Acquaroli all'attacco: «Ceriscioli, ma quali 200 milioni? Alle Marche servono Irap selettiva e riconversione dei fondi europei»

Francesco Acquaroli, deputato e candidato governatore di Fratelli d’Italia
Francesco Acquaroli, deputato e candidato governatore di Fratelli d’Italia
di Lolita Falconi
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Lunedì 11 Maggio 2020, 05:40 - Ultimo aggiornamento: 08:24

«Cosa dice Luca Ceriscioli? Che basta l’Iban? Ma per fare cosa?». Francesco Acquaroli, deputato e candidato governatore di Fratelli d’Italia, non le manda a dire. «Non è tempo di promesse al vento, i cittadini vogliono certezze».

Acquaroli, quindi l’annunciato bazooka da 200 milioni di Ceriscioli è un bluff?
«Diciamo che il presidente si contraddice: prima afferma che 200 milioni ci sono già ma due righe dopo si corregge dicendo che da lunedì cominceranno a cercarli. Sembra più un suo desiderio che una realtà. Per favore, parliamo di cose serie».

Quindi?
«Quindi ad oggi in bilancio non c’è un euro. Come sono ancora attesi i 4 milioni per i consorzi Confidi annunciati qualche settimana fa. Non voglio fare polemica ma ripeto: non mi pare sia il momento degli annunci. Bisogna dare certezze e lavorare per mettere le risorse a disposizione».
 
Famiglie o imprese: quale dovrebbe essere secondo lei la priorità?
«Due i fronti. Quello sociale: serve subito un fondo d’emergenza per tutti quelli che non hanno avuto la cassa integrazione, che non hanno preso i 600 euro e che non possono fare affidamento sul solo bonus spesa perché poi ci sono scadenze e bollette da pagare. Premesso ciò, c’è poi un’emergenza enorme dal punto di vista delle imprese. La priorità sono aziende e lavoratori. Siamo in una fase delicatissima e qui vanno concentrati i nostri sforzi. Servono soldi certi, velocità, zero burocrazia, autocertificazioni».

Alla tedesca.
«Gli imprenditori, soprattutto nel settore del commercio e dell’artigianato, stanno aspettando un sostegno da parte delle Regioni e dello Stato. Perché se c’è un aiuto riaprono, altrimenti no. L’indebitamento per il Coronavirus li porterebbe infatti a lavorare dieci anni per pagare i mutui. Ma se poi arriva un altro imprevisto? Ecco perché determinanti saranno gli aiuti». 

Ma lei come li distribuirebbe? 
«Assegnazione diretta, a fronte di un’autocertificazione. Hai una partita Iva? Hai avuto una chiusura? Puoi dimostrare un calo di fatturato rispetto all’anno scorso? Ecco i soldi che posso darti. Poche parole, numeri certi e velocità». 

Non è facile in un Paese di burocrati.
«Non c’è bisogno di essere scienziati: i fondi si possono recuperare dalla riconversione dei fondi Ue e dalla revisione del bilancio 2020 che andrà stravolto per forza di cose. Terzo possibile canale per dare ossigeno alle imprese? L’eliminazione selettiva dell’Irap».

Arriva alla Camera il decreto liquidità. Come lo giudica?
«Come gruppo di Fdi a Montecitorio abbiamo lavorato molto intensamente in questi giorni per costruire gli emendamenti. Saranno pochissimi quelli accolti o convertiti, ma volevamo rappresentare seriamente le necessità della popolazione e portarle nelle sedi opportune. Personalmente ne ho predisposti una cinquantina che toccano tante problematiche, a partire da quella sentitissima degli affitti».

Da Roma alle Marche. Ceriscioli spingerebbe per il voto a luglio.
«Non siamo certo noi a temere le elezioni ma non mi sembra, nell’immediato, una strada praticabile. Guardiamoci intorno: si gira solo con le autocertificazioni. Non ci sono le condizioni per fissare i comizi elettorali tra due mesi. E credo che nessuno si assumerà questa responsabilità». 

Eppure il fronte delle elezioni in estate cresce.
«Se qualcuno vuole le elezioni significa che ha più a cuore il presunto interesse di parte o teme l’ondata di ritorno, non solo sanitaria ma anche economica.

E non vorrei che, per non essere travolti dalla gravità della crisi, si preferisca andare al voto il prima possibile».

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