ANCONA - La data da segnare sul calendario è quella del 30 maggio, quando il Senato vedrà arrivare sui suoi banchi l’ormai famigerato Ddl Concorrenza, cavallo di Troia che contiene anche la delicata questione delle concessioni balneari. Sull’applicazione della direttiva Bolkestein, il governo ha cercato una mediazione con il comparto (ed anche al suo interno, visto che non tutti i partiti della maggioranza sono sulla stessa lunghezza d’onda).
Le proposte sono quelle del differimento del termine di scadenza delle concessioni dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024 - «in presenza di ragioni che impediscano la conclusione della procedura selettiva», specifica l’emendamento - ed un indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, a carico del subentrante, per la perdita dell’avviamento connesso ad attività, calcolato con riferimento alle scritture contabili e ad una perizia giurata.
Una toppa che non ha coperto neanche vagamente il buco e gli operatori balneari sono scesi di nuovo sul piede di guerra chiedendo l’indennizzo per l’avviamento commerciale al netto degli investimenti, il diritto di prelazione per gli attuali detentori delle concessioni ed una mappatura delle aree demaniali per conoscere la reale disponibilità di spiagge.
Una posizione condivisa da Giuseppe Ricci, storico bagnino di San Benedetto del Tronto, titolare dello stabilimento Stella Marina, che parla di «misure insufficienti. Negli anni abbiamo costruito e sviluppato un settore che oggi vale il 7% del Pil. Quando abbiamo iniziato- riavvolge il nastro -, i terreni erano simili a discariche, non c’era nulla: è stato creato un comparto da zero, ed ora verrà sconvolto da multinazionali e malaffare. Ma noi non ci stiamo e resisteremo fino all’ultimo, anche se sarò difficile far valere le nostre ragioni contro chi ha i soldi e contro lo stesso governo».
Ne approfitta anche per togliersi un sassolino dalla scarpa, Ricci: «Chi dice che non paghiamo, o che paghiamo poco, non sa di cosa parla. Morirò a causa della Bolkestein», il commento più amaro. Per Mara Petrelli, titolare dello chalet Lido Cristallo di Civitanova, «non c’è nessun motivo, neanche legale, per essere mandati a gara pubblica. E non è vero che non vogliamo rispettare le regole: siamo noi a non essere rispettati». Poi l’affondo: «La politica al momento è inesistente, è solo Draghi a decidere. Così ci mettono in mezzo ad una strada e questo è un crimine. Almeno ci diano il tempo di rientrare degli investimenti fatti negli anni». Ma i contraccolpi della direttiva non li sentiranno solo i balneari. «Stando alle indiscrezioni - osserva Sabina Cardinali, titolare di Bagni Tino a Pesaro -, il provvedimento metterà le spiagge in mano a fondi finanziari ed a chi ricicla denaro sporco. Il Ddl Concorrenza dovrebbe portare benefici agli utenti, che invece così rischiano di veder schizzare i prezzi alle stelle».
Chiude il cerchio Romano Montagnoli, proprietario dei Bagni Windsurf, che punta l’accento sul tema degli indennizzi, «un discorso per ora molto generico che invece andrebbe approfondito. Speriamo in qualche aggiustamento su questo tema in fase di decreti attuativi. Si è detto che, se non si fosse chiusa in fretta la questione delle concessioni balneari, avremmo perso i soldi del Pnrr, ma era una bugia». Poi, la chiosa: «Al momento siamo in stand by. Scioperi? Serrate? Per adesso valutiamo i correttivi e, a quel punto, si vedrà».