«Aiuti per 11mila attività, ci aspettiamo 30 milioni». Ecco l’effetto dei ristori-bis

«Aiuti per 11mila attività ci aspettiamo 30 milioni». Ecco l’effetto dei ristori-bis
«Aiuti per 11mila attività ci aspettiamo 30 milioni». Ecco l’effetto dei ristori-bis
di Maria Cristina Benedetti
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Domenica 8 Novembre 2020, 10:00

ANCONA  - Il perimetro s’allarga. Entrano a pieno titolo nell’elenco-salvagente rosticcerie, pizzerie al taglio, gelaterie artigianali, fotografi e pure i fabbricanti di fuochi d’artificio. Nel nuovo decreto-ristori, approvato dal Consiglio dei ministri la notte scorsa e le cui risorse sono lievitate a 2,9 miliardi, le Marche tuttavia sono appena sfiorate. Il nuovo teorema dettato dal governo segue il principio della “massima gravità”. Il che si traduce, così: il grosso dello stanziamento, per sostenere le attività colpite dalle restrizioni dell’ultimo Dpcm per contrastare la seconda ondata del Covid, andrà alle zone rosse e arancioni. Appena toccate, ma non dimenticate, le aree gialle. Sono una trentina in più le attività, rispetto a quelle del provvedimento di appena una settimana fa, inserite nel capitolo dei “colpiti e affondati” dall’incedere del Covid. 

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Cerca il buono che c’è, Otello Gregorini. «Un passaggio importante per tutti è l’inserimento delle pizzerie da asporto, che prima erano escluse. In pratica è stato recuperato il food artigianale». Il segretario regionale della Cna tira le somme di un’emergenza alla continua ricerca d’un centro di gravità. «Nella nostra regione sono almeno 11mila le imprese del terziario che hanno diritto al ristoro, comprese le nuove entrate». Più che calcolare al millesimo, prevede: «Volendo dare una cifra realistica, saranno una trentina i milioni destinati alla nostra regione. Non di più». Ma non intende ridurre tutto alle cifre: «Il vero tema - sposta deciso il campo d’osservazione - è un altro. Per quanto tempo durerà questa pratica a fondo perduto?». Previene la risposta: «Il problema è più profondo. Se la gente non recupera fiducia - è il suo ragionamento - non spende e i consumi non ripartiranno». E aggiunge una postilla, non di poco conto: le attività all’interno dei centri commerciali che devono chiudere nei giorni festivi e pre-festivi. «Una limitazione - rimarca - che non sarebbero costrette a subire se fossero fuori di lì». Arriva al punto: «Chi le sostiene?». Finiscono tra le righe del quesito pizzerie e parrucchieri.

Più mestieri coinvolti nel meccanismo dei ristori e stop al pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali a novembre, per quelle attività, col cartellino giallo, previste dal decreto-legge.

Le misure-bis appena varate convincono a metà Massimiliano Polacco. «Molto bene che il governo abbia deciso di intervenire, in maniera differenziata, a seconda dei territori, delle regioni e delle aree. È giusto calibrare gli aiuti sulle difficoltà». Il direttore regionale della Confcommercio condivide il merito: «È stata accolta una nostra richiesta». Sul metodo, invece, non ci sta: «I ristori del terziario non possono essere calcolati come se fossero imprese manifatturiere». No, e spiega il perché: «Un esercente, oltre a subire gli effetti della contrazione della sua attività, deve continuare a pagare tasse regionali, provinciali, comunali e, in molti casi, anche l’affitto. Non è la stessa cosa». Ancora un punto-contro: aver escluso i calzaturieri al dettaglio. «La crisi di questo settore penalizzerà ancor di più la nostra terra, da sempre leader nella produzione di scarpe». Promette: «Scriveremo al ministero». Giù le mani dal made in Marche.

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