rappresentano il made in Italy da tutelare». È perentoria sui traghetti, da trasferire subito: «Sono la nostra cifra internazionale. Ci posizionano in serie A e ci fanno incassare risorse, non finanziamenti per investimenti, da tasse varie, Iva, sbarco-imbarco». Lo ammette: «Impattano sull’ambiente, per questo l’uscita a nord è fondamentale e dico pure che l’Autorità dovrebbe sostenerci: per sistemare via Mattei e via Flaminia abbiamo speso tre milioni, ci siamo giocati il budget di un anno.

Sono strade comunali, ma devono sopportare il traffico pesante generato dal porto». 


Il dovere 
Dalla 8 alle 16, per lei, l’elettrificazione delle banchine è un dovere, imprescindibile, come favorire l’intermodalità. Scandisce: dra-gag-gio. «Senza ripulire i fondali – avverte - le navi non entrano. Non hai mercato». Al Mandracchio sostiene la pesca e la stazione passeggeri. Già se l’immagina: «Sarà un centro bellissimo». Ribadisce: banchine e dragaggio sono l’urgenza delle urgenze. «Non possiamo perdere». Un passaggio-chiave che pare avere una doppia valenza. Tecnica ed elettorale, insieme. La stoccata del suo avversario è pura filosofia. «Basta con la contrapposizione porto-città, è una narrazione che non esiste». Va sul personale per dimostrarlo: «Abito lì di fronte da 35 anni, ho un rapporto straordinario con il mare». Come dire: «Le due anime convivono». Sui dragaggi s’allinea e ci mette sopra le cifre: «Per farli ci sono 20 milioni». Alla provocazione porto-Gattopardo, tutto cambia perché nulla cambi, la Simonella non si tira indietro: «L’evidenza non va negata. Se Torrette sopporta lo smog di un traffico di mezza Europa occorre porsi il problema e portare soluzioni. Il nostro compito è rendere compatibile il piano di sostenibilità ambientale». Sipario. 


Gli operatori 
Niente fazioni. Pesaresi rispedisce al mittente l’idea d’uno scalo diviso in due grandi partiti, con l’imprenditore marittimo Andrea Morandi che farebbe il tifo per lui e il collega Alberto Rossi che starebbe con l’assessore. Taglia corto, l’avvocato che aspira alla fascia tricolore: «Non mi risulta che siano divisi». La sua controparte sfrutta lo spunto: «Gli operatori stanno un passo indietro. Guardano come sai dare le risposte». Nel passaggio che segue ribadisce la formula: «Bene la rete di porti a sei, Marche e Abruzzo insieme sotto l’ombrello dell’Autorità di sistema. Ma guai a dimenticare che il 99% del traffico passeggeri, il 90% delle merci e il 90% dei traghetti passano di qui». Morale: «Mantenere la complementarietà, ma la leadership è di Ancona». Pesaresi vira su una sfumatura più diplomatica: «Nell’ambito dell’Autorità il presidente Garofalo riesce a garantire il giusto peso». Nel tandem porto-città s’inserisce un terzo elemento: l’università. «Asset importante, oltre che per ricerca e innovazione, anche per turismo e archeologia». Niente di nuovo sul fronte, per l’assessore, che dilata la trama: «Sono già strette alleanze anche con la sovrintendenza».

Pesaresi qui assesta il colpo: «L’Università? Ci sarà un assessore dedicato, va implementato tutto ciò che sottende allo sviluppo. L’ateneo deve entrare nella città». Sul controcanto, la sfidante corregge il tiro: «Le deleghe andranno redistribuite. L’assetto dovrà essere diverso». Inevitabile l’esclamazione dell’avversario: «Detto da chi governa da anni». Ammette: «Ha lavorato bene». Invita, tuttavia, a non continuare a criticare le altre giunte di centrosinistra, di 15 anni addietro. Un sorta di condono di bandiera, che la Simonella non accetta. «Oltre ai 138 milioni di indebitamento - rammenta - abbiamo ereditato 44 milioni di crediti non esigibili, un buco che ci portiamo dietro: ci costa 1,5 milioni l’anno sulla spesa corrente. Non è passato, ma futuro». Il suo antagonista non cambia traiettoria. Insiste: «Guardiamo avanti».


Su tutto resta la necessità d’una viabilità sostenibile. Per Pesaresi con «l’uscita a nord dal porto siamo alla fase finale». L’assessore sfrutta la scia: «All’Anas sono stati bravissimi. Da settembre la pratica è al ministero per la valutazione d’impatto ambientale». Lo scontro, che su strada perde vigore, riprende vitalità sulla cultura. L’affondo è diretto: «Serve investire sull’intera città. C’è poca attenzione alle parti non centrali. Non sono appassionato di eventologia». Su “largo ai giovani” l’uomo di legge fa scintille: «Non chiedono spazi per la birretta, vorrebbero luoghi dove elaborare il pensiero, socializzare, creare nuova impresa». Torna nello specchio dell’Adriatico: «La Mole non dev’essere un contenitore, deve avere la sua identità. Non è una scatola». La Simonella non cede alla poesia: «C’è un prima e un dopo: il Covid, la tragedia di piazza San Carlo a Torino. Le regole sono più stringenti. Dobbiamo investire noi del Comune».

Con il successo dell’ultima Festa del mare detta il metodo e s’appella alla filiera: «Si deve muovere l’intera città intorno agli eventi. Le associazioni devono essere protagoniste». Sul bel pentagono del Vanvitelli, a mollo nel mare, non tentenna affatto: «Ci abbiamo investito tanto, lo so bene». Rilancia sugli Archi, punta sul Piano: «Per il nuovo mercato, che cambierà il volto del quartiere, a gennaio verrà bandita la gara per l’affidamento dei lavori. Per ora pagherà il Comune, abbiamo già chiesto un mutuo». Srotolano i manifesti. «Votate per me - è il proclama di Pesaresi - per respirare aria nuova, perché la Dorica deve riappropriarsi del ruolo di capoluogo. Perché dopo 10 anni il ricambio fa bene: al confronto, alla visione, al dialogo. Lasciate dimostrare a chi non ha fatto che si può fare meglio». La Simonella incalza: «Scegliete me perché so spostare l’asticella, conosco la macchina, so come cambiare orizzonte». Per farlo, dice lei, «scommetto sui giovani da mettere al centro delle decisioni della nostra Ancona». Votate.

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