Sanzio, quel sentiero sempre più stretto verso Roma e Milano. L'antieconomicità dello scalo resta la prima grana

L'aeroporto delle Marche Raffaello Sanzio
L'aeroporto delle Marche Raffaello Sanzio
di Andrea Taffi
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Lunedì 30 Agosto 2021, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 08:11

ANCONA - Quando a gennaio scorso si era formata la compagnia aerea degli imprenditori marchigiani intitolata Kairos Air, in molti avevano fatto l’ultimo di una lunga serie di sospiri di sollievo di una storia molto tormentata.

Il via libera Ue alla ricapitalizzazione della Regione, l’agognata omologazione del concordato del tribunale. Poi il completamento della ricapitalizzazione, l’entrata del fondo Njord, l’ipotesi di potersi alleggerirsi di altre 23 unità nel quadro della lunga vertenza sindacale. Purtroppo oggi sono solo ricordi.

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Un destino maledetto
Era, e soprattutto è, destino che nel cielo del Sanzio ci siano sempre e solo nuvole: la chiusura del bilancio 2020 lo ricorda chiaramente. Con 2,2 milioni di rosso l’aeroporto delle Marche continua a essere una struttura sovrastimata con 79 dipendenti, un lusso che a Pescara - non proprio un aeroporto impermeabile alla politica - hanno già abbandonato da un pezzo viste le 39 persone a libro paga. Invece a Falconara si continua a viaggiare sopra le proprie forze e non si sa fino a quando: la razionalizzazione si è persa nelle nebbie micidiali del Covid, tenuta a distanza grazie anche alla cassa integrazione a cui tutti si sono appoggiati per ammortizzare i calo dei fatturati. 
Il calo dei fatturati
Le nebbie, sia chiaro, sono state micidiali soprattutto perché solo una parte di chi volava per lavoro e per piacere ha ripreso la strada dei check in. Questo significa fatturati in calo, inesorabilmente. I dati dei passeggeri proposti da Assoaeroporti sono impietosi e fotografano la fatica attualissima di uno scalo che grazie al fondo Njord e alla Regione Marche ha fatto il possibile. I bandi di palazzo Raffaello hanno messo tanti soldi a disposizione delle compagnie aeree ma non tutti sono stati raccolti. Ecco allora che la nascita di Kairos sembrava poter garantire il sostegno di riavviamento che il mercato globale, e più che mai quello del 2021, non regala a nessuno. Un generosa illusione anche questa, alla prova dei fatti, a partire da quel business plan che circolò lo scorso settembre tra i 60 imprenditori coinvolti dall’avvocato e consulente strategico Paolo Tanoni. «Facciamo qualcosa per le Marche» dissero da Merloni a Guzzini. 
Il business plan
Il business plan trovò adesioni ma anche critiche: «Non sta in piedi quel piano, perché dobbiamo fare ancora beneficienza?» dissero sottovoce alcuni tra coloro che si defilavano. Una parte di essi sosteneva, ed era a buon punto, che una piccola compagnia emiliana (come la giovane Ego Airways) avrebbe già potuto attivare il Falconara-Roma senza ascoltare le sirene locali. C’erano stati i contatti con Acquaroli e a un certo punto si era pensato anche di mettere insieme le forze con Kairos. Era fine gennaio: niente da fare. Un’occasione persa. Squagliatosi al sole il grande sogno della Cina costruito dalla Regione di Ceriscioli, si decise giustamente che fondare una compagnia marchigiana da zero sarebbe stata una follia: troppi costi di avviamento. Inversione a U, meglio studiare un’alternativa più credibile.
I rapporti deteriorati
Nel frattempo l’Ad di Aerdorica Bassetti si era rovinato i rapporti con l’Autorità portuale e la sindaca Mancinelli e il Sanzio tornava ad essere un brutto anatroccolo a cui la seconda e terza ondata del Covid hanno spennato ulteriormente un piumaggio sempre più grigio. I voli stagionali a giugno sono ripartiti, per fortuna, Lufthansa è tornata, c’è stato il tour degli operatori russi del turismo ma siamo ancora alle schermaglie. Nel frattempo Kairos ha puntato Dat, compagnia danese con oltre 20 bilanci in utile alle spalle, per acquisirne il 30% e far partire i voli per Roma e Milano. Senonché nell’ultimo bilancio anche i danesi hanno pianto per il Covid. E allora aspettiamo, siamo sempre qua. Niente che faccia immaginare un rilancio vero e proprio o che dia all’aeroporto un biglietto per entrare a testa alta nel futuro senza trascinarsi dietro stracci di vertenze passate o disavanzi di bilancio. Per ora restiamo disgraziati (certo come tutti, nel mondo post Covid) ma ancora sovradimensionati, con seri problemi di relazioni istituzionali e con una compagnia locale, o presunta tale, mai decollata che aspetta da Ita notizie sugli slot per Roma e Milano che le erano stati promessi a suo tempo.
I tempi di investimento
Aspettiamo e speriamo, con il naso all’insu.

C’è Amazon alle porte, forse siamo davvero all’ultima curva. Il mercato dei cargo qualche più lo ha fatto vedere in fondo alle somme di fine anno. Però due dei cinque anni che un fondo speculativo in genere aspetta per essere remunerato del proprio investimento sono trascorsi. Sarà il caso di darsi una spicciata - Njord, Regione, Bassetti e Kairos - altrimenti tra non molto andremo a prendere l’aereo solo a Bologna. E purtroppo molti marchigiani già lo fanno.

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