Come un segno: la Bibbia aperta galleggia sul leggio nell'oratorio devastato dall'alluvione

Come un segno: la Bibbia aperta galleggia sul leggio nell'oratorio devastato dall'alluvione
Come un segno: la Bibbia aperta galleggia sul leggio nell'oratorio devastato dall'alluvione
di Sabrina Marinelli
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Martedì 20 Settembre 2022, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 07:50

OSTRA - Allagato l’oratorio della chiesa di San Gregorio Magno a Pianello di Ostra. Tutto è finito sott’acqua tranne il tavolino con il leggio che galleggia. Sopra la Bibbia aperta, leggermente schizzata di fango. Ad immortalare l’immagine suggestiva è stato il parroco don Luca Principi, per poi pubblicarla su Facebook.

«Nell’oratorio sommerso dall’acqua l’unico libro che si è salvato è stata la Bibbia – racconta – aperta, posta in un leggio su un tavolino.

Mentre tutto intorno è caduto il tavolino ha galleggiato fino al soffitto e poi è ridisceso nello stesso posto e la Bibbia è rimasta aperta nella pagina della prima comunità Cristiana Atti 2,42». Il sacerdote fa sapere che la chiesa non ha avuto problemi e che l’acqua ha invaso solo l’oratorio. Quella comunità cristiana si è avvertita forte in questi giorni tra la popolazione alluvionata. Si è avvertita tramite la Caritas diocesana e i numerosi volontari che stanno aiutando chi ha bisogno. Nella parrocchia della Pace tra via Verdi, via Raffaello Sanzio e via Leoncavallo, le strade maggiormente colpite, don Thomas e don Giacomo lavorano dal prima giorno senza sosta per spalare fango, svuotare garage e cantine. 

Il racconto

Tra i parrocchiani aiutati anche Raffaele Mandolini, molto conosciuto in città per l’impegno sociale che l’ha visto anche alla presidenza dell’associazione Vip Claun Ciofega, che porta sorrisi nelle corsie dell’ospedale. «La notte dell’alluvione sono sceso in garage per chiudere una finestra – racconta – ad un tratto la saracinesca dietro di me si è chiusa bloccandomi dentro. Ha iniziato ad entrare acqua e i mobili mi sono caduti addosso. Siccome mio padre, prima di morire, aveva realizzato una porta nella saracinesca, ho chiesto aiuto a mia madre, gridando, perché mi portasse la chiave. L’acqua mi era arrivata alle ginocchia, cercavo di aprire la saracinesca che si è storta tutta. Non ci riuscivo». La madre non sapeva quale fosse la chiave ed è scesa in garage con un cesto che ne conteneva diverse. «Ad un certo punto è caduta e le sono scivolate sott’acqua – racconta Mandolini – ho creduto allora che sarei morto, così le ho urlato di andarsene, di mettersi in salvo. Invece lei si è rialzata con una chiave in mano. Era proprio quella della porticina da cui sono passato salvandomi. Una mano dal cielo ha guidato la mano di mamma Rita, salvandomi da morte certa. Mi ha dato la vita due volte: quando sono nato e l’altra notte». Una storia toccante che in parte ieri ha voluto condividere sui social, durante una pausa dei lavori per ripulire i danni del fango. Un racconto di grande fede che ha colpito quanti l’hanno ascoltato. Un lieto fine in un’immane tragedia costata a molti la vita.

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